IL GRAN MENU' DEL GIORNO DI NATALE NELL'ANTICA TRADIZIONE GENOVESE
(Risale all'anno 1440 circa con variazioni nei secoli a seguire)
Tutto l'anno con gran stento
Tutto l'anno con grande difficoltà
se se mangia pe' no moì
se si mangia per non morire
quande a Zena ven Natale
quando a Genova viene Natale
ciaschedun mangia pe' duì !
ognuno mangia per due !
Il pranzo di Natale, preceduto dal digiuno della vigilia, rotto solamente
da una tazza di brodo ed un frugale pasto a base di cavolo nero, inziava
nel pomeriggio inoltrato del 25 dicembre e si protraeva fino a tarda notte;
il capofamiglia sbarrava le porte di casa in quanto la quiete della famiglia
in tali occasioni era addirittura elevata a sacralità e, dopo un anno
di rinunce e sacrifici, si dava inizio al pranzo con il gran menù della
festa: Natalini in brodo di cappone con piccole polpettine di carne o
rondelle di salsiccia a rappresentare le monete come augurio di prosperità.
(I Natalini sono lunghi mostaccioli di pasta di semola di grano duro lisci
e tagliati a "penna").
Cappone lesso con mostarda (nei secoli a seguire, in momenti di particolare
ristrettezza il cappone veniva sostituito con il "capponmagro" a base
di gallette, pesce povero e verdure).
Tacchina arrosto con patate (subentrate dopo la scoperta dell'America)
Fritti nell'ostia, scorzonera fritta Berodo (sanguinaccio) con radici
di Chiavari lesse Latte dolce fritto Pandolce - anicini Frutta fresca,
frutta secca, canditi, cioccolatini. Queste ultime leccornie formavano
il "Tondo de Natale" (piatto di Natale) che il capofamiglia confezionava
per ogni commensale e che veniva poi consumato gradatamente per tutto
l'arco delle feste.
Mi sia permesso un appunto di carattere personale, questa tradizione nella
mia famiglia dura ancora ai giorni nostri grazie a ,mia nipote Silvia
che, moderna Vestale, conserva gelosamente la memoria storica del nonno
Fernando e confeziona personalmente, con grande abilità, prelibati, emozionanti
dolcetti che fanno appunto parte del "tondo de Natale" che ogni commensale
riceve nel giorno della festa.
Per l'abbinamento dei vini (pratica di epoca più moderna) si può spaziare
dal Ciliegiolo DOC Golfo del Tigullio per i piatti più leggeri, fino all'Ormeasco
di Pornassio DOC o alla Granaccia di Quiliano del savonese per i piatti
più impegnativi, per finire con lo Sciacchetrà DOC Cinque Terre o un Moscato
Passito DOC Golfo del Tigullio al momento del pandolce.
Prossimamente vi parlerò del rito nella distribuzione del pandolce.
Franco Massa
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