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Delizie
pratesi
di Kate Maciejewska
Pratese è uno di questi territori italiani, che ha avuto negli ultimi
tempi l'enorme fortuna di essere "supportato" dai privati nella valorizzazione
del suo grande patrimonio storico-culturale. L'esistenza del famoso distretto
tessile ha aiutato a far nascere in questa zona una serie di iniziative,
che hanno incentivato in una maniera significativa la creazione di una
delle più dinamiche società toscane, che cura il suo passato e le sue
tradizioni con una chiave estremamente moderna ed efficace. Simile approccio
mancava ai fiorentini - i precedenti "gestori" del territorio pratese,
considerandolo solo una delle sue "ingombranti" periferie.

Vista sui vigneti di Carmignano
Questa particolare attenzione dei pratesi è ben visibile proprio nella
sapiente gestione del loro ricco patrimonio enogastronomico. Ne è un esempio
la curatissima Strada Medicea dei Vini di Carmignano, che non è solo un
percorso enologico, ma anche storico - culturale e antropologico. Tra
le aziende, che la compongono, c'è la Tenuta di CAPEZZANA, della nobile
famiglia toscana Contini Bonacossi, Fattoria di ARTIMINO con la sede nella
splendida villa Medicea "La Ferdinanda", pittoresca Fattoria di BACCHERETO
e panoramica LA BORRIANA - tutte le realtà, che conducono anche dei confortevoli
agriturismi. L'indiscusso protagonista della enogastronomia pratese è
senza dubbio il vino nella sua pregiata versione Carmignano DOCG la cui
storia viene raccontata nel Museo della Vite e del Vino, che si trova
proprio a Carmignano (nell'archivio della mia rubrica troverete l'articolo
"Di Vini Profumi di Carmignano", che parla in una maniera più approfondita
dei vini e di dolci di questa zona).
Oltre all'esemplare valorizzazione del nobile rosso dei Medici i dinamici
pratesi hanno saputo riscoprire anche altre antiche bevande del territorio,
tra i quali il Vermout Bianco di Prato, che risale a una tradizione contadina
ormai scomparsa. Veniva prodotto dalle massaie con uva bianca non matura
ed erbe dei campi. Oggi questo ottimo aperitivo, nel passato servito in
occasione delle feste natalizie, e riproposto da Cristina Pagliai e Fabio
Goti dell'azienda NUNQUAM che lo producono nel loro piccolo laboratorio
di Tavola nella periferia di Prato secondo l'antica ricetta contadina
del 1750 (www.allagusteria.it)
. E'ormai uno dei pochi Vermout che vengono prodotti senza nessun ausilio
meccanico e con l'utilizzo delle spezie ed erbe aromatiche e officinali
spontanee schiacciate in un pestello di marmo e messe a macerare in un
ottimo vino bianco toscano.
La miscela, segreta nelle sue proporzioni e di non facile reperibilità,
contenente enula campana, genziana, valanga, cannella, calamo aromatico,
chiodo di garofano, centaurea, assenzio pontico e romano, coriandolo,
noce moscata, bucce di cedro e di aranca dolce e amara, bucce secche di
pesca cotogna. Viene completata con l'aggiunta di poco zucchero e alcool,
lasciata maturare per qualche giorno, filtrata e imbottigliata. A noi
fortunati degustatori, questa rarità, prodotta per la prima volta nel
2007 dopo anni di sperimentazione, è stato servita in bottega dagli stessi
proprietari, leggermente fresca in ampi calici a tulipano.
Questo sorprendentemente economico Vermut artigianale (6 Euro franco cantina)
di 15 gradi di alcool ha un colore giallo carico e limpido, il pulitissimo,
ricco ed equilibrato profumo di frutta e spezie e il sapore piacevolmente
dolciastro con una nota di acidulo e un retrogusto leggermente amarognolo.
Cristina e Fabio, che imbottigliano i loro liquori da ben 10 anni, hanno
creato anche un ottimo amaro di 41 gradi di alcool giustamente chiamato
"Il Perfetto Amaro" prodotto senza i cosiddetti "aromi naturali" ma solo
con una selezione di piante ed erbe officinali (angelica, anice stellato,
assenzio, calamo aromatico, centaurea, enula campana, genziana, ginepro
e iris). Altra loro delizia è la propria interpretazione del seducente,
rosso "Liquore di Perfetto Amore". I liquoristi francesi del famoso "Parfait
Amour"di Montpellier trovarano proprio in Italia gli agrumi più adatti
alla sua preparazione. Originariamente era fatto solo con i cedri e in
tutta Italia esistevano le sue molte varianti. I nostri liquoristi pratesi
hanno ripreso l'antica ricetta toscana, che adoperava, al posto dei petali
di violette, la oggigiorno rara cocciniglia, che "colora" ancora di più
tutto l'infuso. Questo originalissimo liquore contiene tutti i profumi
degli agrumi mediterranei miscelati con i profumi orientali delle spezie.
Da notare anche il loro particolare, profumato e per niente stucchevole,
"Liquore di Caffè" di 32 gradi di alcool ottenuto dal cru di caffè di
Arabica Huehuetenango del Guatemala riconosciuto come Presidio Slow Food.
Biscotti di Prato dell'azienda Steno
Un'altra delizia del territorio pratese è l'ottimo Vin Santo, in queste
zone prodotto da poche, ma qualificatissime aziende, tra le quali la Tenuta
di CAPEZZANA, Fattoria di BACCHERETO, Fattoria di ARTIMINO e CASTELVECCHIO.
Ognuna di loro segue le proprie tradizioni creando i Vin Santo molto diversi
tra loro perciò è difficile dare una descrizione omogenea. Il Vin Santo
di CAPEZZANA è un vero capolavoro dell'arte enologica. Prodotto da uve
bianche , principalmente Trebbiano, appassite per alcuni mesi su stuoie
di canna, fermentate e affinate per più di 4 anni in caratelli di ciliegio,
rovere e castagno con una resa bassissima (da un quarto al un quinto del
peso originale dell'uva).
Parlando di questo particolarissimo vino toscano non si può dimenticare,
che Prato è la città dei Biscotti con le mandorle, famosi in tutta Italia
(chiamati anche cantucci o cantuccini), tradizionalmente abbinati proprio
al Vin Santo. Questo abbinamento molto usato in Toscana è senza dubbio
uno dei più criticati dai professionisti del vino, secondo i quali in
quel modo il buon Vin Santo viene "profanato" dai biscotti, che vengono
addirittura inzuppati nel bicchiere. E' un ragionamento giusto, ma che
cosa possono fare le persone abituate ad abbinare il vino da dessert con
il dessert vero e proprio? La soluzione per tutti golosoni è di adoperare
per questo abbinamento degli originali biscotti artigianali pratesi. Sfortunatamente
non è facile a trovarli nemmeno in Toscana dove tantissimi ristoranti,
pur rispettando questo abbinamento, li sostituiscono con i prodotti industriali
o semi-industriali di scarsa qualità.
Francesco Pandolfini, biscotti di Prato dell'azienda Deseo
Una delle storiche botteghe dei Biscotti di Prato è la Pasticceria ANTONIO
MATTEI esistente dal 1858 nel cuore di questa città, che ho avuto occasione
di visitare qualche mese fa (www.antoniomattei.it).
Dal suo forno escono forse le più tipiche "mattonelle" pratasi per la
preparazione dei quali, come spiega l'attuale comproprietario Francesco
Pandolfini, vengono usate solo materie di primissima scelta. La loro versione
più classica, prodotta seguendo una antica ricetta del fondatore Antonio
Mattei, viene preparata semplicemente con farina, uova fresche, zucchero,
mandorle e pinoli. Tuttavia oggi esistono le sue numerose varianti, come
ad esempio quelli alla cioccolata fondente, al cacao, all'uvetta, all'arancia,
ai fichi, al limoncello prodotti dell'altra conosciutissima pasticceria
artigianale pratese STENO (www.fornosteno.it).
Anche
la classica produzione di ANTONIO MATTEI si è ultimamente arricchita
dalla linea dei biscotti DESEO (www.biscottideseo.com),
sofisticata nei gusti e nel packaging. Sono dei cantuccini dalla forma
tipica, ma dai sapori inusuali: delle nocciole delle Langhe e pasta
di cacao di Santo Domingo, scorza di arancia candita o noci e pistacchi
siciliani di Bronte. La linea DESEO è composta anche da ottimi, golosissimi
biscotti dall'impasto semplice di frolla ricca composta da farina,
burro e zucchero. Questa interpretazione pratese dei classici biscotti
della tradizione inglese, include i varianti con cannella, con caffè,
con pinoli, uvetta e peperoncino e addirittura con olio essenziale
di rosa. Sono dolci che, essendo più grassi e stucchevoli dei cantuccini,
possono essere abbinati ai Vin Santo più secchi, come quello di CASTELVECCHIO
2003 o VILLA ARTIMINO 2003, che ho assaggiato in occasione della prima
edizione della mostra-mercato Visto e ComPrato. Invece con i tradizionali
Biscotti di Prato si può servire il carico e decisamente più liquoroso
Vin Santo di BACCHERETO 1999. |
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Un perfetto sposalizio tra città di Prato e vicina Firenze si è realizzato
nella creazione delle Pesche di Prato, nobili e golosissime creature pasticcere
che vengono preparate con l'aggiunta del famoso liquore Alkermes, prodotto
dalla storica Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella di Firenze. Il
grande maestro nella loro realizzazione è Paolo Sacchetti - vice presidente
della Accademia dei Pasticceri Italiani, nella quale svolge anche il compito
fondamentale della valutazione della qualità delle materie prime usate dai
pasticceri aderenti (www.accademia-maestri-pasticceri.it).
Questo grande pasticcere toscano li sforna ormai solo per le feste e su
ordinazione nella sua pasticceria "Nuovo Mondo" nel cuore di Prato. La Pesca
di Prato, descritta amorevolmente da un altro famoso pasticcere, Iginio
Massari, è "un dolce composto da due semisfere di pasta lievitata, farcito
con crema pasticcera che lega le due metà, dal sapore accentuato di una
bagna speziata, con sfumature di vaniglia. (…) Il dolce ha la masticazione
croccante della superficie, voluta dallo zucchero semolato, piacevole, muove
i sapori nel palato, lasciando alla fine il tosso aromatico della cannella.
Il risultato è un dolce armonico, morbido, per gli amanti della tradizione".
Paolo Sacchetti
Le Pesche di Prato sono comparse nelle pasticcerie di questa città nella
seconda metà dell'Ottocento e oggi vengono considerate un dolce tradizionale
della Toscana secondo l'ARSIA, che gli ha assegnato questo riconoscimento.
Per la realizzazione di questi esclusivi e elaborati dolci di alta pasticceria
la cui forma somiglia la pesca, non si impiegano ne conservanti, ne altri
additivi perciò devono essere consumati molto freschi. Un'altra caratteristica
è il loro gusto molto stucchevole, che si adatta poco ai gusti light della
maggior parte dei consumatori moderni. Per tutti questi motivi le Pesche
di Prato si trovano solo raramente in alcune pasticcerie delle province
di Prato e Firenze. L'uso nella preparazione della bagna dell'esclusivo
Alkermes della Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella di Firenze,
che ne produce appena 250 litri all'anno, da a loro un sapore deciso e inconfondibile.
Il nome Alkermes deriva dalla parola araba qìrmiz, che indica il colore
rosso. La sua storia risalga al XV secolo e tradizionalmente veniva somministrato
alle donne dopo il parto e a chi usciva da una malatia. Questo liquore del
gusto piacevole e intenso, era molto diffuso nella città di Firenze al tempo
di Medici usato anche nella preparazione dei numerosi dolci. Già allora
veniva preparato nell'Officina dei Frati di Santa Maria Novella ed è proprio
il loro liquore che fu fatto conoscere in Francia da Caterina de Medici.
La sua attuale ricetta risale al 1743 e prevede la preparazione della tintura,
ottenuta dalla macerazione delle spezie in alcool nel percolatore, che lavora
in continuo per 4 giorni. La tintura ottenuta viene poi aromatizzata con
fiori d'arancio e acqua distillata di rosa e colorata in rosso con estratto
di cocciniglia. Il preziosi liquore ottenuto si affina per 6 mesi in botti
di rovere, filtra e imbottiglia manualmente nella bottiglia di cui forma
non cambia dal 1870.
Alla
fine del mio breve viaggio tra solo alcune delle tante golosità pratesi
vorrei tornare a parlare dei vini e segnalarvi un interessante vino
di zona prodotto dalla cantina di MAURO VANNUCCI, che ho avuto piacere
di degustare durante la cena pratese nel ristorante dell'agriturismo
LA BORRIANA. Si tratta del molto piacevole e insolito per il cuore
della Toscana Cabernet Franc "Poggio de'Colle" 2005 (ricordo, che
l'aggiunta dei Cabernet , Sauvignon e Franc, e prevista per il massimo
di 20% nel disciplinare di Carmignano Rosso DOCG). Il nuovo Cabernet
Franc di VANNUCCI è un vino "vivo", che ha una bellissima apertura
nel bicchiere. Inizialmente risulta piuttosto "opulente" ma finisce
dimostrandosi un vino davvero sofisticato, come a voler confermare
la particolare fortuna e felice riuscita di uva Cabernet nel territorio
carmignanese. |
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Kate
Maciejewska
fotografie
: Kate Maciejewska
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