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Calabria - Strada del Vino e dei Sapori del Brutium
di Iole Piscolla

Archivio generale Strade del Vino


Strada del Vino e dei Sapori del Brutium
Associazione Strada del Vino e dei Sapori del Brutium
Sede Operativa
C/o Sede Unione Provinciale Agricoltori
Via Piave 3 - 87100 Cosenza
Tel: 098426133 / 3355272586
Fax: 0984261099





Il percorso della Strada del Vino e dei Sapori del Brutium si snoda tutt'intorno a Cosenza ed è dedicato ad un antico popolo, i Bruzi. Cosa c'entrano questi coraggiosi guerrieri con le caratteristicità enogastronomiche del territorio cosentino? Gli storiografi non sanno con certezza se questo curioso popolo sia vissuto in Sila o se ci sia arrivato fuggendo da terre più a nord dove viveva in stato di schiavitù, di certo sanno che la loro lingua e i loro costumi non erano molto diversi da quelli di altre popolazioni italiche sottomesse ai Romani; per quanto bellicosi i Bruzi dimostrarono di saper condurre una vita sociale ben organizzata tanto che Cosenza divenne con loro una grande città e che la campagna da loro coltivata dava ottimi prodotti, in primo luogo olio e vino.


Donnici e Luzzi
Due sono i vini Doc della Strada del Vino e dei Sapori del Brutium. A sud di Cosenza si produce il Donnici Doc nelle consuete tre versioni: il Rosso, da uve Gaglioppo, Greco nero e altre, e il Rosato, adatto ai primi piatti e ai pesci di gusto forte, infine il Bianco, da uva Mantonico insieme a Greco Bianco, Malvasia e Pecorello, che si accompagna bene con pesce e antipasti leggeri.
Nasce invece in un solo comune a nord del capoluogo, Luzzi, un vino che ha ricevuto la denominazione recentemente: il San Vito di Luzzi, erede del prodotto dei Monaci Cistercensi presso l'Abbazia di Sambucina. Il Rosso ha origine soprattutto da Gaglioppo, Malvasia nera, Greco nero, Sangiovese ed è un vino da secondi piatti robusti e da formaggi stagionati, il Rosato (stesse uve) è abbinabile al pollame e ai primi piatti saporiti. Il Bianco, da Malvasia, Greco, Chardonnay e altre uve bianche, spazia invece dal pesce ai primi.

Il capoluogo quindi è il fulcro di un itinerario che tocca Figline Vegliaturo, Rogliano, Amantea, Dipignano, Luzzi e Montalto Uffugo e che si scioglie su direttrici contrapposte, la Valle del Crati, con l'omonima produzione Igt, e la Denominazione di Origine Controllata Donnici e San Vito di Luzzi; e la Valle del Savuto, con la Doc corrispondente.

L'interesse monumentale del luogo è dato dalla vicina Abbazia della Sambucina, oggi ridotta a suggestiva rovina nella cornice delle montagne silane. L'interesse gastronomico è dato dalla presenza (come un pò in tutta la Calabria) della produzione di capocollo, oggi certificato con Denominazione di Origine Protetta. Per la produzione di questo salume, che deve aver luogo interamente nel territorio calabrese e che nell'economia domestica è considerato ancora uno dei salumi più pregiati tanto da riservarne il consumo a eventi di rilevanza, viene utilizzata la parte superiore del lombo disossato. I pezzi di carne vengono sapientemente massaggiati e periodicamente rigirati e rimassaggiati. Al termine di questa attenta operazione i pezzi vengono lavati e bagnati con aceto di vino, quindi sottoposti a pressatura e successivamente cosparsi di pepe in grani. Infine i capocolli sono avvolti nella rete e fatti asciugare in appositi locali dove l'umidità e la temperatura sono tenute sotto controllo per circa tre mesi.


Fichi chini a cruci
Gli ingredienti
2 kg di fichi secchi di qualità dottato, 300 g di gherigli di noci, 250 g di mandorle,
150 g di cedro candito, 100 g di zucchero, 200 g di cioccolato amaro,
2 bicchieri di vino dolce passito, 1 pizzico di cannella.


Preparazione
Tagliate a metà i fichi secchi. Riempiteli con le mandorle sgusciate e i gherigli delle noci, una presa di cioccolato grattugiato e pezzettini di canditi. Richiudeteli, bagnateli col vino e spolverizzateli di zucchero e cannella, asciugateli in forno tiepido. Normalmente vengono conservati a lungo avvolti nelle foglie di alloro.


Iole Piscolla