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          Il vino del mese - Febbraio 2002

  
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          Corvina della Pieve 2000
          Cà Montini - Fraz. San Floriano, San Pietro in Cariano (VR)

          Uno dei segnali della vivacità imprenditoriale che sta attraversando in questi 
          ultimi anni la Valpolicella non è dato solo dal sorgere ex-novo di cantine e 
          aziende vinicole la' dove - fino a ieri o quasi - si trovavano semplici agricoltori 
          o conferitori d'uva, ma anche dalla presenza sul territorio di gruppi attivi - fino 
          a ieri, o quasi, appunto - in altri settori. Oppure già presenti nel ramo, come si 
          dice, ma non particolarmente noti al cosiddetto "pubblico delle guide". 

          Uno di questi è il Gruppo Pizzolo, un insieme di aziende che si raccoglie sotto 
          il "cappello" della famiglia Pizzolo, il cui impegno nel settore agroalimentare 
          spazia dalla mangimistica ai surgelati passando per la gastronomia pronta e 
          il vino. A proposito di quest'ultimo, l'ultimo scorcio dell'anno ha visto il 
          debutto di una nuova Igt, la "Corvina della Pieve" 2000, ultima nata (con la 
          consulenza del prof. Leonardo Valenti) di Ca' Montini, un'azienda di 
          S.Floriano (fraz. di S.Pietro in Cariano, Vr) di proprietà dei Pizzolo, produttrice 
          di vini d'alta gamma destinati alla ristorazione e ai negozi specializzati e 
          grazie alla quale i titolari intendono perseguire una politica di marca. 

          "Corvina della Pieve" 2000 è vino da monovitigno, l'autoctona corvina, 
          forse il più rappresentativo della zona, base dei rossi più celebri del 
          veronese (Amarone, Valpolicella e Recioto, per capirci). 
          Nasce da uve collinari, in vigneti piantati a pergola trentina e spalliera 
          con una densità d'impianto di 355 ceppi per ettaro, un'età media di 15 anni 
          e una resa per ettaro di 55 quintali. 
          Dopo la raccolta manuale e una pigiadiraspatura soffice, le uve hanno 
          subito una breve macerazione, quindi dopo la fermentazione il vino è stato 
          messo in legno per 10 mesi e quindi in bottiglia per altri quattro. 

          Il risultato è interessante senza eccessi di sorta: colore rubino non troppo 
          carico, lucido e brillante, unghia violacea. 
          Il profumo è fin da subito di accattivante dolcezza, s'impongono note di piccoli 
          frutti rossi caramellosi, fragola e lampone, confettura di ciliegia, il legno si 
          avverte sullo sfondo (e ritorna all'assaggio). In bocca si presenta caldo, 
          setoso, morbido e con un finale pulito, anche se un po' troppo fuggevole 
          per essere un vino da 13,5 gradi alcol e quasi 30 gr. di estratto secco totale. 
          Nel complesso un prodotto elegante e armonico, gentile come l'uva da 
          cui prende origine, da buon pasto delle feste; da gustarsi senza fretta 
          e troppi pensieri.

 
          Elisabetta Tosi