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          Il vino del mese - Aprile 2001


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          Monte del Drago 1997, IGT Rosso veronese
          Azienda agricola Musella,
          corte Ferrazzette,2
          37036 S.Martino Buonalbergo (VR)
          tel.045-973385

          Una proprietà incantevole dalla storia plurisecolare, un complesso paesaggistico 
          tra i più completi del Veneto che si articola in corti, case rurali, stradine, chiesette, 
          boschi e torrenti, uliveti e sentieri protetti da una recinzione che si spinge fin sulla 
          collina. Può sorprendere, provenendo da Verona e percorrendo la trafficatissima 
          strada statale 11 in direzione di Vicenza, giunti a S.Martino Buonalbergo imbattersi 
          quasi all'improvviso in questa specie di oasi naturale con annessa villa seicentesca.  
          La vocazione viticola dell'insieme venne valorizzata da Cesare Trezza Muselli nella 
          seconda metà dell'800 con sistemi, per l'epoca, decisamente all'avanguardia e prosegue 
          oggi per mano di Emilio Pasqua, che dal 1995 è proprietario dei vigneti e di parte 
          delle strutture che oggi ospitano il cuore produttivo dell'azienda agricola. 
          Invidiabile la posizione in cui i vigneti stessi vengono a trovarsi: su tre colline, esposti 
          in prevalenza a ovest, mostrano una composizione del terreno che va dall'argilloso al 
          tufaceo, riflettendosi in combinazioni di profumi e sapori dei vini quantomeno interessanti. 
          La produzione è quella tipica della Valpolicella dell'est, come viene definita la zona non 
          classica della stessa: Amarone, Recioto, Valpolicella Superiore. 
          C'è tuttavia un vino che può dirsi specchio della varietà e della ricchezza di 
          quest'ambiente, oltre che metafora di un'enologia alla ricerca di nuove espressioni tra 
          gusto internazionale e tradizione: il "Monte del Drago 1997", un IGT che nasce da un 
          blend di corvina e cabernet. Vitigno autoctono la prima, quintessenza della tipicità dei 
          vini rossi veronesi, vitigno onnipresente il secondo, praticamente un must sotto tutti i 
          soli e tutte le latitudini. Salomonicamente presenti in una percentuale fifty-fifty, le due 
          uve sono state pigiate dopo un breve appassimento di 15 giorni e una macerazione 
          buccia-mosto di un paio di settimane buone. 
          Poi la svinatura, la fermentazione malolattica, il riposo in legno per una quindicina di 
          mesi prima dell'imbottigliamento, avvenuto nella primavera di due anni fa. 
          Il risultato è un vino dalla veste liquida brillante, di un rosso cupo con sfumature sul 
          violaceo, profumi carezzevoli e gentili dove la ciliegia della corvina riesce a 
          addomesticare la rusticità dell'erbaceo del cabernet. In bocca sa di piccoli frutti rossi, 
          mora e ciliegia, è asciutto, vibrante, caldo, giustamente tannico, non morbidissimo e 
          quindi privo di leziosità, né troppo pieno né troppo rotondo (non se ne può più di 
          vini-palla!), con un retrogusto appena amarotico: il legno è presente ma non disturba, 
          ricorda il rovere e non la vaniglia. 
          Un vino insomma che sembra il ritratto di un nobile di campagna: equilibrato, schietto, 
          elegantemente casual , tradizionalista ma aperto al nuovo. 


    
                                                                     Elisabetta Tosi