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          Il vino del mese - Gennaio 2001


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          Amarone della Valpolicella Classico '97
          Az.agr.Brunelli Luigi, via Cariano 10, 37029 S.Pietro in Cariano
          Verona  tel.045-7701118, fax 045-7702015

          Piccola storia di fuoco e vino

          In Valpolicella, d'autunno, le prime nebbie non chiudono come d'inverno la 
          vista di campi e colline: si avvitano leggermente intorno ai filari dei vigneti. 
          Le foglie ancora verdi sono tuttavia spente e penzoloni, tendenti ad un color 
          gialliccio che già non è più vita. Respirata lontano dalla maledizione del traffico 
          incessante sulla strada provinciale, l'aria interrotta dal borbottare dei trattori sa 
          ancora un po' di estate, di fioriture ormai sfatte, di terra smossa ed erba fradicia. 
          Valpolicella, "molte cantine". Terra di antiche popolazioni e ancor più antichi vigneti, 
          di ville, battaglie, castelli, nobili in guerra, poeti, artisti. Che vino può dare una 
          zona così? Con la storia dentro, è il minimo. Non solo e non tanto quella "ufficiale" 
          dei libri: più spesso, e sono le più interessanti, sono storie semplici di quotidiane 
          fatiche e attese tradite, storie di ostinazione, sacrificio, fiducia in se' e fede nella 
          natura. 
          Chi è davvero onesto con se stesso e in queste storie è nato e cresciuto, non le 
          dimentica e non le rinnega, anche se ormai la prosperità ha cambiato il bue in 
          trattore e la bicicletta in auto, il vino lo vende all'estero e non più nelle osterie di 
          paese, e gira per enoteche e ristoranti di lusso come tra i sentieri dietro casa. 
          Se sei fedele a te stesso il successo, quando arriva, è meritato, ma non ti 
          sconvolge e soprattutto non ti travolge. 
          Luigi Brunelli è un produttore giovane del quale il mondo vinicolo che conta si è 
          accorto solo da poco: del resto anche il faggio che cresce non fa rumore. 
          "Io sono un enologo", dichiara, e si meraviglia se non capisci subito che tutta la 
          sua filosofia è lì. E' come dire cammino e respiro, il sole scalda e l'erba è verde, 
          cosa c'è di strano? sono enologo. E quindi mi occupo di vino. Ma non come se 
          fosse un lavoro o un prodotto. Come se fosse un compagno, un amico, un 
          fratello. Da pari a pari. Al punto da condividerne la personalità - o forse è la sua 
          che il vino rivela? Luigi, la sua famiglia (i Brunelli sono viticoltori da tre generazioni) 
          conoscono così bene lo spirito della loro terra da riuscire ogni volta a convincerla 
          a dare sempre il meglio di se', persino nelle annate più ingrate. Forse per questo 
          dai suoi vigneti in pianura a S.Pietro in Cariano - pianura, ripeto: convivono con 
          case e strade -,  solo all'apparenza parenti minori di più celebrati vigneti di collina, 
          nascono vini che racchiudono prepotente un desiderio di libertà. 
          L'Amarone della Valpolicella Doc Classico 1997  è così. 
          Nel vino-simbolo di questa zona, assurto nel Gotha dei più grandi rossi internazionali, 
          se a firmarlo è Luigi Brunelli non è la nota di eleganza, compostezza ed esaltazione 
          dei sensi a colpire chi lo assaggia. No: è il fuoco. Lo stesso che serpeggia 
          irrequieto e intrattenibile nella Danza rituale del fuoco (dal balletto L'Amore stregone) 
          di Manuel de Falla. 
          Un tema, questo del fuoco e della danza, che forse per caso e forse no è già 
          annunciato nell'etichetta, dominata da un notturno rosso-nero attraversato dal 
          movimento sinuoso di tre viticci. 
          Di un bel granato scuro, brillante e setoso, questo Amarone inganna se ci si limita 
          al giudizio degli occhi: come il brano di de Falla, si annuncia infatti in sordina, 
          senza fretta, ma con un tremito insistito che si rivela più apertamente al naso, 
          con note trattenute come il tema dell'oboe: scure e golose di cioccolato, cuoio, noce, 
          frutti di bosco. Nel balletto, in poche battute il ritmo accelera e la frase principale si 
          chiarisce, riproponendosi con più forza: è il fuoco che sul più bello esplode in una 
          girandola di accordi d'archi e ottoni. Così l'Amarone: in bocca sorprende per il suo 
          calore di spezie e pepe e per la vitalità gioiosa che esprime. Potente senza cedimenti 
          né rotture, ha stoffa elegante ma non leziosa, corpo, rotondità e morbidezza senza 
          affettazioni. Una canzone di libertà d'altri tempi, come un cavallo che corra a briglia 
          sciolta, docile e incontenibile al tempo stesso.

          "… come un cavallo…"
          Il Titari? Ma questo, sempre di Brunelli, è un altro Amarone. 
          E dunque un'altra storia.
 


                                              Elisabetta Tosi (elisa.tosi@tiscalinet.it)
             In collaborazione con la rivista "Ex Vinis" - Veronelli Editore