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Esperto Ugo Baldassarre
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Bianchirpinia, la Campania si veste di bianco… di Ugo Baldassarre La manifestazione, che ha avuto luogo ad Atripalda dal 12 al 14 maggio ed è stata inserita per la seconda volta nel programma di Terra Mia, la principale manifestazione enogastronomica dell'Irpinia, rappresenta una vera e propria rassegna in anteprima delle produzioni delle due famose DOCG della Provincia di Avellino, Fiano di Avellino e Greco di Tufo. La rassegna, imperniata sulla degustazione tecnica, riservata a giornalisti ed operatori, di 30 esemplari di Greco e 30 di Fiano dell'annata 2005, è stata preceduta dalla breve introduzione di Paolo De Cristofaro, collaboratore del Gambero Rosso Editore e addetto stampa del Consorzio di Tutela dei Vini d'Irpinia, e dalla relazione tecnica sull'annata compiuta da Piero Mastroberardino, presidente del Consorzio e titolare dell'omonima casa vinicola, e da Vincenzo Mercurio, enologo dell'azienda stessa. "Molte aziende scelgono di imbottigliare i loro bianchi proprio a partire dalla seconda metà di aprile - ricorda De Cristofaro - e strategicamente Bianchirpinia si colloca nel periodo giusto per carpirne in anteprima i particolari atteggiamenti del gusto e consentendo di potersi fare quindi un'idea abbastanza precisa sulla qualità dell'annata". Mastroberardino nel suo intervento di apertura dei lavori, invece, ha tenuto a sottolineare il legame con il territorio dei due vini bianchi: "Non a caso il territorio in cui Greco e Fiano vengono prodotti è esteso a pochi comuni dell'Irpinia e ciò consente di conservare nei vini una forte tipicità, legando il gusto ad un terroir molto caratteristico per microclima ed escursioni termiche". "L'annata 2005 è stata caratterizzata - afferma Mercurio concludendo la parte introduttiva - da grandi variazioni climatiche, con iniziali presagi di vendemmie infauste, causa le piogge di fine estate e inizio autunno, e successiva positiva evoluzione climatica che invece ha consentito, nella maggior parte dei casi, la piena maturazione polifenolica delle uve. Dopo le fermentazioni - ricorda Mercurio - le gradazioni alcoliche dei vini si sono rivelate addirittura superiori alle attese." LA DEGUSTAZIONE In tutta franchezza, date le premesse, ci siamo accostati alla degustazione nutrendo discrete aspettative nei confronti dei campioni da esaminare e, soprattutto, nella fondata convinzione di ritrovare l'aroma ed il gusto di prodotti cui siamo oramai abbastanza abituati. L'esame dei vini, invece, solo in parte ci ha riportato con la memoria ai Greco ed ai Fiano che conosciamo e in più di un caso, nel corso della degustazione, ci siamo imbattuti in vini un po' troppo "garbati", profumati di spezie e vaniglia, imbellettati nel talco e ripuliti con sapone di Marsiglia, arrotondati con frutta tropicale e caramello. Intendiamoci: non sono mancati diversi esemplari di Greco col proprio tipico corredo aromatico, dalla bella acidità e dalla buona struttura; non sono mancati neanche, sul versante del Fiano, quei bei vini vegetali e floreali, corredati da eleganti sapori di frutta e lunghi aromi di bocca. No, non ne mancavano, certo, ma in percentuale ci si aspettava che ne fossero di più, soprattutto tra i Fiano…E, inoltre, per quelli non proprio corrispondenti alla propria tipologia, ci si sarebbe aspettati magari di imbattersi in vini un po' duri e immaturi, non certo in vini eterei, morbidi, a volte addirittura tostati… GRECO DI TUFO Tra i campioni di Greco si sono nettamente distinti gli esemplari proposti da: - Terredora, Greco di Tufo Terre degli Angeli, dall'aroma ampio in cui spiccano fiori di camomilla e frutta matura, grande equilibrio gusto-olfattivo, buona acidità e gran finale di mandorla e caramello. Davvero buono anche l'altro esemplare di Terredora in degustazione, il Greco di Tufo Loggia della Serra, un po' più caldo ed amaro nel finale; - Benito Ferrara, Greco di Tufo Vigna Cicogna, dall'inusitato (soprattutto per un vino del 2005) colore paglierino molto carico con riflessi dorati, sentori pervadenti di frutta secca e vaniglia, bocca piena ed equilibrata in cui si fondono le note acide con la il frutto maturo, gran finale di noci, miele e frutta secca (sembrano quasi le impronte di una vendemmia un po' tardiva); - Contrada, Greco di Tufo Gaudioso, tipico, quanto a sentori di buona frutta, bocca molto equilibrata, ottima freschezza, buona persistenza, finale caldo, lungo e avvolgente; - Vadiaperti, Greco di Tufo '05, sentori fruttati e fiori di campo, buon rapporto tra acidità e sapidità (in tanti vini prevalente), persistente ed equilibrato, bel finale in cui tornano le note fruttate e floreali; - Pietracupa, Greco di Tufo '05, all'olfatto non molto intenso ma dai riconoscimenti puliti di fiori e di frutta matura, buona struttura e ben equilibrato al gusto, grande freschezza, bel finale lungo e piacevole. - Mastroberardino, Greco di Tufo Novaserra, dal naso un po' troppo incipriato, in cui comunque si riconoscono vaniglia, frutta e fiori di camomilla. Alla bocca l'equilibrio è alto, con una notevole morbidezza ben contrastata da un'altrettanto spiccata acidità. FIANO DI AVELLINO Questi invece gli esemplari di Fiano che ci hanno maggiormente convinto: - Di Meo, Fiano di Avellino '05. Al naso ha una buona persistenza e intensità, aromi di frutta matura e fiori di biancospino. Alla bocca rivela una bella acidità, sapidità. Il finale è lungo e intenso, e tornano begli aromi di frutta. - Manimurci, Fiano di Avellino '05, dal bel corredo aromatico varietale, con sentori fruttati, floreali ed erbacei. Bel corpo, ben equilibrato tra una giusta sapidità ed una discreta morbidezza, attacco dolce e morbido, finale lungo di frutta matura. - Torricino, Fiano di Avellino '05 , dal colore paglierino carico, questo vino regala al naso buone cose, tanta frutta matura, vaniglia e spezie. Al gusto inizialmente prevalgono le note morbide, piuttosto lunghe, che consentono solo dopo un po' di cogliere anche la freschezza; buone PAI e persistenza. Nel complesso bell'equilibrio e discreta armonia. Finale molto lungo. - Montesolae, Fiano Campania Sirios '05: ampio al naso, questo vino anche alla bocca si rivela molto equilibrato. Discreta la struttura, buone le note morbide tra le quali non si perde né freschezza né acidità. Nel complesso armonico ed elegante. Bella sensazione di calore. - Urciuolo, Fiano di Avellino '05. All'olfatto è ampio e persistente, con note dolci, caramellate, speziate e tostate. Buon equilibrio di fondo, con freschezza e morbilità; bel finale, lungo e caldo. Armonico ed elegante, un signor Fiano, davvero. E, TRA GLI ALTRI VINI Le aziende che hanno fornito i propri vini in degustazione sono circa cinquanta e, tra i prodotti di queste, sono stati scelti altri vini bianchi di annate diverse, da affiancare alle degustazioni di Fiano e Greco '05. Tra quelli presi in esame ci piace di ricordare: - Terredora, Falanghina Irpinia '05, dal bel naso ricco di riconoscimenti di frutta, banana e vaniglia soprattutto, e poi frutta secca, noci, miele e caramello. Alla bocca è pieno ed equilibrato, il finale è lunghissimo. Se un difetto si può trovare è che ci troviamo di fronte ad un vino molto espressivo ed abbastanza complesso, abbastanza fuori norma per una falanghina. - Manimurci, Coda di Volpe '05, dal bell'impatto olfattivo, con sentori intensi e persistenti, frutta matura e fiori di giaggiolo. Alla bocca è molto fresco e senza eccessiva sapidità (come accade spesso in tanti vini bianchi), è abbastanza morbido, ha un buon finale, lungo e piacevole. - Di Meo, Fiano di Avellino Colle dei Cerri '02: Considerata l'annata il naso non è affatto evoluto e sprigiona aromi fruttati e sentori floreali, molto eleganti, di ginepro e ginestra. Bocca rotonda, equilibrio un po' spinto sul morbido, ma bel finale lungo. Nota di nocciola tostata e castagna del prete. - Feudi di San Gregorio, Greco di Tufo Cutizzi '04: al naso, dal bouquet piuttosto ampio, spiccano note dolci fruttate, sentori di camomilla e fiori di campo. La bocca ha una grande espressività, e l'ottimo rapporto tra acidità e morbidezza conferisce equilibrio e rotondità. Discreta struttura, bel finale di mandorla, noci e miele. CONSIDERAZIONI FINALI Non so quanto gli organizzatori dell'evento, ed in particolare la squadra messa in campo dal Consorzio di Tutela dei Vini d'Irpinia e capitanata dal presidente Piero Mastroberardino, abbiano avuto modo di riflettere sul significato aggiunto che una manifestazione di questo tipo, tutta dedicata ai più blasonati bianchi della Campania, può assumere al cospetto delle altre produzioni della provincia di Avellino e, per traslato, per l'intera cultura produttiva della Campania. Lo schema del ragionamento è molto semplice: finalmente si torna a puntare l'attenzione sui vini bianchi, finalmente ci si ricorda che la vocazione più intima di queste terre è riservata soprattutto alla coltura dei vitigni bianchi. E' vero, se non ci fosse stato l'effetto trainante del nobile aglianico che già nel lontano 1993 conduceva al traguardo della prima DOCG Taurasi, molto probabilmente non si sarebbero poi puntati i riflettori sulla Campania e sul suo ricchissimo patrimonio vitivinicolo. Ma, e qui occorre prestare attenzione, questo patrimonio, oltre agli autoctoni Aglianico e Piedirosso - e, solo in parte, alle altre varianti rosse territoriali Olivella o Sciascinoso e Primitivo - è ricchissimo soprattutto di vitigni a bacca bianca, come il Fiano e il Greco appunto, ma anche come l'Asprinio, il Biancolella, la Coda di Volpe, la Falanghina, il Forastera, la Guarnaccia o la Verdeca. Non dimentichiamo in quale misura sia vera l'equazione Campania-uguale-vini bianchi, se è vero che, inoltre, la DOC Ischia Bianco, all'epoca pionieristica della viticoltura otteneva già nel 1966 il primo riconoscimento di legge e se è vero che fino a venti anni fa quando si parlava di vini campani si dava quasi per scontato si trattasse di vini bianchi… Allora, alla luce di queste considerazioni, riservare una specifica manifestazione ai bianchi dell'Irpinia che rappresentano il paradigma di tutti i bianchi di qualità della Campania, allestire una grande vetrina riservata esclusivamente al vino bianco campano, può avere il valore aggiunto di ristabilire un po' d'ordine, può servire anche a riattribuire ai vini bianchi in Campania quel primato che storicamente spetta soltanto ad essi e, soprattutto, può indicare la strada giusta da seguire per competere, prevalere e far da traino nei mercati di riferimento. Ugo Baldassarre |