Colline Novaresi, rari e preziosi vini
di Pier Luigi Nanni
La regione pedemontana del novarese presenta una particolarità di eccezionale
caratteristica enologica: ogni collina, per microclima e le complessità
della composizione del terreno, produce vini dalle tipicità veramente
uniche e preziosissime. Sulla sponda sinistra del fiume Sesia, in terreni
leggermente più calcarei, che da Grignasco e Maggiora scendono verso Novara
attraverso Romagnano, Ghemme, Sizzano e Fara, permettono la produzione
di vini di fama secolare. Il vitigno nebbiolo è il più nobile ed antico
a bacca nera del Piemonte e sulle colline novaresi ha sicuramente trovato
un habitat ideale per esprimere le peculiarità intrinseche che lo evidenziano.
Concorre ampiamente ad imprimere le personali tipicità della docg ghemme
e restanti doc quali, boca, fara, sizzano ed è presente nella quasi totalità
delle sottozone "colline novaresi".
Una copiosa serie di rinvenimenti archeologici di materiale per uso enologico
di epoca romana, una critica di Plinio il Vecchio nel più famoso trattato
di agronomia che sia stato mai scritto, "Naturalis Historia - libro XVIII°,
cap. 25 -", alla produzione del novarese, unitamente ad una lunga e meticolosa
documentazione medioevale di come doveva essere coltivata e difesa la
vite, testimoniano come la corona di colline vantino una tradizione vitivinicola
antichissima. Da pergamene del 1268 in cui si pubblica che nei "Documenti
sulla storia del Piemonte" tale vitigno era già coltivato nelle campagne
novaresi, mentre Pier de' Crescenzi, metà del 1300, nel trattato "Ruralium
Commodurum" riferisce di una particolare uva "…nubiola meravigliosamente
vinosa a far da vino ottimo et da serbare et potente molto". Nel 1600,
G. B. Croce qualifica il nebbiolo come "regina delle uve nere". Personaggi
illustri come Cavour, hanno potuto apprezzare il sizzano, mentre il ghemme
era immortalato in un manifesto del 1859 inneggiante all'unione della
Lombardia al Piemonte.
La varietà di questo vitigno è molto eterogenea, anche se a volte le diversità
dipendono da fattori ambientali. La foglia è pentalobata di media grandezza
e di colore verde chiaro, quasi glabra; il grappolo, di media grandezza,
ha forma piramidale-alato e semicompatto con acino medio e sferoidale,
avente buccia pruinosa di color violaceo scuro e brillante, resistente;
polpa succosa di sapore semplice tendente al dolce con netta vena acidula
ed astringente. È un vitigno vigoroso a germogliamento precoce con tralci
lunghi e si coltiva solo al nord in terreni freschi ed argilloso-calcarei,
ma in clima asciutto, soprattutto in zone collinari ottimamente esposte,
onde evitare fenomeni di colatura ed ottenere così una buona maturazione
dell'uva. Necessita di cure laboriose, ed è per questo che la sua coltivazione
si è ristretta in zone dove, per l'alto pregio dei vini che si producono,
tale vitigno non è mai stato ne abbandonato e nemmeno espiantato a favore
di altri più pratici e meno laboriosi. La vendemmia è decisamente tardiva
ed è eseguita prevalentemente a mano di questa uva che localmente è chiamata
"spanna".
Boca, la produzione si ha, oltre che nel comune omonimo da cui prende
la denominazione, a Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco, con
nebbiolo dal 45 al 75%, vespolina dal 20 al 40% e bonarda novarese per
un max. di 20%. Invecchiamento minimo obbligatorio di tre anni di cui
almeno due in botti di rovere o castagno, e successivo affinamento di
nove mesi prima dell'immissione al mercato; titolo alcolometrico minimo
del 12% ed è doc dal 18/07/1969. Fara, con uve di nebbiolo dal 30 al 50%,
vespolina dal 10 al 30% e max. il 40% di bonarda veronese, prodotte a
Briona e nel comune omonimo. Doc dal 13/08/1969, invecchiamento minimo
di tre anni con passaggio obbligatorio di due in botti di rovere o castagno,
ed affinamento di nove mesi; titolo alcolometrico minimo del 12%. Sizzano,
doc dal 18/07/1969 con uve di nebbiolo dal 40 al 60%, vespolina dal 15
al 40% e max. 25% di bonarda veronese, prodotte esclusivamente nel comune
omonimo. Maturazione ed invecchiamento minimo di tre anni in botti di
rovere o castagno; titolo alcolometrico minimo di 12%.
Colline Novaresi, è stata l'ultima denominazione ad avere il riconoscimento
della doc - 5/11/1994 - e vanta ben sette sottodenominazioni, di cui solamente
una è bianca, che ci apprestiamo a riportare. La zona produttiva è molto
vasta e comprende ventisei comuni dell'hinterland novarese, con utilizzo
di tutte le tipologie dei vitigni riconosciuti ed autorizzati.
Bianco - vinificato in purezza con uve di erbaluce, localmente detto greco,
ha titolo alcolometrico minimo di 11%. Degustato in stretti calici ed
alla temperatura di 10-12°C per assaporarne la delicata freschezza ed
i sentori di frutta matura e fiori appassiti, secco e tranquillo, in abbinamento
con la robiola di Roccaverano, caprino fresco, pesce lacustre e di fiume,
è piacevole e gradevole.
Rosso - perfetto uvaggio con minimo 30% di nebbiolo, uva rara minimo del
40% e di vespolina e/o croatina fino ad un max. del 30%; titolo alcolometrico
minimo di 11%.
Barbera, almeno 85% del vitigno omonimo con eventuale aggiunta di uve
nere raccomandate ed autorizzate, per un titolo alcolometrico minimo di
11%.
Croatina - ottenuta con le uve omonime almeno per 85% e restanti a bacca
nere autorizzate e raccomandate; titolo alcolometrico minimo di 11%.
Nebbiolo - localmente chiamato "spanna", è presente per almeno 85% con
altre uve sempre a bacca nera autorizzate e raccomandate, per un titolo
alcolometrico minimo di 11%.
Uva rara - denominata anche "bonarda novarese", se ne utilizza almeno
85% e restanti uve a bacca nera autorizzate e raccomandate; titolo alcolometrico
minimo di 11%.
Vespolina - vitigno prettamente autoctono, così chiamato nella tradizione
e storicità agreste novarese in quanto l'acino ricorda la forma dell'addome
dell'ape; presente almeno per 85% e restanti uve a bacca nera autorizzate
e raccomandate; titolo alcolometrico minimo di 11%.
Ognuna di queste sottodenominazioni rosse, si possono produrre anche nella
tipologia "novello".
Questi ottimi rossi, strutturati e corposi, sapidi e ricchi di aromi di
confettura di frutti boschivi e prugne cotte, morbidi e caldi di alcol,
nonché piacevole finale e sottile retrogusto amarognolo, serviti alla
temperatura di 16-18°C in ampi calici per evidenziarne la finezza ed il
carattere, sono da sempre abbinati ai tipici piatti locali anch'essi ricchi
di sapori e consistenza quali, il toma e bra stagionati, raschera, paniscia,
ossobuco, bresaola di cavallo e tapulan.
Una presentazione a parte merita la "docg ghemme" - 29/05/1997 - in quanto,
pur non godendo di elevata notorietà, si sta facendo apprezzare sempre
più, per le personali caratteristiche decisamente accattivanti e piacevolissime.
Prodotto esclusivamente nel comune di Magnano con selezionatissime uve
di nebbiolo per il 75%, congiuntamente a vespolina e/o uva rara per un
max. del 25%; titolo alcolometrico minimo del 12% ed invecchiamento minimo
obbligatorio di tre anni di cui venti mesi in botti di rovere o castagno,
ed affinamento minimo di nove mesi, mentre per la tipologia "riserva",
sono quattro anni e venticinque mesi di maturazione in legno ed affinamento
sempre di nove mesi, avente titolo alcolometrico minimo di 12,5%.
Rosso rubino cupo di grande struttura e personalità, magnifici aromi di
frutti maturi del sottobosco, caldo di alcol e morbido, elegante e fine
per piatti saporiti quali, toma, raschera, bresaola di cavallo, tapulan,
agnolotti di carne, bettelmont: rare unicità se bevuto in ampi calici
a 18-20°C avendo premura di stappare la bottiglia circa due ore prima.
Pier Luigi Nanni
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