La ciliegia è tra i frutti più amati dagli italiani
di Mariella Belloni
Tonde, rosse e a polpa dura. Sono le ciliegie, il frutto più appettitoso
alle porte dell'estate. Fra le varietà nostrane, da capofila la fa Vignola,
in Emilia Romagna, con la sua Dop. Si tratta di un marchio con oltre 65
anni di storia alle spalle che ha sempre puntato alla qualità ed è conosciuto
in tutto il mondo.
La ciliegia è fra i frutti che gli italiani prediligono maggiormente.
In particolare ne apprezzano la bellezza e il gusto. Il consumatore italiano
ed europeo è diventato piuttosto esigente e chiede ciliegie dotate di
requisiti estetici e gustativi. I ciliegi si coltivano ormai in tutto
il Bel Paese, come ad esempio abbiamo cereseti specializzati coltivati
nelle vallate in quota dell'Alto Adige, dove si raccolgono le ciliegie
per tutto il mese di agosto. Viceversa , si coltivano anche nelle zone
più meridionali della Sicilia, dove si raccolgono i frutti a partire da
aprile.
L'origine della ciliegia, così come l'origine di gran parte della frutta
e verdura presenti in Italia, è caucasica e l'etimologia è simile in tutte
le lingue occidentali. Troviamo, infatti , i termini di ciliegia, cerisiers,
Kirschen, cherries, cerezos e nel nosstro Veneto saresa. Per alcuni studiosi
questa etimologia deriva da Cerosonte, città dell'Asia Minore. Pare che
la ciliegia sia stata portata dal Ponto, conquistato dai Romani con le
guerre contro Mitriade, in Italia, grazie al console Lucullo che, avendo
gustato quei frutti rossi e succosi, pensò di portare nei suoi possedimenti
italici piante di ciliegio a centinaia, che ben attecchirono e si diffusero.
In ogni caso furono proprio i Romani che credettero in questo frutto che
immisero in quasi tutti i territori dell'Impero, cercando di migliorarne
la qualità.
La presenza della cerasicoltura anche nel nostro territorio è legata alla
presenza romana. Nella cucina di quei tempi i frutti servivano anche per
ciambelle dolci e salate. Inselvatichitisi nel triste periodo barbarico,
i ciliegi ritrovarono nuovo splendore dopo il 1200. I Marosticensi riallacciano
la presenzxa del dolce frutto nella loro terra a Taddeo Parisio che, dopo
la famosa tenzone "al nibil ziogo de li scachi", il giorno delle nozze
delle figlie ordinò di piantare sull'intero territorio piante di ciliegi.
Ma, purtroppo, non abbiamo testimonianze scritte precise come per altri
prodotti e bisognerà attendere il "Trattato degli Arbori" di Gianvettorio
Sederini che scrisse: "Le razze delle ciliegie buone a mangiare si restringono
a due: tenere e dure. Di queste sono le duracine del frate, San Giovanni
e marchiane; di quelle le visciole, le agrette, le marasche e le acquaiole,
le quali gli antichi addomandavano juliance". Ludovico Domeriche, traducendo
Plinio aggiungeva: "Le giuliane sono di grato sapore, ma sotto l'albero
suo, perrchè tanto son tenere che non si possono pur portare":
Per anni ciliegie dolci e acidule convissero nel nostro territorio allietando
le tavole dei nobili e dei contadini delle ville vicentine in modo particolare
e compaiono in molti dipinti a partire dal 1500. Particolarmente reclamizzate,
poi, dopo il 1700 sia nei piatti degli Antonibon, sia nelle stampe del
Remondini, vengono più volte ricordate da poeti locali vicentini. Nel
1933 a Marostica si ebbe la prima Sagra delle Ciliegie, ma la più ricordata
negli annali e nelle cronache di allora fu la quinta indetta dal Dopolavoro
provinciale e organizzata dal Dopolavoro comunale di Marostica che abbinò
la valorizzazione del prodotto e nello stesso tempo il restauro del Castello
Inferiore. Per visitare questa mostra il 20 giugno 1937 furono organizzati
persino treni speciali per i dopolavoristi, per consentire loro la partecipazione
a tale sagra.
Nel 1964 Mike Bongiorno presentò un memorabile spettacolo cui parteciparono
Renda e Franco Franchi della Rai Tv e dal 1971 al 1978 si ebbe il concorso
"La ciliegia d'oro", riservato ai bambini co la collaborazione dell'Antoniano
di Bologna. E in tutti questi spettacoli era la ciliegia di Marostica.
Nel maggio del 2000 si ebbe per la Ciliegia di Marostica il riconoscimento
IGP poi seguito da quello della Comunità Europea nell'aprile del 2001,
il primo nel settore in Italia. Nel 2006 è stato costituito il nuovo Consorzio
di Tutela della Ciliegia di Marostica IGP, con sede presso la Comunità
Montana di Breganze, con lo scopo di tutelare, promuovere e valorizzare
il prodotto tipico di qualità.
Detto della ciliegia di Marostica apriamo il sipario su altre due zone
cerasicole vocate: Colli Berici e Vallata del Chiampo. Dta la composizione
dei terreni e data la diversità del clima cambiano le varietà. A Chiampo,
ad Arzignano, Nogarole Vicentino, Altissimo, San Pietro Mussolino troviamo
la "durona del Chiampo", varietà autoctona, già rilevata attorno agli
anni '50 del secolo scorso. Rispetto alla marosticana , il frutto ha forma
appuntita, buccia spessa e lucida, di colore rosso intenso che si trova
anche nella polpa, non molto succosa, ma particolarmente zuccherina. La
si trova nei prati, spesso associata alle vecchie viti del Durello, come
tutore o capo del filare o lungo i confini. La terza zona cerasicola di
spicco è rappresentata da Castegnero e da Sarego nei Colli Berici. Qui
spicca la Mora di Castegnero, ciliegia medio precoce dall'elevato tenore
zuccherino e d'un bel colore rosso vivo che i botanici ritengono affine
alla ben più celebre Mora di Vignola.
Sparse un po' ovunque troviamo le qualità D'Olivet, Marenona di Verona
e Marasca, del tipo moscara e amarasca, molto resistenti ai freddi e assai
fertili, utilizzate sotto spirito, in pasticceria, liquoreria e confetture.
La marasca dalmata portata da Zara dalla famiglia Luxardo è diffusa anche
nel Basso Vicentino ad Albettone ed Agugliaro, località più vicine agli
Euganei che ai Berici. L'uso più frequente che si fa delle ciliegie è
servirle fresche al naturale, sole o con altra frutta fresca, ma sono
molto versatili anche in cucina e con il loro utilizzo si può dare spazio
alla fantasia per gustose ricette.
In medicina la ciliegia è importante : è ricca di proteine, povera di
grassi, tra i minerali troviamo potassio, calcio, poco sodio, vitamina
A e vitamina C. E' ottima contro l'invecchiamento, perché distrugge il
colesterolo cattivo, protegge il cuore ed ha effetti anti dolorifici grazie
agli antociani presenti in buona quantità nel frutto. Favorisce, inoltre,
il controllo dell'ipertensione e della diuresi. Pochi sanno che facendo
cuocere delle ciliegie, proporzionalmente con il vino con l'aggiunta di
un cucchiaio di miele, si ottiene un decotto che bevuto moderatamente
ai pasti è ottimo nelle prostrazioni da impegni fisici o convalescenza.
Dà tono all'organismo.
In terapia si impiegano anche i peduncoli, mentre la corteccia, i fiori
e le foglie, oggi sono di uso sporadico. I noccioli un tempo erano usatissimi
nelle distillerie per creare un fuoco lento, ma caldissimo, per distillare
al meglio, a bagno maria, le vinacce.
Il frutto fresco, consumato a digiuno, serve a depurare e a disintossicare
l'organismo, ottimo in caso di stipsi. E' molto importante anche nelle
diete dimagranti e per il controllo del peso perché è ricca di fibre solubili
che nello stomaco si impregnano di acqua come spugne e determinano una
distensione delle pareti gastriche procurando una sensazione di sazietà.
La sua polpa è inoltre un rivitalizzante della pelle del viso.
Mariella Belloni
|