Minestrina,
rimembri ancor quel tempo...
di Stefano Buso
Arriva
l'autunno, cadono le prime foglie ed i nostri ricordi gastronomici volgono
a leccornie semplici e mai dimenticate che, in età infantile, hanno coccolato
e stuzzicato i nostri ancora freschi e ingenui palati..
Confesso, che non ho mai compreso il vero motivo, ma, in diverse circostanze,
in parecchie serate tetre, fredde e tediose, ho sempre agognato il calore
di una buona minestrina preparata con uno squisito brodo di carne, possibilmente
poco schiumato, così da godere fin in fondo di quel prezioso e gustoso
"unto" quasi allo stato solido, che infonde incredibile sapore a brodini,
minestrine e cremine varie.
La nostra generazione, parlo di quella nata nella seconda metà dei 60,
è cresciuta a suon di roventi minestrine, servite a temperature laviche,
preparate da premurose mammine, sempre pronte nei nostri confronti ad
accontentarci con piatti sani, gustosi e caldi.
Oltre ad allietare le gelide serate invernali regalandoci una carezza
per il nostro cuore infreddolito, la minestrina calda rappresenta in sostanza
un particolare gesto d'amore materno, per infondere coraggio e sicurezza;
un atto di benevola magnanimità mangereccia, che conforta con il suo gusto
ed atavica bontà.
Altra caratteristica delle minestrine, sono i tipi di pasta scelti; ce
ne sono, infatti, una caterva, con un vero e proprio imbarazzo nella scelta:
formati lillipuziani, macro, giganti, di forme indefinibili e definibili,
astratte, spaziali, psichedeliche, certe ed incerte, note e meno note,
ma tutte buone e certamente preziose.
Uno degli aspetti più avvincenti delle minestrine casalinghe, che non
hanno mai assunto una vera e propria formalità e pomposità in ambito culinario
è la loro denominazione, che non ha "titoli" e fregi dotti de cuisine,
ma, altresì definizioni o appellativi, che variano di casa in casa, di
famiglia in famiglia, di clan in clan!
Esiste allora la minestrina della nonna, della mamma, della zia, del folletto
a poi, del bosco e che più ne ha più ne metta! Spesso si sente dire, a
ragione: quanto buona era la minestrina della povera zia Clotilde….chissà,
se crederci o meno, ma in dubio pro reo, quindi sicuramente, la minestra
della zia Clò era assai buona! Questa fervida fantasia, permette di spaziare
con mente e palato in soluzioni gastronomiche interessanti, semplici ma
ugualmente gustose ed ammiccanti.
Minestra alla moda di...? Da semplice brodino di carne o vegetale, con
l'aggiunta di pastina, formaggio, vari tipi, legumi, verdure, spezie,
condimenti, pan grattato, semola o semolino o uova intere, diventa invitante
variazione e piatto succulento. Il brodo, si può, infatti, insaporire
con salsa di pomodoro o conserva, piselli, patate in dadolata piccola
già lessate, porri, verze, pepe bianco, noce moscata, uova, spinaci lessati,
carote lesse ma a julienne, porri etc. Queste interessanti e semplici
opportunità, permettono in poco tempo di realizzare una minestrina "atipica",
diversa dal solito e, sovente, recuperando pure ingredienti lasciati "in
letargo" nel frigo.
Dulcis in….minestra..
Dopo tutte queste semplici ma pur vere considerazioni, a più di qualcuno
verrà voglia di trovare a casa una calda minestrina da degustare, pensando
alla lontana infanzia, quando la mamma dopo aver fatto sciogliere nel
brodino caldo un formaggino, ci teneva compagnia guardando i cartoni animati.
Che bei tempi e che bei ricordi mai dimenticati. Palese dimostrazione
quanto sia forte la memoria, il ricordo suggellato dall'evocazione di
un piatto gustoso o, in ogni caso a noi particolarmente caro. Ci sentiamo
quindi alla prossima minestra, felice baluardo caro a Lari e Penati che
resiste a mode oltraggiose e consacra affetti riconducibili alla famiglia...
Zuppa alla Pavese: un classico della cucina lombarda
Siamo in periodo autunnale e volutamente, ho evocato le minestrine
casalinghe semplici ma gustose. Vi presento, cari lettori di Tigulliovino,
una zuppa classica, semplice, dai sapori d'antan e riconducibile
alle minestrine ma in ogni caso piatto consolidato ed ufficiale
della tradizione gastronomica della Lombardia.
Per due persone: due uova intere, 4 fette di pane in cassetta
abbrustolito nel burro semplice o aromatizzato, brodo di carne chiarificato
e filtrato, due cucchiai di grana grattugiato, sale.
Questa zuppa, nella sua versione tradizionale, rappresenta un classico
della cucina lombarda; è una ricetta molto semplice, gustosa e saporita
e, tutto sommato, molto nutriente. Era questa la valenza delle zuppe
o minestre d'un tempo, come la Stracciatella alla Romana e cioè,
racchiudere in una sola portata, gusto e corposità, oltre che alto
potere nutritivo. Ideale, è prepararla, quando si ha dell'ottimo
brodo pronto, realizzato con tagli di carne mista.
Il brodo va portato in ebollizione, quindi passato al colino. Si
preparano le fette di pane abbrustolito con burro, quindi si adagiano
sul piatto da zuppa; si rompe successivamente l'uovo e lo si lascia
cadere intero sopra le fette di pane. In seguito, si versa il brodo
caldissimo e fumante su ogni piatto, si prosegue unendo il grana,
il pepe bianco e le spezie.
Si porta in tavola bollente, accompagnando con ulteriore pane grigliato
e formaggio.
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Terminologia di cucina
Mondare:
lavare di solito una verdura o altro alimento. E’ un termine un
po’ atavico ma suggestivo.
Nappare:
ricoprire con una salsa o sugo una pietanza a fine cottura.
Legare:
operazione che consiste di addensare un alimento o salsa con farina
00 o fecola di patate al fine di renderla più cremosa e presentabile.
Massima del mese
Lo stomaco è il direttore che conduce la grande
orchestra delle nostre passioni
Gioacchino Rossini
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Piazza Gourmand di Roberta Schira
Autrice: Roberta Schira
Titolo: Piazza Gourmand
Casa ed: Ponte alle Grazie
Anno: 2007
pp. 208
Prezzo di copertina: €14,00
Dopo l'ottimo e meritato successo del suo libro su come sedurre lui/lei
a tavola, L`Amore Goloso, che le è valso il secondo posto al premio nella
sezione Food del Premio Bancarella ed il premio di Letteratura Gastronomica
Minori - Amalfi, l'autrice affronta la prova narrativa d'esordio mescolando
abilmente vivacità della scrittura e raffinata cultura gastronomica. Immaginate
una grande piazza, affollata di umanità, negozi, ristoranti, taxi, automobili.
Molte case vi si affacciano, molte vite la attraversano e il denominatore
comune è il cibo: cibo-amore, cibo-ossessione, cibo che cura o cibo che
uccide. Un grande chef passa dalle cucine al marciapiedi; coniugi ricchi
e annoiati litigano rumorosamente al ristorante; due coppie restano bloccate
in ascensore mentre vanno a una festa e iniziano a mangiare i piatti che
avevano preparato; amanti golosi si incontrano in un motel per un appuntamento
erotico - gastronomico; un insignificante e grigio ragioniere nasconde un
segreto: storie diverse che confluiscono in un finale collettivo, a tavola
naturalmente. Amore, sesso, gelosia, passione, ossessioni, segreti, doppie
vite, desideri mai espressi: ecco i temi eterni che muovono i fili dei personaggi
di questo romanzo corale, costruito attorno al mito della tavola imbandita,
che unisce, mette in comunione, pacifica.
Roberta Schira è nata a Crema, è laureata in Lettere e si occupa di tutto
ciò che ruota intorno al cibo. Autrice di patinati libri di ricette, food
stylist innovativa, brillante critica gastronomica, collabora con diverse
testate nazionali.
Stefano Buso
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