Mille sapori...cioè quattro
di Manuela Violoni
Dolce, salato, acido, amaro: ecco le quattro sensazioni che, insieme al
sapido, possono essere rilevate dal nostro sistema gustativo. Come imparare
a distinguerle e a misurarle in un cibo o una bevanda? Ci sono alcuni
segreti da sapere e alcuni esercizi utili.
I quattro sapori: cosa rilevano?
Il gusto è un senso di tipo chimico: in altre parole, i recettori presenti
nelle nostre papille sono programmati per avvertire alcune sostanze che
si sciolgono nella nostra saliva. Questo ci dà già dei dati interessanti:
come molte reazioni chimiche, anche la percezione gustativa è favorita
dalla presenza di acqua e dal movimento della soluzione, che aumenta il
contatto. Quindi, per sentire bene i sapori nei cibi è utile una buona
irrorazione e una lunga masticazione, portando il cibo o la bevanda a
contatto con tutta la superficie della lingua.
Il nostro gusto rileva in genere sostanze determinanti per il nostro equilibrio
fisiologico. Salato e acido, ad esempio, sono due sensazioni che si compensano,
e hanno a che fare con il pH del cibo o della bevanda che assaggiamo -
dato importante per il nostro equilibrio idrico. L'acido, in particolare,
rileva la presenza di sostanze in grado di liberare ioni idrogeno (H+),
mentre il salato non è dato solo dal sale da cucina o cloruro di sodio,
ma può dipendere dalla concentrazione anche di altre sostanze (come il
cloruro di potassio, di magnesio, di litio, di ammonio, i solfati, i bromuri,
i nitrati di sodio e di potassio e da alcuni composti organici).
Il dolce e l'amaro sono invece rilevazioni più complesse. Il dolce è il
sapore delle opportunità energetiche, e in quanto tale è il primo ad essere
apprezzato fin dalla nascita. Oltre che dagli zuccheri come il glucosio,
il fruttosio, il saccarosio, il maltosio ecc., il dolce è dato anche da
altri composti organici (alcoli, polisaccaridi, chetoni, proteine, molecole
di sintesi come la saccarina e alcuni composti inorganici).
L'amaro è al contrario il senso del pericolo: la stricnina, la nicotina,
la caffeina, la chinina sono solo alcune delle sostanze pericolose a gusto
amaro. La loro rilevazione è spesso sensibilissima: nelle acqueviti bastano
pochi mg per litro di rame a dare la sgradevole sensazione. È per questo
motivo che molti medicinali sono amari, pur contenendo la sostanza a concentrazioni
talmente basse da non essere letali ma curativi.
Primo segreto: il tempo
È utile sapere che, quando si assaggia ad esempio una bevanda, non si
avvertono tutti i sapori nello stesso momento, ma hanno un loro ordine
di apparizione. Questo dipende dal cosiddetto tempo di latenza, cioè l'intervallo
di tempo che la sensazione ci impiega per venire percepita dall'attimo
del contatto con la lingua. Il primo sapore ad essere rilevato è il salato,
che resta nascosto per meno di un secondo; poi arriva il dolce (circa
un secondo), terzo viene l'acido (poco più di un secondo) e ultimo l'amaro
(più di due secondi). Quando si struttura una scheda di assaggio è utile
tenerne conto.
Bisogna considerare però anche la persistenza, che per l'amaro è superiore
rispetto agli altri gusti: è inutile cercare di contrastare un amaro troppo
forte con lo zucchero, perché poco dopo il dolce scompare e lascia spazio
allo spiacevole retrogusto. Il modo più efficace è invece garantire una
buona ricchezza olfattiva: gli aromi positivi, se hanno una buona persistenza,
lasciano una sensazione gradevole che fa interpretare diversamente anche
l'amaro.
Secondo segreto: la temperatura
È risaputo che ogni bevanda va servita alla sua temperatura. Uno dei motivi
riguarda la percezione aromatica, ma un aspetto importante da considerare
è che ogni sapore varia diversamente in base alla temperatura. L'acido
infatti resta tendenzialmente uguale, ma il salato cresce in modo direttamente
proporzionale. Diverso è il comportamento del dolce e dell'amaro: quest'ultimo
si riduce esponenzialmente tra i 17 e i 37°, per poi tornare ad aumentare
leggermente. Il dolce, al contrario, cresce esponenzialmente: per questo
bere bevande come il caffè bollenti può aiutare a ridurre la quantità
di zucchero senza ridurre il piacere (a meno che gli aromi liberati non
siano sgradevoli, come il sentore legnoso di certi caffè e l'erbaceo di
certi tè).
Terzo segreto: l'andamento
Se si assaggia una serie di vini, è bene tenere conto che il nostro gusto
non si fa tabula rasa tra un bicchiere e l'altro: ogni cibo o bevanda
che assaggiamo modifica leggermente la percezione di quello seguente.
Il fenomeno si chiama effetto alone e coinvolge soprattutto il sapore
amaro, oltre che alcune sensazioni chimiche come l'astringente: se assaggiamo
un vino nettamente amaro, il nostro cervello andrà a ricercare la stessa
sensazione nel vino seguente, e probabilmente la sentirà più marcata.
L'unica soluzione? Studiare bene l'ordine di assaggio (nei test di analisi
sensoriale si rimedia con un piano di assaggio ruotato, diverso per ogni
assaggiatore, in modo da compensare quando si tirano le somme).
Attenzione alla soggettività
La percezione dei sapori è diversa da soggetto a soggetto: in parte può
dipendere da fattori innati, ma incidono molto anche la cultura di appartenenza
e le preferenze personali. È noto che gli italiani hanno il culto del
dolce nella loro cucina, al punto di ricercarlo anche fuori dal dessert
(cfr. i ravioli di zucca), mentre i giapponesi hanno una netta preferenza
per l'acido. Ugualmente, chi è abituato a usare molto zucchero può essere
portato a rilevare un amaro molto alto nel caffè assaggiato in purezza,
superiore alla media del gruppo. Si tratta soprattutto di fattori psicologici.
Un po' di pratica
Come addestrarsi a riconoscere i sapori e a distinguere, ad esempio, il
sapido dal salato e l'acido dall'astringente? Si possono fare dei semplici
esercizi con delle soluzioni a base di acqua, meglio se preparate da qualcun
altro per non influenzarvi. Ecco le concentrazioni da cui potete partire:
qui sono indicate le sostanze da sciogliere in un litro di acqua, che
potete farvi dosare direttamente in farmacia.
- Per l'acido: 1 grammo di acido citrico cristallizzato
- Per l'amaro: 0,5 grammi di caffeina cristallizzata
- Per il salato: 5 grammi di cloruro di sodio
- Per il dolce: 11 grammi di saccarosio
Variando le concentrazioni potete anche stabilire
la vostra personale soglia di percezione per ogni sapore, cioè la misura
sotto la quale non distinguete la semplice acqua da quella in cui è sciolta
la sostanza.
Per approfondire
Luigi Odello - Manuela Violoni, Sensi, cervello, analisi sensoriale, Centro
Studi Assaggiatori, Brescia 2007
Luigi Odello, "Il gusto", in L'Assaggio n. 04/2003
Rosenzweig M. R., Leiman A. L., Breedlove S. M., Psicologia biologica.
Introduzione alle neuroscienze comportamentali, cognitive e cliniche,
Casa Editrice Ambrosiana, Milano 2001
Negri D., Fisiologia e psicologia delle sensazioni, La Nuova Italia Scientifica,
1979
Manuela Violoni
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