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Il vino del mese - Novembre 2000
Segnala questo articolo ad un amico Soave Classico Superiore "Contrada Salvarenza" '98 Azienda Agricola Gini Piccola storia di un genius e di una serenata La prima volta che l'ho percepito non era dove mi aspettavo d'incontrarlo:pareva fuori posto, nel lusso ridondante e un po' pacchiano dello storico hotel sulla laguna, confuso in mezzo a troppe bottiglie (vini bianchi, rossi, frizzanti), così lontano dai suoi luoghi. Cerco la sua bottiglia tra la (scarna) rappresentanza veronese: la stappano per me, nessuno ancora ha chiesto di assaggiarla. Meglio. Così sono la prima ad avvertire le note di un valzer leggero come un tulle che si liberano dal bicchiere. Anch'esse parlano di mare, ma non opaco e spento, d'un incerto grigio-azzurro come questo qui fuori. Il mare che raccontano è di un verde tenero come germogli, brillante e cupo come piante di sottobosco : le colline del Soave. Tempo qualche mese e l'incontro si ripete presso l'azienda agricola Gini, a Monteforte d'Alpone. Con la consueta cordialità semplice e schietta, Sandro Gini mi guida nei locali della sua nuova cantina scavata nella roccia, dove i muri con i sassi a vista costituiscono un'ideale continuazione dei vigneti: stesse pietre, per questi e per quelli. E quando arriviamo in faccia alle colline finalmente lo colgo, quasi presenza visibile: il genius loci della famiglia Gini - l'essenza benefica di certo Soave - abita qui, da sempre. Vive nelle vigne vecchie di tre secoli di Contrada Salvarenza, il più antico vigneto di proprietà della famiglia. Abita in queste colline fatte di vento e sole e terra bianca di calcare e rossa d'argilla, vegliando i grappoli di garganega. Si fonde nei loro vini, e quand'è il momento sorprende con la melodia del Soave Classico Superiore "Contrada Salvarenza", una musica che per la vendemmia 1998 ha gli accordi limpidi e radiosi della Serenata per orchestra d'archi in mi maggiore op.22" di Antonin Dvorak nel secondo movimento, il tempo di valse. Perché era appunto un valzer quello sussurrato, quel giorno a Venezia, dal bouquet di fiori chiari e caldi - giglio, madresilva - che si sprigionava dal bicchiere. Un'armonia di profumi discreti ma sottilmente decisi, che si accompagna elegante come un canto di violini al colore del vino, un oro fuso e trasparente. In bocca le note di mandorla si fanno più intense, ma con gentilezza, screziate appena da un accenno di minerale - hai presente quel buon sentore di polvere calda, sui sentieri di campagna d'estate? ecco, qualcosa di simile - . Insieme rivelano un senso di pienezza e rotondità, una trama - un corpo - sostenuto ma non opprimente, ampio piuttosto, come un respiro, liberato e liberatorio. E quando la magia sembra esaurita, ecco che il tema - musicale ed enoico - riprende, ma più raccolto: le sensazioni di primavera (profumi e gusto) si spengono lentamente. …Ricordo un assaggio di vino bianco straniero, mi pare uno chardonnay. Celebre, celeberrimo, superbo. Quello, un mito. Ma questo, una serenata... soave. Elisabetta Tosi (elisa.tosi@tiscalinet.it) (In collaborazione con "Ex Vinis", Veronelli Editore)
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