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Osteria La Madernassa
Località Lora, 2 - 12050 Castelrotto (CN)
Tel: 0173/611716
Data recensione: 10/2007


Decisa all’ultimo momento una puntata ad Alba per la Fiera del Tartufo, cerco 2 posti all’Enoteca Roero di Canale. Niente da fare, tutto esaurito. Ripieghiamo su un allievo del Palluda, di cui abbiamo letto recensioni positive. Ci spiace sempre scrivere “quasi in negativo”, ma in questo caso troppe caso non ci hanno convinto, specie se rapportate agli entusiastici elogi che abbiamo letto. Partiamo, comunque, per un senso di obiettività dalle cose positive: molto bella l’ubicazione (un buen retiro collinare), onesti i prezzi (onestissimo il ricarico sui vini), decisamente apprezzabili alcuni piatti.

Il nostro menù: Due antipasti misti chiamati sulla carta “Tavolozza della tradizione” e così composti:
- Insalata di finocchi con fonduta
- Striscia di pizza
- Dadino di cavolfiore in gelatina
- Polpetta di carne cruda
- Vitello tonnato
- Insalata russa
- Bollito con salsa di pomodoro
- Budino di finocchi ?
- Coniglio in agrodolce
- Peperone con ripieno di crema a base di tonno

Insulsa la pizza biscottata (sembrava addirittura rafferma), insignificante e inutile il cavolfiore in gelatina, ottime, invece, le carni. Sia il tonnato, il bollito che la tartare; il resto nella norma.

- Un solo primo piatto: maltagliati con i funghi porcini, con ottima pasta e funghi mediocri, ma di questo non posso farne una colpa al ristorante, vista la stagione poco fortunata per i porcini. Ma se metti un piatto sulla carta…..

Due secondi:
- un maialino caramellato alle pesche e cestino di verdure in pasta fillo. Pessima scelta (il piatto di gran lunga peggiore). Della costina e del resto del piatto, ossa a parte, era commestibile solo lo strato di cotica (ma la polpa dov’era?)
- una scaloppa di fegato grasso con confettura di fico e gelato alla grappa. Forse il miglior fois gras che abbia mai gustato (e lo ordino spesso!)
- Per dessert una pere Madernassa ai tre sapori (civet, the verde e moscato, mi sembra). Piatto senza lode e senza infamia accompagnato da un bicchiere di moscato.
- Una bottiglia di Roero superiore del 2003 di Giacomo Vico, non chiedetemi di più perché non sono in grado di scrivere mezza pagina descrivendo il vino, come fanno alcuni. Totale 100 Euro tondi, tondi.

Detto dei piatti, col sorprendente contrasto tra “cose” eccellenti e cadute verticali, a cui dimenticavo di aggiungere gli squisiti grissini da un lato e i mediocrissimi pane (normale e all’uvetta) e focaccia dall’altro, quello che ci è piaciuto di meno è stata una certa freddezza nell’accoglienza e nel servizio (non ci sono nemmeno stati descritti i piatti), chi ci ha servito, un giovanotto, credo appartenente alla famiglia dei titolari, non ha pronunciato più di due sillabe , due. Grave l’assenza di piccola pasticceria ad accompagnare il caffè, quasi un must per locali di una certa pretesa. Noi il caffè d’abitudine non lo prendiamo, ma veder servire ai tavoli vicini quelle povere tazzine nude e crude ci ha intristito. Fastidioso anche l’addebito del coperto, seppur modesto (4 €), cari Signori va bene che non avete prezzi di “fuoco”, ma con questo benedetto (o maledetto) coperto trasmettete al cliente la sensazione di volergli spremere ancora 2 € a testa.

Insomma siamo al giudizio di sintesi, vogliamo essere buoni, diamogli per incoraggiamento un 7 meno, meno, meno, meno…..dimenticando le negatività e in segno d’apprezzamento di alcune portate veramente valide, che dimostrano le potenzialità dello chef, ma resta la sensazione del “vorrei, ma non posso” e per ora, caro giapponesino, non si può certo sostenere che l’allievo abbia superato il maestro.


Flam