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Osteria l’Oliveta
via delle Valli, 12 - 55054 Massarosa (LU)
Tel: 0584/976162
Chiuso: Martedì
Data recensione: 2/2007


Certe volte i posti meno conosciuti e meno “pubblicizzati” si rivelano delle
vere sorprese così, come da contrappasso, locali che vanno per la maggiore
non sempre sono all’altezza delle aspettative. La sorpresa è l’Osteria l’Oliveta,
a Massarosa, sulla strada che congiunge Lucca a Viareggio. Il ristorante è
abbastanza facile da raggiungere anche perché è appena vicino all’uscita di
Massarosa dall’autostrada “Bretella” Lucca-Viareggio. Fatti 3-400 metri dall’autostrada
percorrendo la “Sarzanese/Valdera SS 439” in direzione Lucca si svolta a
sinistra in via delle Valli: la strada si inerpica e dopo 150 metri si raggiunge
l’ampio parcheggio del locale.

Mi aveva incuriosito l’Oliveta dopo aver letto un breve articolo sul
quotidiano “Il Tirreno” dello scorso dicembre che ne elogiava la cucina
toscana nel segno della tradizione anche se adeguata alle esigenze di oggi.
Poi una sera, in tv, sul satellitare “Gamberorossochannel” avevo apprezzato
l’abilità del giovane chef Alessio Codecasa che presentava una delle sue
preparazioni “cavallo di battaglia”: il coniglio. E così, per festeggiare il
mio compleanno, con la moglie ho prenotato all’Oliveta.

Il locale è particolare perché dal punto di vista dell’arredamento unisce
una sobria rusticità ad una raffinata eleganza. Tavoli in legno massello
piuttosto massicci senza tovaglia ma con il drappo all’americana color
canapa che ben si abbina con il legno scuro del tavolo, bei candelabri d’argento,
luci soffuse al punto giusto, poltrone ampie e soffici, in alcuni tavoli
addirittura zebrate ma mai kitch. Soffitto con travi di legno e travicelli;
abatjour in stile posizionate strategicamente. Insomma ambiente accogliente,
confortevole, caldo anche dal punto di vista della temperatura.

Sul grande bancone da bar che domina la sala centrale sono appoggiate magnum
di vini rinomati e cassette di Supertuscans oltre a qualche bottiglia di
distillato. Più un là si scorge una porzione della cantina, indubbiamente
molto fornita.Dalla sala, attraverso le ampie vetrate in stile inglese, si scorge anche se
è notte la spaziosa terrazza che (d’estate) deve essere uno spettacolo:
siamo a mezza collina con vista sul lago di Massaciuccoli e sul litorale
marino che, comunque, non è vicinissimo.

Verso le 21 siamo solo io e la moglie nel locale poi, dopo un po’, si
riempiono altri due tavoli. Il menù proposto è abbastanza vario e
soprattutto quasi interamente dedicato alla “terra”. Nonostante la relativa
vicinanza al mare tra le pietanze scorgiamo soltanto del baccalà ed un altro
piatto coi gamberi di acqua dolce. Ci viene offerto l’aperitivo (un bianco Regaleali
di Tasca d’Almerita, non messo in conto) e un piattino con vari appetizer squisiti.
Il cestino dei pani accoglie alcune fette di pane casalingo discreto e qualche pezzo di
focaccia tiepida.

La carta dei vini che sfoglio con relativa calma è ben organizzata. Nella
prima pagina c’è addirittura l’indice che spiega com’è organizzata. Per i
vini bianchi (a differenza degli Champagne e degli spumanti) la selezione è
scarna. Ma per i rossi c’è veramente l’imbarazzo della scelta e tra l’altro
le bottiglie (anche quelle con le etichette più rinomate) hanno ricarichi
molto onesti. C’è addirittura una sezione dedicata alle mezze bottiglie con
etichette di qualità. Nel mio peregrinare da una regione all’altra e dopo
aver occhieggiato le pagine dei Supertuscans (che hanno sempre costi
elevati) opto per un “Legrein” altoatesino Porphir della Cantina Terlano,
riserva 2002. Un vino piacevolissimo, morbido, dai sapori intensi ma
vellutati. La gradazione (13°) non lo rende aggressivo ed è perfetto per le
pietanze da noi scelte.

E’ proposto anche un menù degustazione con diverse portate a 45 euro e con
la possibilità di cambiare qualche piatto. Ma preferiamo scegliere. E allora
“variazione di baccalà” per me e “piccoli assaggi della cucina in due servizi” per
la moglie. Già la presentazione del baccalà è favolosa, il contenuto straordinario:
un cestellino con trippa di baccalà, una porzioncina cucinata con pomodorini freschi
e capperi, un bicchierino di mousse di baccalà per finire con una polpettina fragrante.
Non da meno l’antipasto della moglie che consta in crema di fagioli cannellini con farro
ben pepata, poi manzo e patate (tipo gulasch), fagottino di carciofi e piselli, maiale
in agrodolce con cipolle. Tutto notevolissimo.

Di primo ci facciamo tentare con due mezze porzioni di zuppa di pane di
bietola, ricotta tiepida e uovo di quaglia: delicatissima, dal connubio
perfetto degli ingredienti con l’uovo che svettava per sapidità e sapore.

I secondi sul menù sono il trionfo della carne toscana. Io propendo per il
guanciale di vitella brasato su purea di patate all’olio extravergine ed
erbette aromatico (buono, forse un po’ troppo grasso, equilibratissimo nella
fattura ma forse con meno appeal delle altre pietanze provate). La moglie
sceglie invece il maialino da latte con pancia croccante con mele annurche e
verdure d’inverno. Convincente ma non esaltante sempre comunque rimanendo su
alti livelli di cucina.

Favolosa l’offerta dei dessert. Ci crogioliamo con la proposta “La
cioccolata e il caffè”: un tris con un flan di fondente e caffè, un
bicchierino con mousse e panna, e un cuore al caffè; e con una composizione
di sorbetti. Il tutto accompagnato rispettivamente da un bicchiere di Don
Zoilo sherry Pedro Ximenez e da un Dindarello Maculan, entrambi non messi in
conto.

Nel complesso la cena è stata squisita, anche se (proprio per trovare il
pelo nell’uovo) la bontà assoluta degli antipasti e della zuppa ha finito
per rendere meno sorprendenti i secondi di carne, comunque di ottima
fattura. Il dessert al cioccolato della moglie, che ovviamente ho
assaggiato, era forse uno dei dolci migliori mai provati in vita mia. Il
servizio è cortese, puntuale mai oppressivo. La serata quindi è stata
piacevole, divertente e rilassante grazie ad una cucina “di terra”
rivisitata dal giovane Codecasa che ha fatto studi in Francia con nomi
importanti.

Ci torneremo sicuramente: magari nella bella stagione per godere della
terrazza e provare altri ‘must’ dell’Oliveta come i tortelli al ragù
lucchese, il piccione, l’agnello, la sella di coniglio farcita e, perché no,
se sarà sempre in carta, il risotto mantecato alla zucca con bocconcini di
cotechino avvolti nella bietola.

Per la nostra esperienza, l’Oliveta è da consigliare ad occhi chiusi.
Inoltre i prezzi sono molto concorrenziali vista la qualità del cibo e l’eleganza
del locale. La carineria di non mettere in conto l’aperitivo e i vini da
dessert è a mio avviso sempre da apprezzare. In locali più blasonati non è
affatto la regola e spesso mi sono trovato a dover pagare in conto 22 euro
due flute di Champagne quasi imposti o comunque accettati per non fare la
figura del bifolco. Il rapporto costi/servizio/qualità cucina dell’Oliveta credo sia
invidiabile.

A proposito di prezzi ecco il dettaglio:
- Coperto: 0,0 euro
- Principi di pranzo 27,00
- Zuppa 10,00
- Pietanze 36,00
- Dolci 13,00
- Acqua 2,00
- Caffè 4,00
- Cantina 33,00
- Aperitivo e vini da dessert 0,00 euro
- Totale………………… 125,00 euro


AWANAGANA