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Aoristò
Via de' Buti, 11 - 51100 Pistoia (PT)
Tel: 0573 26506
Chiuso: Lunedì
Data recensione: 2/2007

Ha aperto da pochissimo nel cuore del centro storico di Pistoia (proprio sopra
il Globo, per chi è pratico della zona) il ristorante Aoristò, messo in piedi da
alcuni "VIP" pistoiesi che hanno ingaggiato l'ottimo chef Maurizio Neri reduce
dall'esperienza del Fusion di Firenze.

Dopo aver tentato un paio di volte di prenotare senza però trovare posto,
finalmente ieri sera alle 20,45 abbiamo varcato la soglia al terzo piano di Via
de' Buti, con l'ascensore che si apre proprio di fronte alla porta del
ristorante; il locale è tutto a vetri, con una moderna struttura a capriate di
acciaio come soffitto ed un pavimento in parquet scuro; da un lato si può
ammirare la bella cupola della chiesa di S.Francesco illuminata.

Pochi tavoli, una decina, sempre prenotati (telefonare con buon anticipo);
apparecchiatura raffinatissima con tovaglie e tovaglioli in puro lino (al pari
dei mini asciugamani usa e getta del bagno); arredamento e stoviglie decisamente
all'altezza per un locale raffinato. La cucina è un po' "fusion", orientaleggiante (ma non mancano il classico piatto di salumi della montagna pistoiese, il maialino al forno o lo stracotto con
purè) con gusti speziati piacevolissimi ed accostamenti anche arditi ma riuscitissimi.
Siamo io e mia moglie ed optiamo per il menù degustazione.

Si parte quindi (dopo una entrée con mini-insalatina di gamberi insalata e
avocado) con due spring-rolls di gamberoni: gambero intero con coda sgusciata,
avvolto nella pasta dell'involtino e servito con insalatina fresca ed una
salsina piccante (separata, in un buco al centro del piatto quindi più o meno
utilizzabile secondo i gusti).

Si passa quindi ai due primi, entrambi notevolissimi: spaghetti (all'uovo)
"vongole e pepe", con scaglie di mandorla, serviti su una delicatissima salsa di
pane e pomodoro fresco; ricchi di vongole, delicati e ben legati; anche la
mandorla non stona affatto mentre il pepe si percepisce appena.

L'altro primo è forse l'accostamento più ardito del menù: ravioli di guancia,
serviti sopra una purea di fagioli borlotti, con qualche fagiolo intero e... una
pallina fatta da sottilissime striscioline di seppia cruda CONGELATA (proprio
nel senso che ti arriva nel piatto ghiacciata e dura)! La seppia si scioglie
quasi immediatamente e si accosta al fagiolo ed al ripieno del raviolo in
maniera fantastica, attenuandone un pochettino la forza. Un piatto veramente
particolare che a me è piaciuto moltissimo.

Il secondo previsto dal menù degustazione sarebbe il maialino di latte, ma ieri
sera era stato sostituito con il petto di anatra; anche questo un piatto
veramente da ricordare: petto di anatra tagliato a fette condito con salsa
shishimi (un mix di spezie cinesi particolarissimo), servito su un purea di mele
e accompagnato da un cipollotto scottato. Un piatto che mi ha colpito per il
modo in cui questa salsa shishimi riesce ad esaltare i sapori dell'anatra e si
adatti benissimo all'accostamento col dolce del purea di mele e l'agro del
cipollotto (appena scottato).

Dopo una serie di piatti così, la particolarità non poteva mancare nel dolce: in
carta è indicato come semplice "budino al cioccolato", ma in realtà si tratta di
una crema solida al cucciaio, meno gelatinosa del classico budino, meno sollida
di un gelato e più consistente di una mousse; la cucchiaiata di budino è servita
in un piatto piano accostata ad una emulsione di olio di oliva (!!!) e con
qualche granello di sale grosso. Lì per lì si rimane un po a occhi sgranati, ma
poi... provare per credere: l'olio ammorbidisce la forza del cioccolato ed il
sale aiuta a ripulire la bocca. Si finisce col caffè ed il conto.

Il menù degustazione è in carta a 38 euro a testa (secondo me decisamente
corretto per la qualità che ti offrono); come vino abbiamo scelto un Sauvignon
di Jermann, in carta a 18 euro; a proposito di carta dei vini, segnalo una
interessantissima scelta, con prezzi decisamente onesti ed equilibrati; per ogni
sezione c'è anche una discreta scelta di etichette francesi e straniere in
genere; particolarmente ricca la sezione "bollicine" con un'ottima scelta di
champagne. Da tornarci quanto prima.


Ale