Ziro Bar and Restaurant
Via Flaminia Vecchia, 520 - 00191 Roma
Tel: 06 33270101
Data recensione: 05/2008
Provato qualche giorno fa. Punti positivi:
a) ottimo servizio
b) si mangia abbastanza bene
c) costa poco
Punti negativi:
a) il locale è un po' claustrofobico e bruttarello
b) non si mangia così bene come dicono i suoi fans
Giudizio sintetico: un buon posto, dal buon rapporto qualità prezzo. Ma
ben lontano dalla mirabilia che traspare dall'ondata di recensioni
entusiastiche apparse recentemente (sempre a firma delle stesse 2-3
persone). Io motivi di entusiasmo non ne ho trovati. Eppure, da parte
di alcuni, avevo letto autentiche sparate: sono arrivati nel loro impeto
a definirlo uno dei se non il migliore ristorante di Roma. Lo chef qualche
discreto numero ce l'ha, ma ancora ne deve mangiare di
pane...
Anche il tasso di creatività mi è sembrato alquanto bassino: non basta
certo un po' di polvere di caffè qui e un po' di polvere di liquirizia lì
a definire una cucina "creativa". La mia netta impressione è che chi ne
è così entusiasta lo sia soprattutto perché il locale costa poco (38 euro
i menu degustazione, massimo 50 alla carta), dando l'illusione di fare
una esperienza di alta ristorazione a basso prezzo. Mentre secondo me
non è affatto così: una buona cena, ma l'alta ristorazione è altro.
Comunque ottimo, simpatico e professionale il servizio, pur senza essere
troppo formale. Buonina la lista dei vini.
I piatti che ho assaggiato:
- Appetiser: crostino con mantecato di salmone: niente di che, e il crostino
era troppo duro;
- carpaccio di carciofi, tartara di manzo, scaglie di grana e chitney di
rucola: niente di creativo, ma un piatto gradevole, soprattutto per la
discreta qualità della carne. Oltre alla carne il resto è nè più nè meno
che una insalatina;
- filetti di triglia al caffè con insalatina di mandorle e lattuga: una
prima volta è stato portato troppo cotto, secco e stoppaccioso. Lasciato
nel piatto, il gentilissimo cameriere ha chiesto cosa non andava, e con
grande cortesia e correttezza ne ha fatto preparare un'altra porzione,
questa volta con la cottura giusta. Sulla qualità che dire: il caffè non
si avvertiva minimamente, così come non si avvertivano le mandorle. Quindi
alla fine il piatto è semplicemente un discreto filetto di triglia (2,
minuscoli) con un po' di lattuga. Passiamo oltre;
- accartocciati alle volgole con asparagi e arancio: ottimo, un primo di
livello superiore, sia per la tipologia unica della pasta che per il
condimento, perfettamente equilibrato e saporito. Un piatto intrigante e
godurioso;
- ravioli bicolore al Piedirosso, ripieni di ricotta e cannella su crema
di zucchine: ottimo anche questo, una esplosione di gusto, con tutti i
sapori perfettamente distinguibili eppure ben amalgamati. Un piatto da bis;
- tagliata di manzo in tempura di Martini e olive, radicchio, sedano e
spuma di cetrioli: buona la carne di cottura perfetta, ma francamente non
capisco che contributo dia la tempura. Come nel caso del caffè sulle
triglie, la parte "creativa" del piano non è percepibile al gusto, ma solo
nel nome e nella presentazione. Comunque un piatto che si lascia mangiare
con piacere;
- semifreddo allo zabaglione con cuore al caffè, caramello e sorbetto al
cioccolato: non mantiene quello che promette. Dalla descrizione sembra una
bomba di sapori, nella realtà è un normale buon semifreddo. Ripeto: buono.
Ma anche qui la creatività e l'apporto di tanti elementi presenti nel
piatto, nei fatti resta sulla carta;
- parfait al the verde, cuore ai lamponi, salsa al passito e sorbetto al
mango: buonino, ma troppo delicato. Non morde;
Da bere il sempre eccezionale Fior d'Uva 2005 di Marisa Cuomo
Antoniosc