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L’Arco Antico Piazza Lavagnola, 26 - 17100 Savona Tel: 019/820938 Data recensione: 10/2007 Quando penso a questo locale mi sovviene una pubblicità turistica, dedicata agli sciatori, che recitava (più o meno) così: se siete abituati a piste di 25 km non venite in Canada, ne abbiamo poche di così corte! Parafrasandola e riferendola all’Arco Antico, la frase potrei modificarla così: se amate i piatti della buona cucina, non veniteci, ne hanno pochissimi di così scadenti. Chi non può fare a meno di bresaola con la rucola, , di gigantesche paste con speck, panna, piselli ecc., di sfiziose scaloppine corrette con l’olio chimico al tartufo, non ci venga; io lo suggerisco a chi è disposto a spendere una cifra non stratosferica, anche se importante, per mangiare benissimo. Va beh, avrete capito che ce l’ho nelle grazie, è uno dei miei 2 o 3 ristoranti preferiti e non mi riferisco solo al circondario, ma all’Italia intera. Per i critici di professione non varrà i grandi maestri Pierangelini, Vissani, Iaccarino and company, ma per il mio giudizio di normale buongustaio non ha niente da invidiargli, se non il fatto di praticare prezzi più moderati e di non “tirarsela” come alcuni di loro, in un ambiente dove spesso è più importante apparire che essere. Proprio in virtù di queste premesse cercherò di non lasciarmi condizionare in positivo ed essere particolarmente rigoroso nel rimarcare soprattutto gli aspetti negativi. E’ una mite serata di un sabato di fine Ottobre, il locale è praticamente esaurito, ma non si viene disturbati né dal vocio, né dalla confusione, trattandosi di una struttura multisala, con tavoli ben distanziati, senza lusso ostentato, ma molto confortevole. Consultando la carta sono subito attratto da un menù di degustazione, dove i piatti sono a “sorpresa”, cioè affidati alla discrezionalità dello chef, l’unica informazione è che nell’elenco delle portate (otto + 1 dessert) sono ricomprese 3 portate con tartufo bianco di Cosseria. Ma accidenti questa opzione deve valere per l’intero tavolo e i miei 3 commensali (mogli e 2 amici) preferiscono cenare alla carta. Con poche speranze chiedo a Flavio, lo chef, se per caso, non possa fare un’eccezione e lui cortesemente mi fa presente che potrebbe anche aderire alla mia richiesta ma disturberebbe il ritmo del servizio per i miei ospiti, che dovrebbero attendere un tempo eccessivo tra una portata e l’altra, dovendo allinearsi alle mie, molto più numerose, e conclude “Ma se per loro va bene…….” Un po’ di manfrina per far digerire la cosa agli amici e alla mia metà e loro si dicono disposti ad accettare il disagio ed allora, grato allo chef e ai commensali, do il via alla sequenza delle prelibatezze. Sono stato molto indeciso se elencarvele o meno, non sapendo se vengono modificate con frequenza, oppure no, e allora preferisco, se vi capitasse, non togliervi il gusto della sorpresa. Vi descriverò soltanto il piatto a mio parere peggiore (era soltanto buono): una fetta di cotechino su fonduta e i due migliori (eccellenti) un piccione al vino rosso, di cottura perfetta, accompagnato dall’etereo patè dei suoi fegatini ed una coda bovina stufata assolutamente succulenta. Come vedete tra le portate a mio giudizio migliori, non ne ho inserito nessuna delle 3 col tartufo ed essendo ghiottissimo di quest’ultimo, ciò la dice lunga di quanto sia stato soddisfatto dal resto della degustazione. Per non farmi mancare nulla, al menù a sorpresa (80 €) ho aggiunto anche l’abbinamento (a scelta dello chef) di 5 bicchieri di vini diversi (30 €), anche perché non essendone un profondo conoscitore , avrei faticato a centrare gli accostamenti. Quindi sulla carta dei vini non sono in grado di esprimere alcuna valutazione. Per completezza d’informazione aggiungerò che anche il giudizio dei miei amici sull’ormai arcinota crema di trombette, novellame con carciofi, pasta di Gragnano con l’astice, ecc. è stato del tutto entusiastico. Qualche riga sopra mi ero ripromesso di essere ipercritico ed allora (a fatica) infierisco. Alcune portate avrei preferito mi venissero servite più calde, altre denunciavano una sapidità forse un po’ eccessiva, gradita al mio tavolo, ma che avrebbe potuto non incontrare l’unanimità di consensi. Tutte qui le note stonate, d’altro canto, nessuno è perfetto. Se volete farvi un’idea dei piatti in carta, avete a disposizione il sito del ristorante, anche se stagionalmente vengono ovviamente modificati, per cui io ho preferito cercare di comunicarvi le mie emozioni piuttosto che indulgere al tecnicismo e ad un’arida elencazione di pietanze. Ripeterei ad occhi chiusi l’esperienza (delle scelte dello chef mi fido ciecamente), ma solo se fosse estesa a tutto il tavolo, perché aveva ragione Flavio, ho sottoposto i miei commensali a non poco disagio, dovendo assoggettarli ai ritmi delle mie portate. Ma sperando che non mi leggano e non rischiare dunque un divorzio e la rottura di un’amicizia, vi devo confessare che i miei scrupoli sono stati messi rapidamente da parte, non appena è iniziata la sinfonia delle degustazioni. Il conto scorporato dei miei 110 € è stato di 266 € per 3 persone che hanno gustato 3 antipasti, 3 primi, 3 secondi e 2 dessert. Offerto un appetizer, piccola pasticceria ed anche una degustazione del vino inserito nel mio menù. Sempre gradita, anche se ormai è abitudine piuttosto virtuosamente diffusa, l’esclusione dal balzello di coperto e servizio; è vero che può essere una scelta demagogica (basta alzare di un euro le singole portate e i conti del ristoratore tornano comunque), ma quando vedo questa voce sull’ ”addition” mi resta sullo stomaco, come sullo stomaco mi è rimasta la rinuncia alla crema di zucchine trombette e nero di seppia, che apprezzo molto e di cui ho dovuto fare a meno, ed allora mi riprometto, alla prossima occasione di porvi rimedio. Se vedemu !!! P.S. Non scordate il macellaio limitrofo (vedi la mia precedente recensione). Flam |