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La Cucina del Borgo
Via Torribina, 46 - 50050 Cerreto Guidi (FI)
Tel: 0571559577
Data recensione: 01/2007


Ci siamo chiesti come mai sentivamo il bisogno di recensire un
ristorante che avesse già 5 recensioni, quasi tutte molto positive, e
ci siamo risposti che nessuna recensione ci rappresentava. È vero che
come dice qualche critico il ristorante ha dei difetti (e noi non
vogliamo nasconderli, anzi) ma è anche vero che Stefano Pinciaroli è un
wonder boy dell'alta cucina italiana e la sta portando con le sue
cotture e conservazioni rivoluzionarie oltre i limiti della materia
prima e soprattutto la sta rendendo fruibile anche da chi non fa tuffi
nell'oro ogni mattina.

L'abbiamo provato a pranzo di domenica (ebbene si ha cominciato a
servire il pranzo la domenica) 28 gennaio 2007 sulla via del ritorno a
Roma da un WE a Lucca in cui enogastronomicamente l'unica nota positiva
era stata l'enoteca Vanni che ha tanti di quei vini bellissimi (solo da
vedere per le nostre tasche purtroppo) che vale più della visita ad un
museo.

Ma veniamo al ristorante del borgo. Il posto è bello, già detto, il
borgo è bello, idem. All'accoglienza c'è un grande guardaroba che
induce a pensare che ci sia qualcuno che venga a prendere i cappotti ma
l'attesa è vana ed anche quando entriamo e veniamo accomodati devo
chiedere io che il cappotto di Federica sia appeso. In flagrante
contrasto con l'accoglienza ci viene carinamente offerto (offerto sul
serio) un prosecco come aperitivo dalle due belle ragazze in sala.
Quindi ci viene portata la carta delle acque minerali ma quando ne
chiediamo una qualsiasi purché leggermente frizzante bisogna ricorrere
a Stefano perché nessun altro sa spiegare la carta delle acque
minerali.

Quindi la scelta del vino è praticamente un'imposizione, la carta è
scarna (e un po' sciatta a dirla tutta) e molti dei vini sono esauriti
quindi siamo costretti a prendere un chianti riserva di Antinori del
2001 non filtrato, ottimo il bouquet, medio il corpo abbastanza
azzeccato con tutte le pietanze, ma io odio Antinori dal profondo dello
stomaco e infatti a sera avremo entrambi quella tipica acidità di
stomaco da vino (oserei aggiungere da vino di Antinori).
Fin qui le note negative le ho messe all'inizio per mero ordine
cronologico, sono avvenute all'inizio. Ero talmente frustrato che
volevo andare via. Per fortuna Federica mi ha convinto e siamo rimasti
perché il maestro è entrato in azione.

Il preantipasto (offerto anche questo) è una crema di finocchi. È
talmente buono che chiediamo alle ragazze di chiedere a Stefano come lo
fa. Stefano al momento è ancora presissimo in cucina quindi non viene
fuori Lui ma ci manda a dire che è una spuma di finocchio cotto
emulsionata con olio e un tocco di panna. Semplicemente divino.

Dalla bellissima carta scegliamo come antipasti: cilindrici (si,
cilindrici non cilindri) di pancetta ripieni di peperoni e cipolle con
mousse di patate e funghi (ottima sia l'idea che la realizzazione con
un equilibrato contrasto tra il croccante della pancetta e il dolce di
peperoni e cipolline; è perfetto); insalatina di soppressata con
arance, sedano e pomodorini, uno squaglio di tomino e flan di cavolo
(ottima combinazione di fresco con un tocco elegante ma non invadente
unica critica da chi come me è criticone di natura e vuole sempre
cercausicare le listarelle di soppressata sono morbide e le avrei
gradite di più croccantine).

Come primi proviamo una pappa al pomodoro, per vedere come si
confronta lo chef coi piatti semplici della tradizione toscana, e
pannocchiette al cacao ripiene di ricotta con chiodi di garofano su
ragù di anatra. La prima ottima nella sua semplicità; ci dirà poi lo
chef in persona con cui ci siamo lungamente intrattenuti fino a locale
vuoto ed oltre, che parte della perfezione del piatto è dovuta alla
presenza di salvia, aglio e un pizzico di origano a completamento.

Le seconde semplicemente eccezionali; se non avessimo mangiato dei secondi
così buoni sarebbero state da sole un valido motivo per venire fin qui
a mangiare. Il cacao è nell'impasto delle pannocchiette, la ricotta
scelta per il ripieno è delicata ed esalta quello strano aroma di cacao
che poi a sua volta fa del ragù di anatra un'apoteosi. Non solo è
originale l'accostamento, è talmente buono che viene da domandarsi
perché il ragù di anatra non sia sempre e solo usato per questa pasta;
forse il motivo è che la mano del cuoco per tenere quei sapori in
equilibrio deve essere una mano d'eccezione.

Tra l'altro quando alla fine del pranzo Pinciaroli ci guida nel suo santuario
ci svela che il ragù lo fa e poi lo conserva grazie ad una macchina che mette
sotto vuoto ed una che congela istantaneamente mantenendo sapori e odori
inalterati ma consentendo a lui di abbattere i costi. Come secondi prendiamo:
filetto di maiale di cinta senese su letto di cipolle con caviale (perle) ed una
mousse di patate (io ho finito i sott complimenti ma se possibile questo è anche
più buono delle pannocchie al ragù); e filetto di manzo confit con trifolato di funghi e
pomodorini.


Questo secondo secondo è quasi inverosimile, la carne è così tenera che
non sembra vero. Ancora una volta il maestro spiegherà "il trucco" cuoce il filetto
in un forno a vapore a 53 gradi. Chiunque sa di fisica dirà ma il vapor d'acqua
non si forma a 53 gradi celsius e invece si se avete un forno magico che cuoce
sotto vuoto o quasi, abbassando la pressione dell'aria l'acqua evapora a temperatura più
bassa e si può cuocere al vapore (quindi tenendo la carne umida) ma a temperatura
bassa e quindi per molto tempo per intenerire senza stracuocere. Fantastico!

I nfine i dolci sono un tortino di cioccolato dal cuore caldo con
gelato, arancio caramellato e coulisse di frutti di bosco e
semisferico di cioccolato e gianduia e ricotta ripiena di frutta secca.
Molto buoni tutti col gelato fatto espresso in mono porzione da una
macchinetta meravigliosa vicino al forno magico. Coi dolci Stefano ci
offre un ottimo Porto vintage di cui però non ricordo ne anno ne
produttore ma purtroppo Antinori fa effetto e per evitare di esagerare
ne beviamo molto poco entrambi (peccato).
Caffè illy, OK ma forse la cosa meno buona.

Del giro in cucina ho già detto voglio solo aggiungere che per cuocere
hanno una piastra di ghisa che va accesa 2-3 ore prima di iniziare,
raggiunge i 350 gradi e li mantiene anche se il computer che gestisce
l'assorbimento di potenza della cucina stacca per qualche minuto le
resistenze. Chilowatt totali 110 (una casa ne ha massimo 3) ma il
gestore magico fa in modo di usarne massimo 40 contemporaneamente. La
piastra consente di usare le padelle di rame anche per le brasature e
le rosolature non avendo più necessita dello spesso fondo in ghisa per
tenere ed uniformare il calore. La sorpresa più bella è il conto. Con una pranzo
degno dei grandi si spendono 60€ a testa. Incredibile.

In conclusione. Stefano Pinciaroli è già un grande chef e le guide si
accorgeranno presto di lui, spero che riesca a contenere il desiderio
di aumentare troppo i prezzi ma lo meriterebbe. La sala, tuttavia, non
può essere trascurata in questo modo. La prima stella la meriterebbe
già così; per la seconda servono accoglienza, cantina e far sparire la
carta delle acque minerali o saperle spiegare e per la terza ... non ho
mai capito come si prende la terza perché certi due stelle (vedi
Vissani) sono tanto meglio di certi tre stelle.


A&F