Vigne e vini del Vallese
di Pasquale Palma
Quattro “moschettieri” monopolizzano la quasi totalità della viticoltura
Vallesana, ma sono circa cinquanta i vitigni, tra classici e autoctoni,
che godono di grande prestigio.
Due prodotti particolari: il Fendant (bianco) e la Dole (rosso).
Il Vallese, cantone della Svizzera sud-occidentale confinante con la Francia
e l'Italia, fin dai tempi antichi è terra di vini. Anzi, dei 26 cantoni
che formano la Confederazione Elvica, è quello che impiega la fetta maggiore
di superficie vitata (5.621 ettari) e produce di conseguenza la maggiore
quantità di vino: 425.655 ettolitri tra bianchi e rossi.
Quindi, percentualmente, il Vallese occupa il primo posto nella produzione
vinicola svizzera con il 35,5%, seguito dal cantone di Vaud con il 25,5%
e da altri cantoni con quantità via via decrescenti, rispetto ad un totale
di produzione nazionale di circa 1.045.000 ettolitri di vino.
Il territorio, occupato dalle Alpi Bernesi a nord e
dalle Alpi Pennine a sud, è costituito dalla valle del Rodano che
l'attraversa dalla sorgente fino al lago di Ginevra, mentre il vigneto
si estende essenzialmente per una lunghezza di 50 km., da Loèche a
Martigny, sulla riva destra del Rodano, occupando per lo piú zone
scoscese con esposizione a mezzogiorno.
L'altitudine varia dai 450 agli 800 metri, anche se la vigna prospera
in qualche caso, come a Visperterminen, fino a 1.100 metri di altezza.
Il Vallese gode di un clima secco, il piú secco di tutta la Svizzera,
dell'assenza quasi totale di nebbia e di temperatura relativamente
mite fino all'autunno inoltrato, mentre la diversità dei suoli permette
la coltivazione di una grande varietà di vitigni.
A circa cinquanta ascende, infatti, il numero dei vitigni adatti ad
essere portati qui al massimo delle loro specifiche capacità di maturazione,
distribuiti tra vitigni classici e vitigni autoctoni secondo le aree
di produzione a loro piú favorevoli.
Tuttavia soltanto quattro sono i vitigni principali che monopolizzano
la quasi totalità, circa il 95%, della viticoltura Vallesana: lo Chasselas,
il Sylvaner (o Gross Rhin), il Gamay ed il Pinot Noir. |
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Dalle uve del vitigno Chasselas nasce il vino che porta una denominazione
riservata esclusivamente al Vallese: Fendant.
Vino bianco secco, corposo e fruttato, il Fendant è giudicato “ il piú
popolare ambasciatore della regione vallesana”, tanto che viene commercializzato
con il nome “Fendant du Valois”.
Si fregia del riconoscimento Aoc (Appellation d'origine contrôlèe) corrispondente
alla nostra Doc.
E' bevuto di preferenza giovane in quanto fresco e vivace, ma gli intenditori
amano berlo dopo due o tre anni perché sviluppa aromi floreali e di frutta,
sapori morbidi e rotondi, una natura viva e briosa.
Gradazione alcolica media: 10,5 - 11, 5°.
E' un vino da aperitivo per eccellenza, ma si accompagna altrettanto bene
ai piatti della tradizione gastronomica vallesana: raclette, fondue, carne
secca, pesci, molluschi e crostacei, pollame, carni bianche, formaggi
a pasta dura.
Dalle uve del vitigno Sylvaner, detto “Gross Rhin” perché originario della
valle del Reno (Germania), nasce il vino denominato Johannisberg: un vino
bianco fruttato, muschiato, caratterizzato da un tocco di mandorla.
Fresco e morbido, secco e gagliardo, si consiglia di berlo dopo due- tre
anni.
Gradazione alcolica media: 11,5 - 12,5°.
Oltre che ottimo aperitivo, si sposa bene con i formaggi, il fegato grasso,
i pesci crudi, gli asparagi.
Il suo alto livello qualitativo è riconosciuto dall'Aoc.
Dalle uve del Pinot Noir, vitigno originario della Borgogna, si produce
un vino rosso che del vitigno conserva il nome.
Il Pinot Noir vallesano raggiunge il massimo risultato ottenibile quando
unisce alla concentrazione la delicatezza e finezza del fruttato, la freschezza
e l'eleganza dell'aroma.
Per questo bisogna raccogliere l'uva e vinificarla nel momento in cui
le sue costituenti formano un tutt'uno perfettamente equilibrato.
Si lascia bere giovane, ma non disdegna alcuni anni d'invecchiamento.
Gradazione alcolica: 12-14°.
Particolarmente adatto alle carni rosse, alla selvaggina, ai formaggi,
è anch'esso fornito del blasone Aoc.
Dall'ormai rituale assemblaggio di uve del Pinot Nero, per non meno dell'85%,
con uve a bacche rosse del Gamay fino al 15%, discende un altro nobile
vino robusto, possente, generoso che è la Dôle.
La sua gradazione alcolica oscilla tra i 12 e 14 gradi.
Come gran parte dei vini rossi vallesani la Dôle si può bere giovane,
ma guadagna molto se bevuta dopo 3-4 anni d'invecchiamento.
Prodotta nell'interno territorio cantonale, la Dôle rappresenta il principale
vino rosso del Vallese che, raffinato ed armonioso com'è, si accoppia
bene con il pollame, le carni bianche e rosse, la selvaggina, i formaggi.
Naturalmente possiede il marchio di garanzia dell'Aoc.
Dopo questi quattro “moschettieri” che, come dicevamo prima, monopolizzano
la quasi totalità dell'enologia vallesana, dovremmo presentare i numerosi
altri vini prodotti, i quali però raggiungono a stento, messi tutti assieme,
il rimanente 5% della produzione vinicola del Vallese.
Ci limitiamo a citarne soltanto alcuni, precisando tuttavia che se scarso
è il loro peso sul piano quantitativo, notevole è la loro incidenza sul
piano qualitativo, giacché si tratta di vere specialità, vere rarità,
veri grandi cru, certamente in grado di impreziosire l'immagine globale
dei vini vallesani.
Tra i bianchi Aoc: L'Amigne e l'Arvine (autoctoni), la Malvasia, ed il
Moscato, il Paien e l'Humagne Blanche (autoctono), lo Chardonnay, l'Ermitage
e la Dôle Blanche (nata da uve nere vinificate in bianco).
Tra i rossi Aoc: il Gamay, l'Humagne Rouge (autoctono), la Sirah, il Cornalin
(autoctono).
Tra i rosati Aoc: l'Oeil-de-Perdrix (Occhio di pernice) prodotto con uva
di Pinot Nero vinificata in rosato.
Negli ultimi decenni la vitivinicoltura vallesana, applicando leggi severe
e rigorosi controlli, ha conseguito notevoli progressi nel miglioramento
qualitativo dei vini, al punto che il Vallese è stato il primo cantone
svizzero ad avere adottato, nel 1990, il sistema delle “Appellazioni di
origine controllate” sull'intera estensione del proprio territorio, realizzando
vini-cru ricchi di nerbo, tipici ed originali.
Che dire poi dell'armonico spettacolo dei vigneti coltivati a terrazze,
dove i filari si sovrappongono avvinghiati gli uni agli altri e sembrano
stare quasi sospesi nel cielo? Qui l'amore per la vigna e per il vino
è grande ed ha sempre occupato un posto preminente nella vita dei vallesani.
Che noi ora vorremmo esortare, concludendo, affinché continuino sulla
strada giusta da loro intrapresa, ma anche perché dedichino un impegno
maggiore nel salvataggio, nel recupero e nella valorizzazione di quella
dozzina di vini rari che, oltre ad accrescere la gioia degli amatori dei
grandi cru, esaltano doti, pregi e prestigio di tutta l'enologia del Vallese.
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