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Amaro
Via S. Martino, 73 - 55049 Viareggio (LU)
Tel: 0584/962183
Chiuso: Domenica
Data recensione: 02/2008
 
 Non sarà certo l'acronimo a consentirni di celare una verità: i proprietari del ristorante sono cari amici di infanzia. Ma l'onestà intellettuale che mi contraddistingue, o meglio il non saper dire altro se non quel che penso (loro stessi ne sanno qualcosa...), dovrebbe giudarmi ad una recensione equilibrata e riflettuta. Qui, una volta, c'era la storica rosticceria "Lo Zì Sergio" con tanto di spiedo rotante che laccava polli e galletti. Lo scenario, oggi, è radicalmente cambiato. Locale glamour, di un Brera milanese riadattato in high-tech, molto vetro e abbastanza acciaio per una trentina di coperti piacevolmente sviluppati in sala.

All'inizio ci si andava soprattutto per il piacere di un ambiente diverso, fuori dal contesto viareggino. La cucina era piacevola ma ancora incompleta. Come il servizio. Ma ai giovani va certamente data la possibilità di crescere e i fratelli Belluomini l'hanno colta per giusti gradini. Siamo in tre (la piccola Matilde non può mancare!) e ci mettono a disposizione un tavolo più ampio (comunque arriviamo presto per non disturbare le coppie). Appena seduti, il simpatico e piacevole cameriere porta qualche panino caldo e un calice di prosecco: una cosina dignitosa che, come si deve, passa indisturbata.

Partiamo. Io provo una piccola catalana di crostacei e calamaretti  con cerdure fresche e scampi: eccellente lo scampo, sfacciatamente intrigante lo sparnocchio mentre il calamaro è solo discreto. Ma il piatto è un incipit correttissimo. Mia moglie va sulla tartara di salmone con piccolo carpaccio di branzino: e qui non si sbaglia perchè il taglio è stata una delle loro prime capacità. La piccola Matilde va sul piatto unico: un polpo con patate che chiediamo fuori carta. Quindi una bavetta con arselline, calamaretti e scampi: se devo confermare il giudizio del calamaretto, beh le arselline sono perfette (e non è facile...) e la pasta ha una ottima omogeneità.

Mia moglie va su un must: la tagliatina di tonno (splendidi sanguinacci del Tirreno) con tropea e fagioli zolfini. Un piatto che non tradisce mai perchè quelli di Amaro lo curano come fosse il re della tavola.
Il tutto annaffiato da un Sauvignon Blanche della Nuova Zelanda che beve pensando che giunga dal triveneto. Alla fine una piccola pasticceria con una grappa di Serafino Levi che è sempre un grande.
Conto? Forse mi hanno voluto troppo bene ma il totale è stato di € 64,00. Sinceramente, ci siamo eccome! Per chi ancora non credesse alla mia onestà intellettuale, fatemi dire cosa manca ancora: qualche azzardo in più nei sapori e, ogni tanto, una idea che crei discontinuità nella proposta (ma non per forza nel piatto). Per esempio, ora sono aperti anche a pranzo per un pasto di qualità. Quanto mi è dolce...questo Amaro!


Gourmettaro