


Esperto Marco Rabino
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Sauvignon, che passione
Ho conosciuto il Sauvignon nell'ormai lontano 1990, ed è stato amore a
prima vista !
Si a prima vista in quanto incontrai questo vitigno in quel di Carpeneto e mi colpì
subito il portamento della sua vegetazione,eretto, fiero, così diverso da quello
della Barbera che ben conoscevo.
Solo in seguito, assaggiai il vino che da subito non mi piacque, ma mi dissi che
siccome era diffuso in tutto il mondo, un buon motivo ci doveva pur essere,
così incominciai la mia ricerca acquistando varie tipologie di vini Sauvignon nazionali
e non e arrivando a concludere che il vino Sauvignon non ha mezze misure, piace o
non piace .
Pur mantenendo il dubbio, decisi che dovevo coltivarlo, iniziai a cercare informazioni
sulle varie selezioni clonali e mi accorsi come la ricerca viticola, per questo vitigno
internazionale era molto avanti e si poteva spaziare senza limiti, individuai i cloni che
potenzialmente erano i più qualitativi e m'innestai le barbatelle.
Il vigneto cresceva bene e non avendo le attrezzature di cantina adeguate per una
corretta vinificazione, per alcuni anni vendetti quota parte dell'uva prodotta e ne
riservai una piccola aliquota per delle microvinificazioni o tentativi di vinificazione,
capendo che anche dal punto di vista enologico il Sauvignon è molto esigente tanto
che lo definirei un "vino tecnologico".
Intanto gli assaggi li ho sempre continuati ,ma ahimè ormai sono un Sauvignon -
dipendente, nel senso che ammiro talmente questo vino da apprezzarlo in tutte le sue
sfumature, dal varietale spinto al fruttato intenso e quindi sono incapace di trarre una
conclusione sensata in quanto a mio modesto giudizio sono tutti buoni.
La vendemmia 2001 è stata la prima annata in cui ho vinificato per intero la mia
produzione, essendomi attrezzato di quel minimo indispensabile per una corretta
vinificazione in bianco e dovendo valutare come erano andate le cose ho deciso
di confrontare il mio vino con altri Sauvignon, altro colpo di scena, questa volta
dovevo coinvolgere anche degli amici nella speranza che loro potessero essere più
oggettivi nella valutazione organolettica.
E' stata realizzata presso la mia cantina una degustazione comparativa, dove i
campioni erano serviti in maniera anonima, si richiedeva la compilazione di una
scheda dove bisognava attribuire a ciascun vino un punteggio di gradevolezza
da 1 a 10, la provenienza dei vini era dal Piemonte, Veneto, Trentino, Friuli Venezia
Giulia, Cile, Australia, Nuova Zelanda, Francia, tra gli Italiani, due vini erano
stati premiati con i tre bicchieri.
Non farò nomi, ma dalla classifica è stato preferito al primo posto un vino Cileno,
al secondo uno della Nuova Zelanda e al terzo un'Italiano della zona del Friuli,
dico subito che sono stati premiati i vini molto fruttati e soprattutto pieni e sapidi in
bocca, non sono stati molto graditi i vini con espressioni varietali molto
pronunciate (foglia di pomodoro o pipì di gatto) o quelli dove il passaggio in legno
aveva marcato molto il prodotto.
I diciannove vini sono stati analizzati, valutando i principali parametri analitici
quali pH, acidità totale grado alcolico complessivo e anidride solforosa totale,
la media dei paramentri analitici dei vini è stata la seguente:
alcool medio 13.12 % Vol.
acidità totale media 6.08 g/l
pH medio 3.20
Anidride solforosa totale media 82.39 mg/l
Il profilo medio del vino Sauvignon è quello di un vino bianco alcolico con un'acidità
media e anidride solforosa molto bassa (almeno per un vino bianco).
La classifica quindi, ha premiato i vini delle "nuove viticolture" personalmente io
sono stato folgorato da un vino proveniente dalla Nuova Zelanda e qui mi sento
di fare nome e cognome : Cloudy Bay che con dei profumi fruttati inebrianti di
pesca e banana su tutti, un'acidità dapprima elevata e forse fastidiosa ma poi
gradevole che apriva il palato ad un corpo straordinario mi ha fatto capire quanta
strada devo ancora fare !
Penso che tali espressioni di frutto intenso e di acidità elevata, siano il prodotto di un
interazione vitigno - suolo - clima (forse anche tecnica) che noi Piemontesi non
abbiamo e non conoscendo né il Cile e la Nuova Zelanda m'immagino un clima
temperato con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, però sono solo
supposizioni, spero in Febbraio 2003 si andare in "pellegrinaggio" in Nuova Zelanda
e poi magari vi racconterò.
Nel frattempo concludo invitando tutti quanti come il sottoscritto producono,
apprezzano oppure sono soltanto curiosi di Sauvignon di contattarmi
Marco Rabino