


Il vino del mese - Gennaio 2001
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Re d'Arum 2000
Cantina Sociale di Montecchia di Montecchia di Crosara (VR)
Esistono in Italia zone così particolari e caratterizzate che riescono a dare
qualcosa di se' e a rendere in qualche modo originali anche vini dai vitigni
più diffusi, conosciuti e sfruttati. Cosa ci si potrebbe aspettare, per
esempio, da un blend di chardonnay e sauvignon, se non l'ennesimo
prodotto "furbo" e ruffiano, che strizza l'occhio al mercato e ai suoi capricci
dell'ultima ora? Ma se questo uvaggio nasce in vigneti che affondano le radici
in una terra d'origine vulcanica, in un luogo dominato 50 milioni d'anni fa da
un lussureggiante ambiente tropicale e da un caldo mare, allora persino queste
uve acquistano qualcosa di particolare.
E' proprio questa singolarità che si affaccia dai profumi e dal gusto di
"Re d'Aurum 2000", il nuovo vino della Doc Monti Lessini, da poco messo
a punto e presentato ufficialmente dalla Cantina sociale di Montecchia di
Crosara (VR). Le uve chardonnay (80%) e sauvignon (20%) provengono
da vigneti posti in località diverse nei Comuni di S.Giovanni Ilarione e
Roncà (VR), allevati a filare e pergoletta semplice inclinata con una densità
di 4000 ceppi/ha e una resa di 100 q/ha.
Dopo la vendemmia, manuale, avvenuta nella prima decade di settembre,
le uve sono state pigiate in maniera soffice e lasciate brevemente a
macerare sulle bucce.
La fermentazione ha avuto inizio vasca, ed è quindi proseguita in barrique,
dove il vino è rimasto per 13 mesi.
Alla fine si è in presenza di un vino frutto di una selezione di quattro delle
migliori barrique utilizzate nll'operazione. "Re d'Aurum" rende giustizia al suo
nome; il colore è paglierino tendente al dorato con sfumature verdi, il profumo
ampio e complesso sa di frutta bianca (pera Williams soprattutto) ma anche
di gelsomino, anice, kiwi maturo, miele, con una sfumatura esotica d'incenso.
In bocca s'impone la pera ma soprattutto una nota minerale: eccola qui, la
territorialità dell'estremo est veronese.
Una sapidità asciutta ed essenziale, che avrebbe un che di aggressivo e
sulfureo se ad addolcirla non intervenisse l'onnipresente mandorla - altra
caratteristica di un'area che, dopotutto, s'intreccia con la zona di produzione
del Soave. Bella eleganza, grande pulizia, un corpo rotondo ma non burroso,
una discreta persistenza e soprattutto un tenore alcolico (14°) interessante
completano il quadro di questo bianco che aspira con diritto ad una vita
medio-lunga. A dispetto delle apparenze tuttavia, non è un vino troppo
impegnativo e si accompagna senza problemi anche ai piatti veronesi più
tradizionali: baccalà con polenta, luccio in salsa delicata, tortino in pastà brisè
di zucca e speck, formaggio Monte Veronese stagionato, formaggio grana dei
Lessini. Paradossalmente, l'abbinamento che più gli si addice è una "plebea"
crema di cavolfiori: "Re d'oro" sì, dunque, ma democratico.
Elisabetta Tosi