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Pinocchio
Via Matteotti, 147 - 28021 Borgomanero (NO) Tel: +39.0322.82273 Fax: +39.0322.835075 Data recensione: 11/2008 Frequento il Pinocchio da dieci anni e finora non ne ho mai parlato in questa sede per timore di non dare un giudizio sufficientemente oggettivo. Ma, dopo l’ultimo pranzo, ho pensato che era finalmente il caso di farlo. In primo luogo, perché dalla famiglia Bertinotti io e Paola siamo sempre stati trattati benissimo, anche quando eravamo dei clienti sconosciuti, e in secondo luogo, perché comunque quando si parla di un ristorante l’oggettività non mi interessa. Quello che si prova quando si entra in un ristorante “di alta cucina” non è, non può essere solo razionale, ma tocca la sfera delle emozioni … ecco le mie. Dieci anni e non sentirli. Dieci anni e provare sempre lo stesso piacere nel varcare la porta a vetri. Nell’entrare nell’ampio ingresso, nel salire la scalinata che porta all’imponente camino (in questa stagione acceso), nel trovare la stessa, immutata ed elegante sala, con i tavoli ampi, le boiserie, la moquette tortora e i pinocchi sparsi un po’ dappertutto. Ad accoglierci, il sorriso e la cordialità di Laura, perfetta padrona di casa insieme a Paola. Il benvenuto, oltre a un calice di bollicine (offerto, come tante cose in questo luogo di piacere) è un evergreen, la crema di cannellini tiepida. Il top della giornata è un piatto fuori carta, che abbiamo richiesto in anticipo. Agnolotti al bettelmatt con burro fuso, parmigiano e scaglie di tartufo bianco. E’ il piatto che ci ha fatto conoscere il Pinocchio, e ancora oggi uno dei nostri preferiti in assoluto. I nostri commensali, che lo assaggiano per la prima volta, non riescono a trattenersi: “Qui ci vuole un dieci!”. Null’altro da aggiungere: la sfoglia è sottile ed elastica, il ripieno un esplosione di erbe di montagna, il tartufo di qualità … un capolavoro. Poi ci viene offerto un assaggio di un piatto storico di Piero Bertinotti, un vero e proprio cavallo di battaglia, gli Agnolotti ai tre arrosti conditi con il loro sugo. Li mangiamo quasi ogni volta che veniamo, estate e inverno, e nella loro semplicità, non ci stancano mai. Per me se la battono alla grande con quelli di Scabin, Palluda e di Guido a Pollenzo … Due grandi piatti necessitano di un grande vino. Antoniolo Osso San Grato 2001, non ai livelli dell’eccezionale 99 ma sempre un bellissimo bere. Ammaliante per nitidezza e definizione, corpo asciutto e persistenza molto molto lunga. Uno dei miei vini preferiti. A metà pranzo apriamo anche il Gattinara San Francesco 2001, anche questo di Antoniolo, per un confronto tra fratelli. Sempre di elevata bontà, è forse più immediato e leggibile, un’altra splendida espressione di nebbiolo. In mattinata sono arrivati alcuni funghi, non ce li lasciamo scappare. In insalata con scaglie di parmigiano (e un filo di limone di troppo). A seguire trifolati, impanati e in padella, con un mini tortino di patate e fonduta. Ah, che goduria … Lo chef ci consiglia l’oca … e oca sia! Cotta nel proprio grasso (confit), con un po’ di rosmarino e servita con fagioli … La scaloppa di fegato (che non avevo mai provato servita in questo modo) è incredibilmente sapida e gustosa, coscia e petto testimoniano della qualità assoluta della carne. Un altro classico in conclusione, lo zabaione questa volta servito liscio, accompagnato dalle meringhe, dai brutti ma buoni e dalle nocciole caramellate portate insieme alla piccola pasticceria. In accompagnamento l’ottimo Passito di Pantelleria Bukkuram. Questo è il Pinocchio per noi. Il ristorante che ci ha fatto scoprire un nuovo modo di avvicinarci alla ristorazione, che ci ha fatto capire che in un piatto si può trovare qualcosa di diverso da una semplice combinazione di ingredienti, che ci ha guidato attraverso la cucina novarese e piemontese, o meglio l’enogastronomia in senso lato, facendoci conoscere prodotti come il Bettelmatt, vero cavallo di battaglia di una ottima selezione di formaggi, o i vini a base di nebbiolo di questa meravigliosa zona (Antoniolo sopra tutti) proposti – ancora oggi – a prezzi di tutta onestà. Ma quello che ci lega maggiormente è la cordialità, la passione della famiglia Bertinotti. E che abbiamo riscontrato anche questa volta. Sì, perché in queste visite giocano un ruolo importante tanti piccoli particolari, che vanno al di là dei piatti proposti, e che hanno creato una sintonia unica tra noi e il Pinocchio. E’ una storia di assaggi, scoperte, di una serie infinita di gentilezze e di sorprese. Sempre accompagnate da un sorriso, dal tentativo (riuscito) di mettere il cliente a proprio agio, di accontentarlo, come abbiamo visto fare nei confronti di tutti. C’è anche una carta apposita per i bambini. Le prime volte tornavamo con la paura che non fosse possibile ripetere le esperienze precedenti, che qualcosa spezzasse la magia, l’incantesimo. Fortunatamente non è mai successo, e qualche piccola incertezza, qualche piatto meno riuscito o la nostra disposizione d’animo non sono mai riuscite a influenzare negativamente la piacevolezza complessiva dei nostri pranzi. Un ristorante eccelso che incarna il senso dell’alta cucina e dell’alta ospitalità. Al Pinocchio si mangia bene e, soprattutto, sista bene. Punto. Pumpkin |