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Osteria Alla Luna
Via Oberdan, 13 - 34170 Gorizia (GO)
Tel: 0481.530374
Data recensione: 4/2007


E' davvero difficile cercare di definire Gorizia, città per lungo
tempo divisa e reintegrata nella propria identità compiuta da
pochissimo. Eppure si comprende subito che quel confine è cicatrice,
ventre molle di un passato che non si cancella, che ha conosciuto
tristezza e licenza, poiché oltrecortina si andava per far tante cose,
dalla benzina al trascorrer un paio d'ore con qualche annoiata
professionista delle coccole e si rientrava poi nella placida
quotidianità senza colpe né timori, lasciati dietro i volti severi dei
poliziotti di frontiera.

Città del vuoto, appoggiata precariamente sullo stivale, si rischia di
camminarvi per molti minuti senza incontrare nessuno. Le serrande
alzate non trasmettono familiare sensazione di operosità, ma
inesauribile esaurirsi di un tempo che non tornerà più.

Ma l'Universo, si sa, ha orrore del vuoto e si ingegna per colmare gli
spazi con pennellate di vita assoluta. Il silenzio della città si
infrange nel fragore dell'osteria "Alla Luna", storico crocevia di
sosta per mercanti e viandanti che arrivavano e ripartivano "con la
luna" verso altre mete commerciali.

Italiani, tedeschi, slavi: qui son passati tutti e la famiglia Pintar
ha raccolto tutte le suggestioni multiculturali producendosi, alfine,
in una proposta culinaria che lambisce gran parte della tradizione
mitteleuropea che, come si sa, ama le femmine e le porta in palmo di
mano. Infatti, definire gineceo quest'affollato convivio di anime è a
dir poco riduttivo.

L'osteria "Alla Luna" è la celebrazione dell'accoglienza femminile, e tutte le
operanti vestono il costume tradizionale, muovendosi flessuose e sicure
nell'androgina attitudine all'efficienza che le contraddistingue. Non perdono
tempo, ma un buon consiglio per l'avventore foresto ce l'hanno sempre e tra
una comanda e l'altra i sorrisi scivolano volentieri, e ti fanno capire che ci
credono quando ti porgono la carta dei vini e leggi "La luna senza
sole non risplende, il vino senza amore non si vende".

E così, con sincera passione ed orgoglio per l'assoluta vitalità che si gode e si
respira all'interno di questa affascinante locanda, Milena Pintar
esibisce le sue proposte, enciclopedia della mitteleuropa più calda,
quella lambita dal paese dei limoni. Noi, che dall'ampio menu'
vorremmo assaggiare davvero tutto, iniziamo con un prosciutto crudo
tagliato a coltello "stagionato da papà Milan", accompagnato da frico
ed olive nere e proseguiamo con il lardo artigianale adagiato su letto
di rucola senza sollevare obiezioni.

Le sorprese vere e proprie arrivano però con i primi piatti, che odorano di
Cecco Beppe e del bano Jellacic a miglia di distanza. Strepitosa l'Obara, una zuppa
balcanica per stomaci forti fatta con patate, fagioli, peperoni, carne
di manzo e di maiale, imponenti i tradizionali gnocchi di susine con
burro fuso e cannella che non deludono davvero mai. Abbiamo dovuto
trascurare la Jota, gli gnocchi di pane con ragù di capriolo, gli
gnocchi di patate fatti in casa, ma sarà senz'altro per un'altra
volta. Filologico il "cren in tecia" e corretta la lubjanska,
cotoletta panata con prosciutto e formaggio che i goriziani mangiano
anche a colazione.

Carta dei vini limitata, che privilegia la gloriosa produzione locale:
la scelta cade su un Bianco del Collio di Paraschos, annata 2002, di
pregevole fattura ma vagamente irrispettoso dei naturali profumi dei
vitigni impiegati (chardonnay, sauvignon, malvasia istriana, ribolla)
- che si sa, il legno divide et impera - ed un eccellente merlot Seme
2003 di Tercic che dipana con equilibrio il sentore fruttato. Pur con
vini di quest'ottima fattura, la spesa si è aggirata sui 35 euro.
Luogo della memoria e del cuore, dunque, che riserva agli avventori
una materna accoglienza. E a noi piace navigare in questo mare.


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