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          Esperto Fabio Ciarla


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"Benvenuto" (semiserio) al Brunello
Ovvero l'incubo della sputacchiera…

di Fabio Ciarla

La settimana di 'anteprime' dei migliori vini toscani si è svolta in un inconsueto clima quasi primaverile, lontano dal freddo degli anni scorsi e con una importantissima novità. Se per il Chianti Classico si può infatti parlare di riconferma delle aspettative, questo è sicuramente l'anno del Brunello di Montalcino che raccoglie in un colpo solo sia il posto numero 1 nella Top 100 di Wine Spectator sia due perfetti 100/100 per altrettante Riserve 2001 nei giudizi della medesima prestigiosa rivista. E qui la nota 'seria' si esaurisce, in particolare perché altri e più importanti esperti ne parleranno in altre sedi, lasciando il posto a quella più giocosa.

Arrivando lunedì mattina nella fortezza di Montalcino, giorno riservato agli operatori ma comunque aperto a tutti, come dei novizi abbiamo notato subito una perfetta organizzazione all'ingresso con distribuzione del materiale, guardaroba e consegna bicchieri. Non altrettanto positiva l'impressione generale di quello che ci aspettava: quasi 150 aziende, ciascuna con una media di 3 o 4 vini diversi, ripartite in uno spazio piuttosto angusto. Poco più di 50 centimetri lineari a disposizione di ognuna delle cantine presenti, lungo i quali andavano sistemate appunto dalle tre alle cinque bottiglie di vino, in alcuni casi una di acqua, il piattino con grissini e focaccia e, infine, un oggetto cilindrico rosso con bordo nero un po' più grande di una bottiglia.

L'oggetto misterioso svela la sua funzione dopo pochi minuti e, soprattutto, il primo assaggio. Preparati all'idea di non poter bere neanche una minima parte dei vini che ci saremmo trovati di fronte, tuttavia non eravamo preparati alla regina della degustazione: la sputacchiera! Tanto che infatti dopo i primi assaggi eravamo già in crisi profonda, 'l'incubo da sputacchiera' si era manifestato pienamente con i classici sintomi dell'ubriachezza quasi molesta. La 'naturale' vergogna di sputare davanti a migliaia di persone, e almeno un paio che stanno guardando proprio quello che stai facendo, ha fatto in modo che i primi cinque o sei Brunello siano andati giù… Riserva 2001 compresa! La testa comincia a girare e siamo solo alle 11,15, la degustazione è iniziata da un quarto d'ora e se non vogliamo finisca con altrettanta velocità dobbiamo superare l'incubo della sputacchiera. Anche perché oltre a quelle piccoline sui tavoli ci sono quelle più grandi al centro dei corridoi, alte e capienti che sembrano fatte apposta per chi è alla sua prima degustazione importante… Prendiamo quindi il coraggio a quattro mani, e soprattutto due ganasce, e decidiamo che il destino del sesto o settimo Brunello è segnato, finirà nella sputacchiera. Insomma, ci proveremo. L'avvicinamento è cauto, ci inchiniamo leggermente e via: il liquido rosso è nella sputacchiera. Ce l'abbiamo fatta, ora può iniziare davvero la nostra giornata di degustazione con l'animo leggermente rinfrancato, la paura di non superare l'incubo ci aveva fatto temere per il proseguo, e maggiore convinzione. Sicurezza che cresce quando riusciamo ad affrontare anche la sputacchiera piccolina posta sul tavolo affianco alle bottiglie di vino.

Il nostro "Benvenuto" al Brunello prende dunque corpo assaggio dopo assaggio, saltando da un'azienda a un'altra secondo criteri non del tutto chiari, a volte per curiosità altre per le etichette altre ancora per la grazia di chi è dietro il bancone. Cerchiamo di notare per bene le differenze, non tanto tra il Rosso, il Brunello e la Riserva quanto tra lo stesso tipo di prodotto imbottigliato da aziende diverse. La varietà di profumi e sensazioni gustative è enorme, nonostante il territorio della Doc di Montalcino non sia poi infinito le differenze sembrano a volte addirittura sostanziali, fino a far pensare che spesso ci si trovi ad assaggiare vini prodotti con uve non proprio autoctone, cabernet e merlot sopra a tutte le altre. Dal quello più tradizionale a quello meno rispettoso dei dettami antichi la gamma di Brunello è davvero interessante, andrebbero assaggiati tutti quelli che sono nel cortile della fortezza, e comunque non si esaurirebbe il novero di queste Doc, ma nonostante l'assaggio senza bevuta non ci riusciamo. In realtà dopo 30 o 40 vini abbiamo notato che la nostra bocca comincia ad essere 'lessa', ovvero completamente anestetizzata dall'alcool e dalle sensazioni che l'hanno bombardata per qualche ora.

Prima di pranzare riconsegniamo il bicchiere e tiriamo un sospiro di sollievo visto che ogni cinque minuti si sentiva il rumore di cristalli infranti, d'altronde senza la possibilità di poggiare in qualche posto i bicchieri spesso i visitatori sono stati costretti a sistemarli in condizioni di fortuna accanto alle bottiglie del produttore di turno. E ad ogni rottura il commento era: altri dieci euro che se ne vanno! A tanto infatti ammontava la cauzione. Il buffet preparato per i presenti è però rinfrancante per lo spirito e per il corpo, dopo una mattinata di duro lavoro la ribollita e gli affettati messi in tavolo sono l'ideale per superare la fame di metà giornata.
Sazi e soddisfatti per aver superato l'incubo da sputacchiera, che ci ha permesso di assaggiare più vini possibile, ci dirigiamo verso l'uscita consapevoli di aver fatto grandi passi avanti nella degustazione e felici per aver dato il Benvenuto ad un vino che in un anno è riuscito a meritare le valutazioni della critica più alte in assoluto. All'anno prossimo caro Brunello, per le sputacchiere ormai siamo consci che le incontreremo spesso.


Fabio Ciarla