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          Sesto numero

          La bottega dei nostri desideri

          L'approvvigionamento degli alimenti in famiglia, fin dalla preistoria, è 
          stato caratterizzato da una preparazione, un rito preciso (allora era la 
          caccia, riservata all'uomo), per poi divenire con l'avvento del commercio, 
          momento vitalissimo e colorito di scetticismo, fiducia, vivida contrattazione, 
          curiosità, profonda conoscenza della propria specialità e soprattutto, arte 
          dello scegliere e dello spendere bene, arte affidata alla sapienza femminile 
          che della casa si è fatta custode e padrona.
          Il mercato, la bottega ed il commerciante hanno nei secoli di crescita umana 
          rivestito compiti sociali fondamentali; nelle piazze dei mercati o agli angoli dei 
          negozi, il popolo si è sempre ritrovato condividendo le proprie scelte 
          quotidiane con il prossimo, rivelando le possibilità economiche, gli usi 
          gastronomici della propria famiglia e le proprie capacità di scegliere tra i banchi 
          ed i mercanti.
          Il mercato moderno, quello del "consumismo", questo patrimonio secolare lo ha 
          strumentalizzato, e di quella saggezza dei nostri avi nello scegliere, ognuno di 
          noi ha perso la coscienza, conservandone solo un polveroso ricordo.
          Male. Molto male. La donna attuale ha a che fare con troppe scelte, da quelle 
          del proprio lavoro, alla grande varietà di proposte commerciali nei vari settori, 
          (abbigliamento, acconciatura, fitness, prodotti per i figli), l'uomo non ha più il 
          geloso senso di custodire la ritualità della tavola, del buon vino, del buon 
          mangiare, e quindi  ecco che il commercio moderno delega a Jerry Scotti la 
          scelta del nostro risotto, oppure a immagini grondanti sesso la decisione del 
          vino che berremo; che società perfetta sembra essere questa! 
          La vita è troppo veloce per perdere tempo nelle decisioni gastronomiche? 
          Il nostro palato non è abituato ad andare a fondo nel sapore? Risolto! 
          Proposte uguali per tutti, ma proprio tutti, supermercati che da Monza a Bari 
          sembrano essere un unico, infinito e modulare scaffale pieno di 
          bustebarattolivasettitubettitetrapakpvc.
          Ma allora, se come dice una famosa frase, "sono ciò che mangio", significa che 
          non ho personalità, non sono diverso da un greco o un filippino. 
          Avete mai notato, a proposito, che alcuni prodotti, ad esempio i gelati Algida, 
          da quando sono stati acquisiti da potenti multinazionali, in questo caso la olandese 
          Unilever, per uniformizzare il consumo europeo del prodotto hanno sostituito poco 
          per volta il nome italiano della linea di gelati, Algida appunto, con un logo, un 
          simbolo, in questo caso con un cuore stilizzato, e in altri paesi sostituendo il 
          suddetto cuore al nome storico di un celebre produttore di gelati acquisito da 
          Unilever,  mettendo poi le informazioni di legge e gli ingredienti in almeno 
          5 lingue diverse, affinché non ci siano più differenze tra il consumo delle 
          varie nazioni e le spese di diversificazione degli involucri, degli spot televisivi 
          spariscano?
          Tutto ciò credo che abbia qualcosa di sinistro e subdolo, cancelli il fascino di 
          sentirsi diverso, oppure in un altro posto diverso per scelte dal nostro.
          Ho scritto poi che la piazza del mercato fino a ieri rivelava, sbirciando nel 
          paniere della spesa del prossimo, le scelte e le possibilità economiche, fino 
          al numero dei componenti della famiglia.
          Il commercio consumista o "accomunista", (gli estremi si toccano, vero?) ha 
          reso queste analisi raffinatissime.
          Ci sentiamo così tutelati ed esclusivi quando il supermercato di fiducia ci propone 
          una "fidelity card" o una "club card" ammiccante, ma tutte le volte che la usiamo 
          passandola con un veloce "frrrr" nella fessura del POS della cassa, attraverso la 
          "scannerizzazione", (lettura elettronica) del codice a barre dell'articolo da noi 
          "scelto" finiamo con tutta la nostra intima ed inviolabile personalità nel calderone 
          delle informazioni eco-socio-politiche delle società di rilevazione (Nielsen, 
          Eurisko ecc.) le quali si permettono di tracciare spietatissime analisi sui nostri gusti 
          (TUTTI), le abitudini, i nostri risparmi, la nostra salute (mangi troppi grassi? 
          Quei 156 grammi di gorgonzola ogni 2 giorni fanno presagire possibile colesterolo 
          al suo cliente tal dei tali, cara compagnia di assicurazione che compri i dati da me 
          società di attenta rilevazione).
          Se poi è vero che la mortadella è comunista, allora si possono stilare gli exit poll 
          per le prossime elezioni!
          Credevo di avere i miei gusti, e ne ero fiero ed orgoglioso; amavo  ostentare una 
          fiera cultura sul cibo cinese o sui tè indiani, ma poi leggendo i risultati di un'indagine 
          Eurisko ho scoperto di essere una "fascia di mercato", definibile "etnica", alla quale 
          si collegano precisi gusti musicali, cinematografici, letterari.
          Che schifo!
          Ma così sembra che sia l'uomo, oltre al DNA è possibile decifrare anche la traccia 
          elettronica che lasciamo ogni volta che "scegliamo", e tutta la nostra vita è scritta lì, 
          e scorre veloce in un file, davanti agli occhi, di un altro, come se stessimo per morire.  
          Allora prendiamoci, quando possiamo pensare, il tempo della nostra vita, segreta, 
          intima, o disincantata, sentiamoci liberi di scegliere, di approfondire; i giochi di 
          potere senza di noi non valgono nulla, i messaggi persuasori sono rivolti a noi, 
          guardano nelle nostre tasche, ad ogni spicciolo delle nostre fatiche; siamone dunque 
          gelosi, difendiamoli scegliendo, studiando, approfondendo: farà bene anche alla 
          nostra cultura, alla nostra storia, alla nostra felicità.


                                                Guido Porrati
                                                Bottega dei sestieri