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Al Pont de Ferr
Ripa di Porta Ticinese, 55 - 20100 Milano
Tel: 02.89406277
Sempre aperto
Data recensione: 11/2008


Per anni ho evitato la zona Navigli, a Milano, in quanto la ritenevo (e la
ritengo tutt'ora) un enorme spennagrullificio dal punto di vista della
tavola. Al Pont de Ferr ricordo di esserci stato una quindicina d'anni fa
circa, e d'averlo trovato, sostanzialmente, inutile. Qualche tempo fa
(1 annetto o giù di lì) un amico mi disse: "prova ad andarci, l'ho trovato
assai interessante". Detto fatto, e devo dire che, attualmente, penso sia
il posto più "vivo" nel desolante panorama milanese (assieme a Berton
da Trussardi, che però ha - IMVHO - prezzi senza senso).

Il locale è una osteria vera e propria, molto semplice, con tavoli in legno,
tovagliette di carta, tovaglioli di carta, ambiente spoglio e rumoroso,
illuminazione "terribile". A me non piace, ma di sicuro aiuta a tenere bassi
i prezzi. In compenso la cucina è tutt'altro che semplice e molto lontana
dal banale. Lo chef è uruguagio, si chiama Matias Perdomo e ha 28 anni.
Ha il controllo della cucina da 2 anni ma lavora lì da più tempo. Onore alla
patronessa, la sommelier Maida, che ha avuto il coraggio e l'intuizione di
scommettere su un talento così giovane per dare una sterzata totale al locale.
Matias ha una gran mano e una gran fantasia, lo si vede anche dalla cucina
molto ben organizzata e che gira come un orologio nonostante le dimensioni
sacrificate.

Grande ordine e, a suo dire, una brigata molto affiatata che lavora molto
bene, ero seduto accanto alla cucina (che dà sulla sala mediante una
piccola apertura) e non ho mai percepito confusione o affanno. Il menù
cambia spesso, circa una volta al mese, dunque non ci si annoia. La
qualità delle materie prime è molto elevata. Dopo un anno che ci vado,
mi sembra di poter dire che altro punto di forza è la costanza qualitativa.
Su una quindicina di passaggi, raramente mi sono capitati "scivoloni" in
ciò che usciva dalla cucina. Chiaramente alcuni piatti sono più azzeccati
di altri (le animelle croccanti di quest'estate erano superlative).

Ieri sera:
- saluto dello chef: bon bon d'anatra con spuma d'arancia e caviale di
campari;
- finto uovo con insalata di gallina, brodo ristretto e tartufo (Intuizione
strepitosa! Il finto uovo è un involucro di taleggio con all'interno un
tuorlo di zucca, si amalgama benissimo con gli altri sapori);
- pasta, fagioli e foie gras (altro piatto che mi è piaciuto parecchio - ma
di più - una variazione molto riuscita sul tema);
- agnello dei pirenei cotto 36 ore (buono anch'esso, il sapore dell'agnello
era molto soave, la cottura ottima e il tutto si scioglieva in bocca).

Ho evitato il dolce per sazietà, tuttavia fanno delle buone cose anche in
quel campo (il sigaro di cioccolato, ad es.). Sono disponibili anche 3 menù
degustazione, dalle 5 alle 11 portate (se non ricordo male).

Vini:
Freisa Kyé 2004 di Aldo Vajra (2)
Capo di Stato Riserva 2003 di Gasparini

Una nota alla carta dei vini: la patronessa è una sommelier di vaglia, sulla
carta c'è solo una minima parte di quello che hanno a disposizione (500
etichette, da quanto mi hanno detto) e vale la pena farsi consigliare per
assaggiare qualcosa di nuovo.

Spesa: tra 60 e 70 euro circa con i vini di cui sopra, dipende da quanto si
mangia e dalla scelta dei vini (eravamo una tavolata di 8 persone). Il
rapporto P/V mi sembra decisamente molto valido.

Bottom Line: che dire? Secondo me è nata una stella.


M.