


Il vino del mese - Maggio 2002
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Molinara 2001 Igt Veneto
Az.agr. Le Salette, via Pio Brugnoli 11/c, (VR) Tel. 045.7701027
E-mail: vinosal@tin.it
Per chi non la conosce, la molinara è un vitigno originale e originario della Valpolicella.
Qui è nato e qui rimarrà, poco ma sicuro. Non c'è pericolo che lo esportino altrove,
date le sue caratteristiche di scarso interesse e peso per il gusto d'oggi.
Il nome le viene dal suo aspetto: gli acini pruinosi sembrano essersi tuffati nella farina.
Come cultivar presenta una produzione costante e abbondante, resistente al marciume
acido e alla botrytis; di contro è un'uva freddolosa, che mal sopporta gli inverni umidi
e rigidi e quindi predilige la mezza collina con i suoi terreni asciutti, ventilati, soleggiati.
La tradizione viticola della zona la vede mischiata, nei vigneti più vecchi, a vitigni più
"interessanti" - corvina, corvinone, rondinella - … Una jattura per i produttori d'oggi.
I quali non sanno cosa farsene di questa molinara, non dico per l'Amarone, ma perfino
per il Valpolicella. Che uva insulsa, dicono. Non da' colore, non da' struttura, tutt'al più
da' profumi, ma pochi e con difficoltà anche quelli.
Succede così che il nuovo disciplinare di produzione del Valpolicella la declassi da
"uva obbligatoria" a "solo" autorizzata.
E tuttavia continua ad esistere, ogni anno matura e va raccolta…che farne?
Franco e Monica Scamperle dell'azienda agricola Le Salette non si sentono d'ignorarla:
la cultura contadina aborre gli sprechi.
Fedeli ad una filosofia aziendale improntata al massimo rispetto e all'esaltazione delle
peculiarità delle uve e delle zone da cui provengono, la raccolgono e la vinificano a parte,
in purezza.
Il risultato è Molinara 2001, un IGT Veneto esemplare nella sua semplicità e tutt'altro
che banale, anzi.
Festoso e d'immediata piacevolezza, sprigiona dal bicchiere un'atmosfera di leggerezza
quasi primaverile, a partire dal colore - "semplicemente" rosso, senz'altri aggettivi ma
brillante e terso - e che si conferma nel profumo chiaro, fruttato e pulito di fragola e
prato in fiore - un po' di erbaceo, un po' di dolce.
In bocca il gusto si allarga, rivelando una struttura leggera ma non inconsistente e una
persistenza insospettata, mentre il dolce della fragola e del lampone si stempera in
un'acidità vivace e fresca, prima di cedere il passo ad un retrogusto tanto netto quanto
gradevole.
Un vino da tutto pasto, ottimo come aperitivo, magnifico se bevuto freddo e anche a
temperatura ambiente non delude. Un rosato leggero, cordiale e soprattutto
serbevole - caratteristica, questa, che sembra aver perso peso agli occhi di chi vorrebbe
i vini tutti "importanti", impegnati e impegnativi.
Ma di cui si sente l'(in)conscio bisogno quando ci si siede alla tavola quotidiana.
Meno male che la molinara esiste ancora, e con lei tante altre uve autoctone semi
sconosciute, dimenticate, bistrattate o sottovalutate…
Elisabetta Tosi