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Trussardi Alla Scala Piazza della Scala, 5 - 20121 Milano Tel: 02.80.68.82.01 - fax: 02.80.68.82.87 Data recensione: 3/2007 Dopo non poche titubanze mi sono deciso a visitare il Trussardi alla Scala. Visitato lunedì 19 marzo, sera. Siamo in due. Prenoto verso le 19:40 e mi d icono che c'è posto (dico la verità: avevo provato da Sadler ma era pieno). Il locale alla fine si rivelerà piuttosto pienotto. All'arrivo situazione un po' strana. Porta a vetri ad apertura automatica, un atrio con un ascensore, una reception con un tipo che non ci bada minimamente. A sinistra l'ingresso al Trussardi Caffè, rumoroso e ipermodaiolo. Superato l'imbarazzo prendiamo l'ascensore e saliamo al primo piano. Li cambia tutto. Atmosfera soffusa, di gran classe, ambiente molto scuro, tutto tendente al rosso (sedie, pavimento, ecc.). Accoglienza premurosissima. Poltroncine inusuali ma tutto sommato comode. Ambiente estremamente spazioso/arioso, fatto sta che anche a locale pieno e nonostante la presenza di due tavolate da 8-12 persone l'una, l'atmosfera si manteneva piacevolmente quieta e rarefatta. Al mio ospite straniero viene subito proposto un menu in inglese e, nota positiva, vengono anche spiegati bene i piatti e soddisfatte diverse curiosità sempre in inglese. Dopo aver deciso per il menu degustazione, il mio ospite confessa un debole per il foie gras e quindi prendiamo sia il degustazione sia il piatto di foie gras. Ci viene proposto in modo originale (e in questo caso direi saggio) il foie gras come ultimo piatto prima del dolce. Per i vini sempre su preferenza del mio ospite d'oltreoceano, optiamo per la carta, piccola ma interessante, dei vini al bicchiere. Letto il menu ordino un Sauvignon Sanct Valentin 2005, un Soave Calvarino 2004 di Pieropan e un Taurasi 2001 di cui colpevolmente non ricordo il produttore. I primi due sono produttori stranoti e tribicchierati che non hanno sorpreso né deluso. Anzi il Pieropan si è rivelato perfetto in abbinamento ai sapidi piatti. Arriva qualche assaggino piacevole ma non memorizzato (a proposito: ho chiesto all'amico come chiamassero gli amuse bouche negli States e mi ha freddato con un snack. Mah.) e compare lo chef Andrea Berton. Faccia simpatica, spilungone, cortese e super discreto. Sono poi arrivati: Insalata di merluzzo sfogliato con il tartufo nero di norcia. Fantastica. Temperatura mite e perfetta. Ottimo l'abbinamento col nero che consentiva di alternare assaggi di puro pesce ad assaggi di mare-monte. A seguire: Riso mantecato con erbe fresche, olive taggiasche, polvere di cappero, noce di capasanta. Ricordo qualcosa di simile assaggiato da Alaymo tre anni fa, dove però cerò anche della polvere di caffè. Anche questo piatto a mio giudizio perfetto. Direi il top della serata. La cosa che ho apprezzato è il risultato equilibrato proveniente dalla combinazione di sapori singolarmente molto invadenti. A seguire: Code di scampi alla plancia, scarola brasata, morchelle (che io chiamo spugnole, penso siano la stessa cosa), salsa di scampi, patata croccante. Come dicono i professionisti "piatto di buona esecuzione a partire da una ottima materia prima". Ma non ho ricordi memorabili. Infine: Agnello da latte arrostito e brasato con patata fritta, avocado e lime. Qui si torna a livelli elevati nonostante la porzione fosse piuttosto essenziale. Tre bocconcini piccoli ma deliziosi, uno formato da una micro-costoletta, un altro da una parte più consistente, presumo un pezzettino di coscia, l'ultimo da interiora saltate. Mangiati nella sequenza giusta (non ci erano stati illustrati a dire il vero, e quindi non valorizzati) rappresentano un esperienza sull'agnello simile a quella che si può fare assaggiando nel giusto ordine una serie di formaggi pregiati. Dall'accenno di agnello, all'agnellosità allo stato puro. A quel punto è giunto il foie gras unica nota stonata della serata: quantità ridotta, cottura eccessiva, consistenza quasi croccante. Penso che le intenzioni fossero di fare qualcosa di croccante all'esterno ma morbido all'interno. Con il foie gras abbiamo ordinato una bottiglia (50cl) di Scacco Matto che era in carta a 38?. Secondo me è uno sbaglio perché ricordo prezzi ben più alti in enoteca. Boh? Durante la cena siamo stati spesso riforniti di pane tra i quali uno eccellente al sale scozzese. Per concludere Terra di cioccolato con sfera calda al cioccolato e crema di caffè sul quale non dico niente perché sono inguaribilmente disinteressato ai dolci pur mangiandoli di buon grado. In conclusione un'esperienza molto molto positiva. Sorprendente perché ormai sono abituato ad aspettarmi poco da Milano, pochissimo dalla Milano modaiola e stilistica. (e ancor meno dalla 'mia' Bologna adottiva a dire il vero). All'uscita quando eravamo in ascensore ci è quasi corso dietro Andrea Berton e ci ha salutato mentre le porte si chiudevano, scusandosi con gli occhi per non averlo fatto prima. Un vero signore. Non vi so dire del prezzo perché fortunatamente ha pagato il mio socio. So che il menù costava 90?. (due sere prima ero stato da Vittorio a Bergamo con mia moglie, pagando 130e per il menu di pesce e con molto molta soddisfazione in meno). I vini erano sui 10-14 al bicchiere. A voler trovare qualche punto migliorabile: i camerieri avevano una preparazione poco omogenea. C'erano un paio di giovani veramente dotati e con innata professionalità e qualcuno un po' troppo da scuola alberghiera. La cosa incideva molto sulla presentazione dei piatti che in qualche caso è stata un po' vaga e tentennante. Apprezzabile per qualità ma migliorabile per quantità la carta dei vini al bicchiere. Auspicabile un miglioramento dell'accoglienza al piano terra specialmente per chi no conosce il locale.Tutti dettagli secondari, però Spero di aver fatto cosa gradita. Glue Nic |