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          Esperto Fabio Ciarla


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Il Salento delle mille sagre e dei mille prodotti tipici riuniti in "Marchio d'Area"
di Fabio Ciarla

Poche zone d'Italia hanno la possibilità di esprimere la varietà di prodotti tipici nel settore enogastronomico come il Salento. La conformazione geografica, racchiusa dal mare ma con molta e ricca campagna a disposizione, e la ricchezza culturale e storica di questa regione hanno contribuito a formare un insieme indescrivibile di specialità che spaziano dalle produzioni legate al settore ittico a quelle enoiche, passando per l'olio d'oliva fino ad arrivare ai formaggi, al pane. Da dove arriva questa varietà? Da lontano, molto lontano.
I centri più grandi e importanti dell'area sono specchi fedeli delle origini antichissime della civiltà nel Salento. Lecce in primis, e poi Otranto e Gallipoli sono testimonianze di insediamenti messapi e turchi oltre alle dominazioni greca e romana. La storia qui è di casa, e con essa l'arte che con il 'Barocco Leccese' ha una sua espressione massima e riconosciuta, assolutamente autoctona.


La Pizzica salentina


La straordinaria ricchezza enogastronomica e culturale del Salento è ora al centro delle attenzioni del progetto Marchi d'Area di Italia Lavoro, con il quale si sta tentando di risollevare le sorti di aree ingiustamente in ritardo nello sviluppo turistico ed economico del Paese.
Ecco quindi che l'agenzia del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha cercato, individuato e promosso le espressioni migliori della cucina e dell'artigianato salentini avvicinandosi alle esigenze delle aziende e facendo interagire queste con le istituzioni, il tour nei mille prodotti tipici del Salento parte dalle altrettante sagre, unite dall'immancabile suono dei tamburelli che accompagnano Pizzica e Taranta, che ogni sera in estate animano i piccoli e medi centri della regione. Dalla 'Cuserva Mara', una pasta da spalmare a base di pomodori e peperoni, alla 'municeddha', una sorta di lumaca di mare molto buona e soprattutto costosa, fino ad arrivare alla sagra 'te lo mieru' (il vino) i paesini della regione rivaleggiano nell'accogliere i turisti e offrire il meglio dei loro 'gioielli'.

Ma insieme alle specialità culinarie il Salento offre specialità ricettive, come le masserie fortificate di Nardò o l'albergo diffuso di Martano. Sulla costa a nord di Gallipoli gli insediamenti agricoli del XVI secolo, magari realizzati su resti di costruzioni ancor più antiche, sono diventati splendidi agriturismi dove gli ospiti vivono a contatto con la natura e a due passi dal mare, magari assaggiando la mozzarella appena filata e ancora calda o un fico d'india appena staccato dalla pianta, ma con le dovute precauzioni per le spine!
A Martano invece sono piccoli appartamenti ad ospitare i turisti, case che stavano per essere abbandonate e che sono tornate a rivivere, ristrutturate secondo i vecchi metodi del luogo con tanto di tetto a 'incannucciata' magari impermeabilizzato con tecniche moderne. Non manca infine l'accoglienza sul mare, a Porto Cesareo come in altri centri dell'area l'attività di pescaturismo è molto attiva e consente di conoscere fino in fondo la vita dei pescatori con tanto di degustazione dei prodotti delle splendide acque pugliesi.


Vini salentini


Infine il vino, quei rossi esplosivi che una volta servivano soprattutto a 'tagliare' i loro 'cugini' del nord ora sono diventate perle di straordinaria forza nel panorama enologico nazionale. La corposità, il vigore alcolico del Negroamaro e del Primitivo, oltre che pregevoli qualità di vitigni autoctoni sono diventati segni di riconoscimento di un modo di approcciarsi al piacere della tavola più vero e meno costruito, così come il 'mieru', il vino, dal latino 'merum', schietto appunto.
Lo stesso rosato, prodotto tipico di questa regione, che in altre zone è un vino di secondo piano, quasi di serie B, qui ha acquisito una storia e una tradizione che sono quanto di meglio si possa immaginare. Forse proprio la scarsa commercializzazione che incideva sulle uve rosse ha spinto i salentini a puntare sul rosato, che ora però da leader assoluto è passato a coprotagonista di una produzione anche di altissima qualità.
L'italico stivale quindi rappresenta un circolo per certi versi vizioso, dal quale è difficile uscire. Che si entri dal vertice ovest, Gallipoli, o da quello est, Lecce, arrivare fino a quello sud, Santa Maria di Leuca, diventa un piacere e riprendere la via di casa non è affatto facile.


Fabio Ciarla