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Ciacco
Via S. Simone (via Oberdan) - 40100 Bologna
Tel: 051/265441
Data recensione: 01/2008

Voi cittadini mi chiamaste Ciacco, per la dannosa colpa de la gola,
come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. Per la dannosa colpa de la gola!!
Fifa, eh? Ci sibilano le recchie? Sventurato Ciacco, mandato da Dante
a tribolare in apposito girone, con Cerbero che graffia e iscuoia, solo
perché gourmand? Non ci sono altri posti in Italia come Boogna dove
nel 1300, Dante vivente, prosperavano più di cento osterie.
Molto s'è detto qui e altrove sulla Bologna gastronomica, più grassa
che dotta, più svogliata che godereccia, più rotta che rossa, un po'
più musona e un po' meno goliardica di una volta. Critiche che, per gli aspetti
che ci stanno a cuore, ovvero gastrici, saranno pur prive di originalità e
ormai ribollite nella cerchia dei forchettari di professione, ma tutt'ora sacrosante.

È indubbio che la cucina bolognese da operetta, fatta di tagliatelle
inventate nel 400 ispirandosi alle fluenti bionde chiome di Lucrezia
Borgia (una che peraltro ha portato a casa tre matrimoni e nove figli
in soli 39 anni, e non per niente era figlia di Alessandro VI che di
mestiere faceva il Papa), di tortellini ispirati all'ombelico di
Venere, di dispute su secchie rapite... insomma sta roba ha un po'
rotto, ma piace ancora al turista e al fierista (perdonati), ma anche,
con le debite eccezioni, al bolognese (condannato, con la
condizionale) e al ristoratore (condannato con l'aggravante dei futili
motivi).

Pur tuttavia, se questo è e rimane il panorama, chi si munisca di
lanternino e scandagli bene tra torri e tette trova, grazie a Dio,
qualcosa che si agita in cucina, al pari di come trova scorci
magnifici in una città un pelino imbruttita e decisamente imbrattata.
Da tre anni tra questi agitatori di cucina ci sono un marchigiano, un
siciliano e un napoletano, tutti belli radicati a Bologna, che hanno
rilevato un posto storico con un passato (remoto) anche moderatamente
glorioso.


Siamo in centrissimo a poche iarde dalle twin tower locali e dalla
piazza grande, o Maggiore, secondo la toponomastica più convenzionale,
in una bella via selciata, dove camminando sotto i portici ti trovi a
volte a livello strada e poco dopo due metri più in alto, dove le
botteghe pakistane 24x7 (peraltro utilissime) sono ancora mescolate
con qualche rivendita di pastafresca con sfoglina incorporata (ah!,
dimenticavo, obbligata in zona la sosta da Manuel Terzi per il
sorseggiare un the, gli infusi o per i fenomenali caffè classici o
eccentrici).

La location è una di quelle che gli amerikani ci invidiano con
soffitti avolta, mattoncini middleage a vista, cotto, and so on.
In cucina regna Gianluca Esposito, collaboratore ogni tanto della
scuola di cucina dei Leoni's Brothers del Sole nell'ambito della
meritoria iniziativa degli Amici di Babette. Il menù è davvero un
alternanza di passato e proposte meno consuete. E così dalla cucina
esce l'insalata di gallina di Budrio e relativo brodo con friggione o le
seppioline con spinaci croccanti al limone, pregevoli nella loro semplicità
disarmante. I curiosi Passatelli asciutti con cavolfiore e pancetta o i paccheri
col ragù di puntine di maiale e pecorino. E poi la Trippa, anzi la ormai
desueta Trippa bolognese col parmigiano, pancetta, cipolla, e quant'altro.

Per concludere la Catalana di robiola con lo zucchero Mascobado e
liquirizia e il tortino al cioccolato fondente Slitti con crema
inglese profumata al rum. In sala Salvatore e Stefano, gli altri due elementi
del trio, galoppano volenterosi, non sempre efficienti, ma con un entusiasmo
palpabile. Si esce da Ciacco con 50-55 euro in meno di quando si è entrati.


Glue Nic