Montefalco e Bevagna, per Sagrantino, olio e qualità
di Luigi Bellucci
Il 21 e 22 luglio 2006 si sono radunati in Umbria alcuni rappresentanti
dell'eccellenza italiana nel mondo. Si parla di soft economy in un seminario
di due giorni pieni, intensi, di grande respiro. Racconti di successi,
di iniziative nuove, di imprenditorialità intelligente. Un arcobaleno
di realtà economiche in ogni settore della produzione, a cominciare dall'alimentare
con i vini, l'olio, i formaggi, i prodotti tipici del territorio, poi
la piccola industria, il mondo dell'associazionismo, le nuove "reti" di
interessi comuni. Il tutto in una cornice ambientale unica, quale solo
l'Italia, e questa fetta di Umbria in particolare, possono offrire. In
una parola … Symbola.
Giovedì 20 Luglio 2006
Verso Montefalco.
Si parte da Genova con 32° verso l'una del pomeriggio. Per pranzo un po'
di frutta fresca. Si viaggia bene fino alle porte di Firenze dove arriviamo
alle tre e mezza. Poi un blocco per un incidente subito dopo il raccordo
con l'A1. Si sta praticamente fermi un'ora, sotto il sole che segna 36°.
Poi si riprende il viaggio pian piano verso sud: Arezzo, Cortona, la superstrada
per Perugia e siamo già a 38°. Ancora una quarantina di chilometri attraversando
Foligno, poi Bevagna, con 39° e finalmente siamo a Montefalco. Sono circa
le sei e mezza ed è tutto un altro mondo. Aria calda ma ventilata, paesino
in cima a un colle a cinquecento metri sul mare, viuzze pulite e ordinate
e poi una vista a perdita d'occhio sulla valle del Clitumno. A quest'ora
il termometro qui segna circa 30° e si sta proprio bene. Siamo alloggiati
al Frantoio delle sorelle Brizi. Maria Rita ed Emanuela ci accolgono con
estrema cortesia e disponibilità. La nostra camera è la Sogni d'oro, con
un bel letto di ferro battuto, coperta di pizzo bianco, cuscini sulle
seggiole ricoperti anch'essi di pizzo, quadri alle pareti con stampe francesi
che riproducono pettinature alla moda di inizio novecento, bei mobili
d'epoca. Scopriremo poi che tutta la casa, compreso il ristorante dove
ceneremo, rispecchia lo stile della stanza da letto. Tanti anche i libri
appoggiati qua e là, sia in camera, sia nei corridoi di passaggio e nelle
altre salette aperte agli ospiti, a disposizione dei turisti che si vogliono
fermare in questo gioiellino in cui il tempo si è fermato al tempo della
nonna, ma nel quale sono arrivate le nuove tecnologie.
Sotto alla terrazza della casa, che al pomeriggio consente di stare al
fresco per una lettura o solo per guardare il panorama verso est, si trova
il frantoio della famiglia. Due grosse macine cilindriche, in pietra,
iniziano a ruotare a metà ottobre e proseguono fino a fine novembre, nelle
annate migliori, per estrarre dalle olive che arrivano al frantoio il
loro oro giallo extravergine. Il sistema di molitura è quello classico,
ma la famiglia Brizi è estremamente attenta alla qualità, quindi evita
l'uso di acqua calda e spreme la sansa con presse che operano molto lentamente
per mantenere la temperatura bassa e ottenere un olio di qualità elevata.
Il frantoio classico è visitato durante tutto l'anno sia da italiani,
ma soprattutto da stranieri, tedeschi, inglesi, belgi, nordici e anche
qualche extraeuropeo, che ha saputo del frantoio e la curiosità di vedere
e conoscere lo porta fin qui.
Piazza del Comune a Montefalco
Prima di cena facciamo una passeggiata nel centro storico di Montefalco,
fino alla Piazza del Comune, un gioiellino da vedere, con bei negozietti
e soprattutto più di una enoteca con tanti buoni vini in esposizione e
gentilezza del personale che, se vuoi, si intrattiene a raccontare le
caratteristiche dei vitigni e quali sono i produttori e dove stanno sul
territorio. Competenza e disponibilità sono le qualità di questi personaggi
che trasmettono ai turisti le loro conoscenze dimostrando quella sensibilità
che accompagna sempre le persone più umili e più buone.
Ceniamo nel ristorante Brizi, che dà proprio sulla strada. Sembra una
trattoria di metà novecento, suggestivo l'ambiente, ben fatti e ben serviti
i piatti, tipici, dalle bruschette e antipasti di affettati e formaggi,
con prosciutto di Norcia IGP, alle lenticchie di Castelluccio di Norcia
su fette di pane raffermo insaporito di olio crudo extravergine dop, fino
alla braciola di vitello e alle torte della casa, al cioccolato o di sfoglia
alle mandorle. Il tutto accompagnato da un rosso di Montefalco 2004, giustamente
robusto ma anche ben profumato di frutti rossi e visciole, rigorosamente
non barricato.
Venerdì 21 Luglio 2006
Symbola 1 - Bevagna.
Facciamo colazione alle 8.30 nella sala al primo piano dei Brizi, con
latte, caffé, cereali, pane fresco, marmellate, dolci, torte, yogurt,
formaggi, salame, prosciutto crudo di Norcia, spremute, pasticcini. A
pancia piena partiamo nel fresco della mattina. Il termometro del display
segna 24°, fantastico! La prima giornata del Convegno, che ha per titolo
"Il futuro dell'Italia: la sfida della soft economy. Reti, Territorio,
Qualità, Innovazione per appassionarsi e competere", si tiene a Bevagna,
nel teatro Torti, proprio nella piazza centrale del paese, di fronte al
Comune. Il teatro è un'altra chicca cui si accede da una magnifica scalinata
di pietra, come ce ne sono tante in questi piccoli paesi dell'Umbria.
L'interno tiene un centinaio di persone in platea e altrettante nei 42
palchi sui tre piani del loggione. Il convegno inizia alle dieci con Ermete
Realacci, presidente di Symbola - Fondazione per le qualità italiane,
che lo ha organizzato.
La mattinata prevede una ventina di interventi. La prima sessione parla
di "Soft economy: territorio, passione e innovazione". Al di là degli
invitati a parlare, che si possono vedere nell'elenco dei relatori, si
vuole mettere a confronto le diverse esperienze maturate nell'ambito dell'imprenditoria
italiana con quelle di chi fa ricerca e quelle di esponenti che appartengono
a organizzazioni del lavoro. Particolarmente incisivo e colto l'intervento
di Aldo Bonomi, presidente di A.A.S.Ter, che parla di Glocal (quando il
Global si ricongiunge nel Local) ma soprattutto di Lobal (quando il Local
si allarga e diventa a dimensione Global), e poi di Anteo e Proteo, a
cui fa eco Realacci con Prometeo e con una bella frase di Giovanni Pascoli
che si sposa perfettamente con il Convegno: "Piccolo è il mio, grande
il nostro", che sa di rete, di cooperazione, di mettere insieme le piccole
gocce individuali per fare il grande mare "nostrum" della qualità ed eccellenza
italiane.
Alle 13.40 finisce la prima sessione e ci spostiamo nel chiostro del Convento
dei Domenicani, oggi Albergo "Il chiostro di Bevagna", manufatto ristrutturato
nei primi anni del 1600, con belle lunette affrescate, da restaurare.
Qui è previsto il pranzo a buffet con tante cose tipiche offerte dalla
Coldiretti: prosciutto crudo di Norcia eccezionale, tagliato al momento
dal violino sul sostegno orizzontale, e poi cappellacci al tartufo di
Norcia e zuppa di lenticchie di Castelluccio di Norcia (igp) all'olio
di oliva extravergine dop. Le lenticchie di Castelluccio nascono a 1500
metri di quota nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, legume tra i più
antichi del mondo ancora oggi lavorato a mano e coltivato in fazzoletti
di terra su terreni argillosi per dare "due millimetri di gusto". A seguire
bocconcini di carne di vitellone bianco dell'Appennino centrale (igp e
commercializzata solo nei punti vendita del Consorzio di Tutela), patate
rosse di Colfiorito e misticanza di verdure miste e cipolla di Cannara
gratinata, peperoni gialli e pomodori, pure gratinati. Albicocche e prugne
rosse per frutta fresca e come dolce il Torcolo di San Costanzo con ricetta
codificata dall'Accademia italiana di cucina. I vini, bianchi e rossi,
sono offerti dall'Associazione Grandi Uve dell'Umbria.
I lavori riprendono con la seconda sessione dopo le quindici. L'argomento
di questa sessione è "La forza delle reti, le migliori pratiche", pessima
traduzione di Best Practices, che si riferisce a chi ha fatto meglio,
come avrebbe detto la nonna "prendete esempio dai più bravi". Parlano
quelli che lavorano e operano nel territorio e le migliori esperienze
dell'associazionismo. Le reti di riferimento sono la Città del Vino, i
Borghi più belli d'Italia, la Città della Castagna, la Città dell'Olio,
Città delle Ciliegie e poi ancora Unicum, l'Associazione Nazionale dei
Comuni Italiani. I Distretti Italiani, Legambiente, CittàSlow, Città della
Ceramica, Città del Miele e tanti altri. Gente operosa, che lavora, si
dà da fare, produce per migliorare sé stessa e il proprio territorio.
C'è ancora qualche intervento che giustifica certe stonature in nome del
profitto, ma per fortuna sono sempre meno e soprattutto non sono i più
giovani. Ovviamente il profitto è importante ma occorre sempre mediare
tra benessere, profitto e qualità della vita in generale.
Giustamente un relatore parlava di avere una certa idiosincrasia verso
il competere perché non è bello vivere con il miraggio del primo posto,
dell'essere i più bravi, perché così c'è sempre qualcuno che perde e anche
se ha lavorato bene si sente un po' frustrato. Se invece si collabora
tutti con passione il risultato globale è lo stesso e siamo tutti vincenti.
In chiusura da ricordare la bella frase di Antoine de Saint Exupery: "Se
vuoi costruire una nave, non chiamare a raccolta gli uomini per procurare
la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare
ampio e infinito" per dire che non importa tanto darsi da fare per avere
il portafoglio pieno quanto piuttosto insegnare e far crescere nell'animo
umano il desiderio dell'ignoto e l'abolizione dei limiti, fino ad arrivare
ad avere l'impossibile come proprio obiettivo: "Siate realisti, chiedete
l'impossibile", motto ricordato da un oratore che si è stupito di averlo
letto all'interno della scuola americana di Harvard (dove si educano i
rampolli dell'alta borghesia americana), poiché è nato dalla mente di
un certo Ernesto Che Guevara.
Verso le 18.30 si conclude la seconda sessione con un arrivederci a domani
mattina nel Museo Civico di Montefalco alle dieci. Fa ancora molto caldo
fuori del Teatro Torti, dove un ottimo condizionamento ci ha deliziati
per tutto il Convegno. È ancora presto per tornare in albergo e allora,
a finestrini tutti aperti per far circolare meglio l'aria e a cinquanta
all'ora imposto sulle strade tra Bevagna e Montefalco, ce ne andiamo a
visitare il Santuario della Madonna della Stella, ai piedi della collina
di Montefalco verso Spoleto. Il Santuario è all'inizio della vallata,
circondato da un bel viale di platani alti e frondosi che fanno una bella
ombra. Il prete sta dicendo la messa quando arriviamo e ci fermiamo a
sentire il Vangelo, in cui Gesù ricorda ai Farisei che lo rimproverano
perché i suoi discepoli non rispettano il sabato, che anche Davide mangiò,
di sabato, con i suoi uomini i pani del tempio che erano riservati ai
soli sacerdoti e anche i sacerdoti stessi violavano questa legge del sabato.
E in definitiva ricorda che il Signore chiede misericordia e non punizione.
E mi è sembrato che facesse proprio pendent con la storia del competere
di poche ore fa.
Torniamo in albergo per un'oretta di sosta sulla terrazza del Frantoio
Brizi. Sotto la terrazza c'è la stanza del frantoio e così chiediamo a
Emanuela e Maria Rita di poterlo visitare. Ci sono le due macine enormi
che aspettano la stagione fredda per ricominciare a schiacciare lentamente
le olive sotto il loro peso, in un angolo i fiscoli nuovi e poi le presse
meccaniche. Tutto è pronto per l'autunno e per la ripresa del lavoro.
Alle nove meno un quarto usciamo per fare due passi e salire sulla piazza
del Comune per vedere se riusciamo a cenare all'Alchimista, che avevamo
già visto la sera prima e ci era piaciuto.
La piazza è come sempre quasi deserta, con le due - tre enoteche aperte
e gli altri negozietti che hanno appena chiuso o stanno chiudendo. Sembra
il sabato del villaggio, la stessa atmosfera.
Ai tavoli esterni dell'Alchimista due coppie stanno cenando. C'è posto
anche per noi. Ci sediamo sotto il tendone che di giorno ripara dal sole
e di sera protegge dalla brezza a tratti impetuosa che si forma per il
gradiente termico tra vetta e vallata. Il tavolo è di legno grezzo, senza
tovaglia. Due fogli di carta gialla da salumiere fanno da servizio all'inglese,
ma i dettagli sono perfetti, bicchieri giusti per il vino, sia rosso,
sia bianco, vaschetta col ghiaccio refrigerante per i vini bianchi.
Ordiniamo per iniziare una torta al testo con ciauscolo, si tratta di
piadina calda farcita con un ottimo salame fresco morbido, saporito e
gustoso, che poi scopriremo preparato da loro nei mesi invernali.
A seguire Fiore molle della Valnerina allo zafferano di Cascia (un formaggio
molle di pasta gialla, eccellente) fuso al forno su una base di pancetta
e zucchine, detto anche Carbonara di formaggio. Per me "Lu padellaccio",
uno spezzatino di maiale e vitello cotto al Sagrantino, con piselli o
fave fresche o funghi, a seconda della stagione. Per contorno dei fagiolini
conditi con olio di oliva extravergine di Montefalco. Siccome a me piace
assaggiare l'olio prima di metterlo sulla pietanza, chiedo un bicchierino
per l'assaggio. Con estrema cortesia accontentano la mia bizzarra richiesta
e finalmente mi trovo servito un olio fresco, giovane, di un bel fruttato
e ben fatto, come dovrebbero fare tutti i ristoranti seri e come nel 95%
dei casi non succede mai. Di recente a Genova ho dovuto usare un olio
dell'imperiese che scadeva due mesi dopo (quindi vecchio di almeno 16
mesi) in un ristorante da 70 Euro a testa esclusi i vini - da vergognarsi!
Ovviamente quell'olio era spento, vecchio, senza fruttato e ormai stantio,
con solo una punta di riscaldo perché per fortuna all'origine era stato
fatto come si deve. Mi sembra impossibile che un ristoratore intelligente
non si renda conto del danno che ne subisce in termini di clientela prima
e di immagine poi, tutto per pochi decimi di Euro (diciamo 200 vecchie
lire su un conto di 150.000 lire!). Lo stesso vale per il produttore che
rifornisce quel grande ristorante, che dovrebbe stare attento che il suo
olio vecchio non venga messo sui tavoli quando ha già oltrepassato un
anno di vita. Invece bravo all'Alchimista che tiene olio non solo buono
ma eccellente e lo sa valorizzare. E bravo al produttore che lo rifornisce.
Proseguiamo poi con semifreddo alla pesca con pesche al limone e flan
di cioccolato con pallina di vaniglia, entrambi eccellenti per sapore
e presentazione. Tutti i dolci sono rigorosamente fatti in casa, con ottimi
risultati. La cena è stata accompagnata da un bel rosso umbro igt 2004
di 13°, di Sangiovese 80% e Ciliegiolo 20%, dal naso piacevolmente vinoso
su una base di frutti rossi, amarena e prugna matura. In bocca ha una
giusta acidità, equilibrato e armonico, snello di corpo ma abbastanza
persistente. Al retrogusto una nota di frutti rossi, amarena e lieve lampone.
Con un caffé a fine pasto abbiamo speso 33 Euro in due, esclusi i vini,
per una serata veramente deliziosa.
Dopo la cena ho fatto un giro all'interno dell'enoteca. Claudio Magnini
è il gestore, sua moglie Patrizia Moretti lo aiuta in cucina (Patrizia
è davvero una brava cuoca) e le figlie Cristina (bionda) e Barbara (dai
capelli ricci, neri e lunghi, splendidi) lo aiutano nel negozio e ai tavoli,
assieme al giovane Claudio Moore, nato a Montefalco da genitori australiani
(suo padre fa il pittore ritrattista a Foligno, con buon successo), che
parla un perfetto inglese con accento umbro, essendo bilingue per nascita.
In enoteca Claudio e Patrizia vendono, oltre al vino e all'olio umbri,
anche i tipici prodotti del territorio, dalle paste secche alle marmellate
e conserve di frutta e verdura, i legumi biologici di Spello e Colfiorito,
formaggi, tra cui il formaggio molle della Valnerina allo zafferano di
Cascia, salumi, il salame, il lombo, il capocollo o pancetta, la salsiccia,
il ciauscolo, quelli di cinghiale e quelli di maiale, che fanno uccidere
al mattatoio e poi preparano loro stessi durante i mesi morti invernali,
con una giusta salatura e pepatura. Inutile dire che l'assortimento dei
vini e degli oli umbri è di tutto rispetto, sia come tipi di vini, sia
come nomi del territorio.
Lasciamo la bottega di Claudio Magnini soddisfatti per aver trovato una
famiglia seria e operosa che sa fare bene il proprio lavoro, tanto in
cucina quanto in sala e in bottega, e soprattutto ha rispetto per il cliente
e per il suo portafoglio.
Sono quasi le undici. Scendiamo verso Porta Federico II, accarezzati dalla
brezza della sera che sale dalla vallata, e in cinque minuti siamo in
camera a goderci il riposo notturno, dopo una giornata veramente piena
di emozioni e di piacevolezze.
Dalla finestra della camera guardo oltre la vallata, verso est e nel buio
dei monti di fronte mi colpiscono due file di luci perfettamente parallele
che sembrano ali aperte di un gigantesco "falco" che sta sorvolando la
vallata.
Sabato 22 Luglio 2006
Symbola 2 - Montefalco.
Dopo la solita colazione dai Brizi saliamo a piedi fino alla Piazza del
Comune e passiamo vicini al Palazzo Santi Gentili in Vicolo Doppio, dove
ha sede il Centro Nazionale dei Vini Passiti Montefalco. Dalla Piazza
si scende ancora per Via Ringhiera Umbra per una cinquantina di metri
e si ha sulla destra il Museo di San Francesco, sede del Convegno.
Centro Nazionale Vini Passiti
La seconda giornata del convegno dovrebbe iniziare alle dieci con l'intervento
del sindaco di Montefalco, Valentino Valentini. Tuttavia la bellezza delle
opere che ci circondano è tale che non si può non ammirare lo splendore
della Natività del Vannucci (il Perugino), che sta all'inizio della navata,
a sinistra del portale d'ingresso, né la luce e la grazia degli affreschi
di Benozzo Gozzoli sulla vita e le opere di San Francesco, in fondo dietro
l'altare, né le altre opere del museo di artisti minori tra il 1300 e
il 1700. Bellissima la rappresentazione di Sanctam Birgittam che scaccia
il demonio con un bastone nodoso a forma di matterello. Notevole anche
il crocifisso ligneo di maestro espressionista di Santa Chiara, una tempera
su tavola di inizio XIV° secolo, di scuola giottesca. Insomma tutte queste
meraviglie sono servite da ottima introduzione al saluto del Sindaco,
che è iniziato con una buona mezz'ora di ritardo, più che giustificato.
Un ricordo commosso e un minuto di silenzio di tutta la platea vanno alla
memoria di Raffaella Liprandi, che ha contribuito attivamente al lancio
di Symbola e che, ancora giovane, è mancata poco tempo fa lasciando un
grande vuoto in tutti quelli che l'hanno conosciuta ed apprezzata per
la sua vitalità e per i tanti progetti di collaborazione nel sociale che
ha avviato nella sua breve vita.
Il convegno oggi prevede una Tavola rotonda su "Il futuro della qualità
italiana", condotta da Maria Luisa Agnese. Prima del dibattito Stefano
Palombo presenta "SIGNA: Indagine revisionale sul futuro della qualità
italiana", lo studio di Domenico De Masi sulla qualità italiana e sulla
sua evoluzione nei prossimi cinque anni. La ricerca è stata condotta con
il metodo Delphi, che consiste nella consultazione di oltre venti esperti,
ripetuta dopo una prima selezione delle risposte. Impossibile riassumere
brevemente le tredici pagine della relazione, tuttavia si può dire che
il made in Italy è sempre molto apprezzato all'estero, quando riguarda
prodotti di eccellenza, per la grande capacità di innovazione, che l'organizzazione
non è ancora (e forse mai lo sarà) il punto forte del sistema Italia e
che si assisterà, opportunità da cavalcare, a una diffusione del consumo
critico e consapevole nei paesi a economia matura.
La tavola rotonda vede l'alternarsi degli interventi di Aldo Bonomi, Presidente
di A.A.S.Ter. (Associazione Agenti per lo Sviluppo del Territorio), di
Domenico Siniscalco, Consulente Morgan Stanley, di Maria Rita Lorenzetti,
biondissima e vivacissima Presidente della Regione Umbria, di Franco Pasquali,
Segretario Generale della Col diretti, di Anna Maria Artoni, Presidente
di Confindustria Emilia Romagna, di Alessandro Profumo, Amministratore
Delegato Unicredit e Presidente del Forum Symbola, di Ermete Realacci,
Presidente di Symbola e di Francesco Rutelli, Ministro per i Beni e le
Attività Culturali.
La discussione è stata efficace, si è partiti da una sintesi della giornata
precedente, in cui il tema è stato la vertigine da successo, perché tre
anni fa si è partiti da elementi marginali e si è contaminato pian piano
tutto il made in Italy. È il caso di chiedersi se Symbola sia un movimento
o una lobby o qualcosa che cerca di tenere uniti questi due concetti e
se rappresenta davvero la qualità del capitalismo italiano. Nella giornata
di ieri si è visto il capitalismo di territorio, che unisce e tiene insieme
tradizione e qualità nella soft economy. Esiste una voglia potente di
fare movimento, nonostante alcuni ragionino ancora in termini di quantità
piuttosto che di qualità. Il movimento inoltre, per sua natura istintiva,
agisce localmente e pensa globalmente però è necessario invertire questa
sua natura in modo da portarlo ad agire globalmente ma pensando localmente,
proprio per tenere insieme qualità e tradizione. La sintesi non è semplice,
richiede passione e innovazione.
A proposito di made in Italy, si ribadisce che all'estero è molto apprezzato,
quando si guarda ai prodotti che gli italiani sanno fare bene (il famoso
PIQ - prodotto interno qualità) e il peso di questa fetta di mercato non
è una nicchia perché vale almeno il 30% del prodotto interno lordo. Occorre
difendere e diffondere il PIQ, attraverso la vetrina della prossima Campionaria,
la qualità come certificazione e lo sviluppo in termini economici. Ogni
sforzo va fatto mediante una forte spinta collaborativa tra pubblico e
privato, con un lavoro di squadra che sappia cogliere le migliori opportunità
e le incentivi finanziariamente e politicamente, con una spinta dal basso
verso l'alto. Si deve continuare a tendere all'eccellenza, premiando chi
fa meglio, nella logica di una cultura d'impresa. L'impresa non deve essere
"buona", ma deve fare sempre i propri interessi, con uno sforzo nuovo
verso il socialmente utile. Grande passione di tutti in quello che si
fa, all'interno di regole ben precise che non uccidano la passione significa
imparare a gestire la diversità, il cambiamento e trarne vantaggio.
In conclusione il Presidente Realacci, dopo aver ringraziato tutti coloro
che hanno collaborato al successo del Convegno, in primis la famiglia
Caprai, ricorda un motto zen che dice che è maestro nell'arte di vivere
chi è sempre convinto di lavorare divertendosi. Una grande impresa può
anche essere di piccole dimensioni, nella soft economy, però è essenziale
che pubblico e privato collaborino attivamente. Il pubblico facendo da
motore trainante, vedi Coldiretti per il progetto agricoltura, e il privato
sul territorio cercando sempre l'eccellenza. È indispensabile trovare
un'idea comune di futuro e una visione comune di futuro, affrontando i
conflitti che inevitabilmente nasceranno e lavorando insieme con passione.
È anche essenziale lavorare molto a livello politico sulla burocratizzazione
delle attività e sull'eliminazione di orpelli e laccioli ancora troppo
numerosi. Le cose che ci stanno a cuore non si risolvono mai da sole,
ma solamente con uno sforzo comune continuo.

Stracchi...e ciance
Infine il Vice Presidente del Consiglio Francesco Rutelli suggerisce un
sottotitolo al Convegno: Symbola come Genius Loci, in quanto Sympola è
un dono alla cultura, alla politica e all'economia italiane. Si possono
conciliare qualità e buon governo attraverso l'organizzazione e l'organizzazione
di filiera in particolare. Un ultimo invito ad ammirare la Natività del
Vannucci prima di trasferirsi al Chiostro di Sant'Agostino scendendo lungo
Via Goffredo Mameli per il pranzo a buffet offerto anche oggi dalla Coldiretti.
Il caldo è ancora intenso però in questi chiostri conventuali che dal
medioevo accolgono i monaci e i pellegrini la sapienza dei costruttori
e quella degli arredatori (archi e piante e direzione della luce) hanno
saputo trovare la sintesi degli elementi atmosferici per ottenere sempre
il massimo del benessere fisico. Seduti sulle panche di legno apparecchiate
sotto il porticato abbiamo potuto godere il sapore incomparabile della
Porchetta di Costano (un maiale di poco più di un quintale cotto a 210°)
preparata secondo l'antica arte dei norcini, e poi bruschetta all'olio
extravergine DOP Umbria, formaggi e miele delle colline umbre. Altri piatti
deliziosi l'insalata di farro di Monteleone di Spoleto con scaglie di
ricotta salata, piatto di origine romana e greca, strozzapreti alla mentuccia,
e ancora straccetti di vitellone bianco dell'Appennino centrale (IGP)
con rucola, e poi fagiolina del Lago all'olio extravergine, verdure gratinate,
insalate. Per chiudere la pastarella all'uva passa, tipico e delizioso
dolce di queste terre. Anche oggi i vini, bianchi e rossi, sono offerti
dall'Associazione Grandi Uve dell'Umbria.
Un'ultima passeggiata per il borgo fino al frantoio Brizi a recuperare
i bagagli, un ricordo veloce sul libro degli ospiti e via in macchina
verso casa. Alle otto di sera siamo al Dinghy dove sta per iniziare la
festa per i sessant'anni del Club. Un veloce bagno rinfrescante in mare,
una doccia fredda per temprarsi e fuggire la canicola e si chiude la giornata
con musica, balli e fuochi d'artificio sotto il cielo stellato a duecento
metri dallo scoglio di Quarto dove partì Garibaldi con i Mille per una
delle sue tante avventure finite bene!
Luigi Bellucci
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