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Continua - Viaggio in Portogallo, Terza ed ultima parte
di Luigi Bellucci


Sabato 24 settembre 2005. Il vino di Porto e Coimbra
Al risveglio mattutino il viaggiatore sta alcuni minuti ad ammirare il velo di nebbia che copre i tetti di Porto, affacciandosi al parapetto del terrazzo della sua camera d'albergo. Il viaggiatore ha la sensazione di essere calato nella Porto del 1678, quando una coppia di commercianti inglesi venne qui a fondare la Croft, uno dei primi marchi di vino di Porto e tuttora uno dei marchi più importanti.
La nebbia pian piano si dirada e i tetti sono più nitidi e si vedono i palazzi nuovi e le auto sulla strada in basso. Il gruppo parte. Si va a visitare la Croft, accompagnati da Marta, la guida che parla un perfetto italiano e sembra la sosia di Francesca Garaventa. La prima presentazione avviene sotto un portico di legno e tegole rosse, di fianco a un carro di legno di oltre cento anni che si usava per il trasporto dei fusti di vino e davanti al simbolo della Croft, due uccelli sopra una barca, che simboleggiano l'amicizia tra Porto e l'Inghilterra. Oggi Croft rappresenta un gruppo con molti marchi, tra cui Taylor's e Morgan e Delaforce e altri.

Ci trasferiamo poi nella cantina, dove decine di grossi tini da quasi 100.000 litri e centinaia di barili di oltre 600 litri contengono il vino destinato all'invecchiamento. La Croft ha in invecchiamento in tutte le sue sedi oltre 13 milioni di litri di vino. tutto il vino viene dalla valle del Douro, che ha un clima secco, un suolo scistoso e produce un tipo di uva forte e robusta per dare uno dei migliori vini di Porto, secondo il disciplinare impostato dal Marchese di Pombal nel 18° secolo. L'uva è raccolta in gran parte a mano perché molti vigneti sono coltivati a terrazza e non è possibile usare macchinari più moderni.

La pigiatura dell'uva è fatta nelle vasche di granito (lagares) sia con strumenti moderni per il porto più economico, sia ancora a piedi nudi per il vintage delle migliori annate. La fermentazione del vino è di sei giorni, ma al terzo giorno si blocca con l'aggiunta di acquavite di vino (brandy) a 77° di alcolicità in rapporto brandy / vino di 1 a 5. L'invecchiamento avviene nei tini anziché nelle botti perché consentono una migliore ossidazione del vino di Porto. Il legno dei tini è sia la quercia, sia il mogano. I barili in cui invecchia una parte del vino sono di legno già usato perché devono consentire l'ossidazione del vino senza aggiungere le sostanze del legno nuovo. I vini delle annate migliori sono imbottigliati dopo solo due anni di invecchiamento in legno e costituiscono i Vintage, il prodotto di punta. Altri sono imbottigliati dopo 4 - 6 anni e diventano i Late Bottled Vintage (LBV) e sono di un'annata specifica. Infine i Tawny sono prodotti assemblando vini di diverse annate, in proporzioni diverse, e sono venduti con un'anzianità minima di tre anni, che può arrivare a 40 e anche oltre.



Dopo la visita alle cantine Marta ci introduce nel Sancta Santorum della Croft di Porto, i corridoi dove stazionano ad invecchiare circa mezzo milione di bottiglie, tutte rigorosamente di Vintage, di tutte le dimensioni, dal mezzo litro alle Imperiali di 5 litri. Le bottiglie più vecchie sono del 1834 e del 1847, ma la maggior parte delle bottiglie ha attorno ai 20 - 30 anni, che è il periodo ottimale per il consumo del vintage nella sua massima espressione.

Terminata la visita scendiamo lungo la stradina interna agli stabilimenti coperta da tralci di vite che salgono dai muri, fino alla sala delle degustazioni. La sala è attrezzata con piccole botti a mo' di tavolini, barilotti come seggiolini e tini di varie annate addossati alle pareti laterali; su uno di questi, che ha contenuto la raccolta 1965, spicca una targa ricordo della visita di Margareth Thatcher del 19 Aprile 1984. Sulle botti che fanno da tavolino all'interno della sala sono già predisposti gli assaggi: un olio prodotto e venduto con il marchio Taylor's, un vino di Porto blanco e un vino Tawny rosso colore del bronzo, che Marta ci illustra. L'olio è della Quinta de Vargellas, con un'acidità dichiarata di 0,2%, colore verde giallo, dall'aroma di erba verde, in cui prevale la sensazione di piccante.

Il Porto bianco è gradevole e fresco, sia come temperatura, sia in bocca, è ottimale come aperitivo e con formaggi freschi e salumi. Infine il Porto Tawny va consumato come digestivo e con formaggi di media stagionatura o dolci tradizionali di uova e mandorle. Lasciamo un ricordo dell'ONAOO sul libro delle visite, facciamo alcuni acquisti al banco e salutiamo la cortesissima Marta e le sue colleghe. Usciamo da Croft con i nostri pacchetti e ci sono già un gruppo di portoghesi dell'alto Douro e di Tras os Montes che stanno entrando a visitare gli stabilimenti, preceduti da un gruppo di "bikers" stile americano "on the road" con magliette che recitano: 7 Continents, 2 wheels, 1 home.

Lasciamo Porto dopo un po' di foto sul lungo Douro in attesa del pullman, risaliamo e partiamo per Coimbra. Il cielo mostra già un po' di celeste tra le nubi, l'aria è fresca e pulita e si va veloci e sicuri tra prati verdi e saliscendi in autostrada. Alle due siamo a Coimbra dove, vicino a una struttura che ricorda Italia in miniatura, imbarchiamo il nostro "Virgilio" di oggi, che ci accompagnerà attraverso i cieli del Paradiso di casa Reis.
Il Professor Alberto Sismondini - "Virgilio" - vive in Portogallo da circa sette anni ed è Professore Ordinario di Letteratura Italiana all'Università di Coimbra. La città sorge sulle rive del fiume Mondego, conta circa 150.000 abitanti e vive essenzialmente di servizi.

Si prende la strada per Almalagues, a circa 10 chilometri da Coimbra, tra strade affiancate da splendide fattorie (Quinta da Torre, Quinta San José) dei secoli passati, alcune ristrutturate, da ville nuove di cittadini che preferiscono questi insediamenti più tranquilli e meno costosi alle case del centro, da boschi di eucalipti, canneti, pinete, orti, ulivi, frutteti. Si vedono molte villette nuove, spesso di re-immigrati da paesi europei, tra la folta vegetazione che ricopre queste colline ridenti, anche se oggi sono ancora deturpate dagli incendi dello scorso agosto, di cui si vedono i segni e si sente nell'aria l'odore degli eucalipti offesi dalle fiamme nei terrazzamenti lungo i pendii. Il pullman corre veloce su queste strade del Portogallo profondo, strade di granito su granito, qua e là ricoperte di asfalto.

Il viaggiatore e la sua comitiva ascoltano con interesse la descrizione di questo mondo rurale subeuropeo che il nostro "Virgilio" ci fa: di come i mercati di paese siano ricchi di diverse varietà di cavoli, di grandi quantità di baccalà, pescato un tempo direttamente dai pescatori del luogo, su larghe barche a chiglia piatta trainate, e salato al momento della pesca, di come i portoghesi preferiscano la noce moscata e la cannella alle erbe e alle spezie tradizionali italiane, di come esista ancora la produzione di tappeti e coperte con i vecchi telai e addirittura vi siano forme di autoproduzione di energia.



Finalmente arriviamo nella casa del nostro ospite, il Signor Américo Reis, un amico del Professore che ci ospiterà nel pomeriggio per un "Copo de Agua", un bicchier d'acqua. Américo vive lì con la famiglia allargata dei parenti suoi e della moglie, la Signora Maria Odéte che oggi purtroppo non è presente perché impegnata nella gestione del ristorante Toscana, in Avenida Urbano Duarte N.6 a Coimbra, dove i clienti possono gustare sia piatti portoghesi sia piatti italiani cucinai con amore, con materie prime di prima qualità e in un ambiente cordiale e familiare.

Nelle zone rurali di Tras os Montes ed Alentejo usa ancora preparare questi banchetti sontuosi con ogni ben di Dio in modo che gli invitati "no passan fame" non patiscano la fame. La casa in cui Américo ci accoglie era una vecchia stalla che lui ha ristrutturato internamente e che conta di sistemare definitivamente in esterno per offrire ospitalità a quanti vorranno vivere dall'interno la vita della campagna portoghese. È sua intenzione sistemare i 5 ettari che circondano la casa con ulivi per utilizzare le numerose fonti che esistono nella proprietà, dove crescono ancora tre ulivi vecchi di 2000 anni e dove si trovano anche resti di rovine romane. La vegetazione intorno alla casa è stata attaccata dalle fiamme lo scorso agosto e se ne vedono ancora i segni.



Entriamo in casa accolti con il sorriso da tutta la famiglia e siamo introdotti nella stanza da pranzo dove su una lunga tavola sono predisposte mille leccornie e squisitezze: baccalà al lagareiço (alla maniera dei frantoiani, con molto olio d'oliva e patate), Pala tramontana, una sorta di pan bagnà con la carne, Presunto (prosciutto crudo ottenuto dalla coscia del maiale), Orejinas do Porco con omento (Orecchie di maiale con coriandolo), Pè do porco, e poi ancora maiale, agnello, capretto, pollo, altri piatti di baccalà, una squisita trippa calda alla moda di Porto, con i fagioli (la fanno dai tempi delle crociate quando dovevano consegnare la carne per i soldati e a loro restavano solo le interiora degli animali e poi l'hanno arricchita con i fagioli importati dopo la scoperta delle Americhe), Coxinas de franco (Coscie di pollo), un eccezionale cardo verde, che è il simbolo della cucina portoghese ed è preparato con cardo galero e choriço (salame), e poi ancora formaggi di cabra (capra) e di ovelha (pecora) di corto invecchiamento, piatti di fichi freschi deliziosi, un tavolo di dolci a cucchiaio e torte, vino tinto, bibite, caffè e una sontuosa "bagaceira" (grappa autoctona) del 1993.



Al termine del "Copo de Agua" il Professore ci ha mostrato alcune diapositive sulla Cultura materiale e antropologica del Portogallo - Mondo rurale e Mondo urbano. Le tradizioni e le superstizioni legate alla gestazione, alla nascita, l'adolescenza, la vita adulta, i giovani. Abbiamo visto la festa di Santo Stefano a Ousilhão nel Vinhais, i Mascaros e i Mordomos e le loro tradizioni, la vita universitaria e la vita rurale. Ci siamo incuriositi sulle usanze della Latada, la festa delle matricole (Caloiros), sui colori delle facoltà di Coimbra, rosso per Giurisprudenza, giallo per Medicina, arancione per Psicologia, bianco e azzurro per Scienze, blu per Lettere, ecc.





Abbiamo visto le usanze in occasione del matrimonio, il banchetto del Copo de Agua che può durare un giorno intero, l'alimentazione festiva a base di capretto, le Feste Estive con il Culto delle Acque, il Culto del Fuoco e della Luce, il Culto delle Erbe e la loro funzione profilattica, i vasi di Margherite e di Manjerico (basilico a foglia piccola) usati come ornamento. Abbiamo visto la festa di San Giovanni a Oporto e la funzione apotropaica di questi riti che devono servire a superare le avversità ed avere più fortuna. E poi ancora la matança do porco, il fumeiro (la produzione degli insaccati Salpicao, Farinheira, Porcela, Pato), il sangue cotto, i tagli del maiale, per finire con il gioco della malha (si pronuncia maglia, ma non ha niente a che fare con il tessuto) in cui due squadre di due o tre giocatori si fronteggiano lanciando dei dischi di metallo del peso di circa 600 grammi verso un grosso birillo di ferro a circa dieci metri di distanza, con l'obiettivo di colpirlo e abbatterlo, e vince chi arriva prima a 31 punti. È un gioco a metà strada tra la petanque e il tiro ai birilli o bowling primordiale.
Alla fine si sono formate due squadre e nel cortile dietro casa si sono cimentate in questo gioco, mentre i due cani di casa scorrazzavano per il prato e la piccola Caterina cercava invano di raggiungerli.
Il pomeriggio è volato, così si è fatto tardi e si è dovuti rientrare a Porto dopo le sette rinunciando alla prevista gita in battello sul Douro.



La sera il viaggiatore e Gabriella hanno oziato tra i negozietti del Cais da Ribeira per fare gli ultimi acquisti prima della partenza, si è dissetato con frutta fresca e ha goduto il tramonto del sole dalle panchine di Ribeira mentre i pochi turisti occupavano qualche tavolino qua e là tra i locali che aspettavano i clienti.
Risalendo lungo la Praça de Ribeira e la rua de São João il viaggiatore si è trovato di fronte al VinoLogia, un locale delizioso al N. 46, dove poter degustare in maniera comparata tantissimi tipi di Porto. Ha scelto la degustazione di tre vintage accompagnati con Queso de Serra de Estrelha di media stagionatura. Il locale è delizioso, sia per l'ambiente curato e familiare, sia per la varietà di prodotti esposti, sia per l'arredamento essenziale, pulito e gradevole, sia soprattutto per la cordialità e la professionalità dei gestori, in particolare Gustavo che ha spiegato al viaggiatore i tipi di vintage proposti, due di piccoli produttori della Valle del Douro (sotto i 15 ettari di vigneto) e uno di una media azienda (circa 50 ettari di vigneto). La serata è stata piacevolissima conversando con Gustavo e i suoi collaboratori e con il nostro vicino di tavolo, Mauro, di Firenze, in viaggio per lavoro.

Lasciando il locale e scendendo ancora verso Praça de Ribeira alla ricerca del taxi per tornare in albergo il viaggiatore si sentiva arricchito da quell'oretta trascorsa in buona compagnia, tra buoni vini, nella magia del calore e dei profumi di VinoLogia, con sotto il braccio una bottiglia di São Pedro das Àguias Vintage d'annata, che Gustavo gli aveva fatto assaggiare come ultima chicca e che a lui era proprio piaciuto. Questo Porto viene dalle regioni di Cima Corgo e Douro Superior.


Domenica 25 settembre 2005. Porto - Lisbona - Genova
È il giorno del rientro. La comitiva si è già salutata. Un gruppo è partito alle 5, un altro alle 8, il viaggiatore è rimasto nell'ultimo gruppo, che lascia l'albergo dopo la colazione alle 9,30. Siamo in pochi sul pullman e silenziosi, ciascuno a pensare alle giornate passate, a sperare di rientrare bene a casa, a rivedere in pochi minuti le sensazioni rimaste di queste giornate piene di colori, di sapori, di gente nuova, di odori famigliari. Il rullare delle ruote sull'asfalto è come una filigrana nelle pagine su cui sono impresse le emozioni del viaggio. L'aeroporto di Porto è come un porto di mare, è pieno di gente in fila allo sportello numero sette, quello del volo per la capitale e il viaggiatore ha come la sensazione che mezzo Portogallo stia partendo per Lisbona. È come quando lasci un amico e lui fa ancora un pezzo di strada con te per mostrarti meglio il suo affetto e starti vicino ancora un po'.

Il cielo è parzialmente coperto e crea turbolenze che fanno ballare l'aereo, ma non ci sono problemi e in 40 minuti atterriamo a Lisbona. Mancano due ore e mezza al prossimo volo. Un giornale, un caffè, un salto alla toilette e l'osservazione dell'umanità di passaggio tra una gate e l'altra, tra n transito internazionale e un volo nazionale, la ragazza del negozio dei vini che rompe una bottiglia d Porto e la donna delle pulizie con la sua divisa celeste che arriva dondolando e passa lo straccio, dopo aver raccolto i cocci, sul rosso rubino sparso tra i banchi che profuma l'aria di frutti rossi maturi. È rientrato anche il nostro "maratoneta" che ci aveva lasciato dopo il Copo de Agua di Coimbra per partecipare alla mezza maratona di Lisbona del 25 settembre 2005, cioè oggi. È soddisfatto e rilassato, anche se ha avuto qualche crampo durante la gara.

Sul volo per Milano una comitiva di veneti trasmette allegria anche agli altri. Il cielo sotto di noi sembra un grande tappeto di ovatta, con qualche macchia di verde ogni tanto, ma senza le fastidiose perturbazioni con tuoni e fulmini. Passiamo le Alpi ma non le vediamo, ce lo comunica la cartina che appare sul piccolo schermo in alto al centro di ogni corsia, che indica il percorso dell'aereo nel cielo. Finalmente comincia la discesa, la Pianura Padana è meno coperta di nuvole e si vede la diga sul Ticino prima di atterrare. Un saluto agli altri e via verso il pullman che ci riporta a Genova. Arriviamo che manca poco alle 23 e fuori dal casello di Genova Ovest le frecce per terra indicano la direzione PORTO e il viaggiatore ha come un soprassalto mentale, come se avesse viaggiato quasi tredici ore per essere riportato al punto di partenza … la stanchezza evidentemente comincia a farsi sentire.

A casa il viaggiatore ha ancora il tempo di sentire l'intervista a Valentino Rossi che ha vinto il suo settimo titolo mondiale ed è veramente un fiume di simpatia inarrestabile e un mostro di intelligenza mediatica e sportiva. Grande Valentino e viva Tavullia.


In Conclusione … gli auspici dei frantoiani
Il viaggio in Portogallo di alcuni soci dell'ONAOO ha consentito di osservare da vicino la realtà della coltivazione dell'olivo e della produzione di olio d'oliva extravergine in questo paese, che non è certamente all'avanguardia, ma sta lavorando ottimamente per migliorare e portarsi al livello dei primi, almeno in Europa. Le aziende visitate sono riuscite, grazie alla collaborazione delle regioni in cui sono inserite, ad ottenere cospicui contributi economici dalla Unione Europea. Con questi contributi hanno potuto migliorare le piantagioni e modificare i loro frantoi con macchinari nuovi e all'avanguardia. Sia le regioni, sia lo Stato centrale, collaborano per stilare una normativa che non sia di ostacolo agli operatori del settore, anzi li stimoli a fare sempre meglio, nel rispetto della qualità e dell'incentivazione delle colture biologiche. Alcuni operatori sono già in grado di ottenere oli d'oliva extravergine eccellenti, con acidità attorno allo 0,2% e altri stanno migliorando di anno in anno.

Come portavoce degli operatori italiani, il gruppo ONAOO auspica che anche in Italia si possa avere un sostegno e un aiuto da parte delle regioni (dalla Liguria alla Sardegna) per raggiungere gli obiettivi di finanziamento da parte della Unione Europea. Auspica che anche lo Stato Italiano, come già fanno Portogallo, Grecia, Spagna (realtà già visitate), scelga la strada di una pianificazione statale degli aiuti dell'Unione Europea al settore olivicolo e oleario per consentire di realizzare impianti più moderni e più remunerativi. Auspica infine una revisione in senso semplificativo della normativa di controllo e di lavorazione, che spesso ostacola o addirittura impedisce l'attività quotidiana, per lo meno per i piccoli e medi produttori. Se anche l'Italia e le sue regioni non si adegueranno in fretta a quanto avviene già in questi stati gli operatori italiani sono destinati a perdere costantemente produttività, saranno sempre meno competitivi e alla fine saranno destinati a soccombere e questo non deve succedere.


Luigi Bellucci