Dolce Stil Novo
Piazza della Repubblica, 4 - Reggia di Venaria – 10078 Venaria Reale (TO)
Tel: 011 4992343
Data recensione: 10/2008
Il locale gode, all’interno della Reggia, di un ingresso dedicato con ascensore privato. Si è accolti da una vasta sala al terzo piano, e subito ci si accorge che c’è qualcosa che non va. Ogni richiamo alla fastosità della Reggia è sparita, nel “foyer” poltrone in plastica dorata, nelle sale pannelli tamburati coprono le pareti da cima a fondo. Siamo al ristorante giapponese di Milano? Pochi tavoli, ben distanziati, locale silenzioso, tovaglie bianche, sedie anonime. Viene Russo in persona a proporci la sua cucina, e decidiamo di farci guidare nel menu “carta bianca alla cucina”, ovvero 9 portate a scelta della cucina per 90 euro. Ovviamente, non sapendo cosa prevede il menu, mi aspetto una loro selezione di vini, ma la risposta del Russo è “no, non abbiamo abbinamenti da consigliare, scelga pure lei, un bianco prima poi un rosso”.
Scusi, ma se non so cosa mi porta, perché fidandomi di lei ho dato carta bianca, come abbino, col pendolino da rabdomante? Mi mandi il sommelier, che magari ne parlo con lui “Mi dispiace, non abbiamo sommelier, le mando la signora che si occupa dei vini” . Vabbè…arriva una gentile signora (che penso essere sua moglie) la quale mi ribadisce che all’interno della (peraltro ottimamente fornita carta) posso scegliere cosa voglio, ma senza dare alcun consiglio. Senta, tagliamo la testa al toro visto che da questo dilemma non ne usciamo, mi consiglia uno spumante a tutto pasto, magari non troppo secco, che so , un Franciacorta? “I Franciacorta sono tutti poco secchi, ne scelga pure uno qualunque”. Rido, vedendo nella lista gradi di secchezza ben diversi e punto il dito ostentatamente a casaccio. Prima portata il vitello tonnato della casa, servito in teca di vetro. Molto buono, davvero, carne morbidissima perché cotta in bassa temperatura, probabilmente. Mia moglie non è convinta, le sembra piuttosto un taglio a crudo.
Allora chiamo il cameriere e domando se è vero che la carne è cotta a vuoto in bassa temperatura, lui risponde di sì. Mi volto e vedo mia moglie che ride, il cameriere allontanandosi ha fatto il tipico gesto ad un suo collega “ma che significa”? Allibito lo vedo tornare dopo un minuto “Mi scusi, ma la carne era cruda, non cotta come dice lei”. Mia mogli si gusta il trionfo, io adesso ribalto il tavolo e me ne vado. Tempo trenta secondi, torna il tipo con aria contrita “mi scusi, mi sono informato dallo chef, la carne è effettivamente cotta con un metodo speciale”. Cena divertente, se non altro. Altri tre antipasti buoni, tra cui un salmone affumicato nella terrina di servizio ( con azoto liquido forse, ma chi si azzarda più a chiedere?) e un ottimo polpo in crema di mais. Tra i primi una mediocre lasagna con spuma di parmigiano e ottimi cappelletti di gallina, poi delle troffiette in salsa di rucola gelificata piuttosto banali. A chiudere un brasato (forse anch’esso cotto a bassa temperatura) buono di gusto ma sgradevole di consistenza.
Il servizio è a tratti attento, a tratti gestito da occhiate truci dei camerieri esperti verso quelli meno esperti. Un paio di volte arrivano i piatti senza che ci abbiano portato via quelli precedenti, e le occhiate diventano assassine oltrechè imbarazzanti per noi che assistiamo. Ai desserts, una buona tortina con frutti di bosco per me ed una immangiabile torta alle spezie per lei, sembrava una spugna andata a male. Paghiamo i 125 euro a testa, ci alziamo con calma e ci avviamo all’uscita, dove ci recuperiamo da soli i soprabiti. Russo ci vede e ci aiuta all’ultimo momento, chiedendosi dove sia il personale addetto. Io mi chiedo invece dove sia stato lui, visto che un “grande” chef dovrebbe curare non solo l’aspetto culinario (peraltro ampiamente migliorabile) ma anche quel contorno che fa la differenza tra una cena ed un’esperienza eno-gastronomica di buon livello.
Marco Bartolozzi