Comerç 24
Comerç, 24 - 08003 Barcelona
Tel: 93 319 21 02
Data recensione: 09/2006
Prenotiamo al telefono una settimana prima un tavolo per due al
Comerç24, perché ci dicono che trovare un tavolo senza prenotazione è
praticamente impossibile. Il Comerç24 è un locale nella zona de La Ribera
di Barcelona, ma è anche Tapaç24, tapas bar di livello in Diputaciò.
Arriviamo nel locale puntuali e veniamo accolti da una ragazza del
personale; sono tutti in nero con grembiuloni sempre neri fino alle
caviglie. Dopo una breve attesa per la verifica della prenotazione e per
la
difficoltà di comprensione della lingua veniamo fatti accomodare nella
saletta passando dal bancone del bar (apparecchiato con gli sgabelli
come nella tradizione tapas-bar).
Lo stile è moderno-minimale, pareti nere, arredi scuri e due serie di
cembali appese al soffitto; luci molto basse e musica in sottofondo.
Arriva quasi subito una cameriera che ci chiede se gradiamo un aperitivo
per iniziare e quindi ci porta due calici di cava locale, un Bertha
Brut; poi arriva un cestino del pane e ci vengono messi di fronte un
piattino con sale e un piattino dove viene versato un olio extravergine
di oliva. Iniziamo quindi con l'assaggio dell'ottimo olio su pane e sale.
Poi arriva da noi il giovane maitre di sala in abito nero (e camicia e
cravatta nere) e stabilito che sarebbe per noi meglio comunicare in
inglese ci illustra rapidamente la linea della cucina del locale che
consiste nella rivisitazione e creazione di alcuni piatti nella
tradizione tapas, cioè di piccoli e numerosi assaggi.
La carta presenta una lista di queste creazioni e la possibilità di
scegliere due menu degustazione: uno più contenuto nel numero di
portate, chiamato "festival" a 50 euro e l'altro più esteso, chiamato
"superfestival" a 72 euro. La carta dei vini presenta parecchi iberici
ma per mia ignoranza sull'argomento scegliamo uno dei tre bianchi consigliati
col menu
degustazione, un Vina Cimbron Loos 2005 secco ma molto profumato a 15
euro. Al solito come in molti locali spagnoli ai prezzi va aggiunto un
7% di
iva che non è compresa nell'indicazione in carta. Iniziano dunque ad arrivare
i piccoli assaggi che alla fine risulteranno numerosi.
Ad ogni portata ci viene data una rapida spiegazione, ma spesso siamo
costretti a chiedere ulteriori dettagli. Si parte con tre scatoline da
sardine con dentro oliva e acciughe, piccoli fiori di cavolo bianco crudo
con lampone, nocciole tostate e "dorate", e dei piattini con delle semplici
patatine fritte sottili, una (fantastica) mousse di oliva e una sfoglia
croccante all'aneto.
L'idea è di una rivisitazione degli snack da aperitivo, ma di realmente
valido abbiamo trovato la mousse di oliva. Poi arriva un minitoast di
asparagi e formaggio fuso e un altro con jamon iberico, formaggio fuso
e pesto (delizioso il secondo, abbastanza piatto il primo) e assieme un
piccolo pomodoro ciliegino con una fettina di tonno affumicato e una emulsione
di olio di oliva (come una maionese senza uova).
Terza portata: una crema di pomodoro con coda di gamberone scottata e
quello che in apparenza galleggia come un uovo di quaglia crudo, ma che
in realtà si rivela essere olio di oliva (a fare da albume) ed emulsione
di olio di oliva (a fare da pallido tuorlo); servita a parte la testa
cruda del gamberone. Fantastico. Questo per me è stato il top di tutte
le portate; tutto perfetto il legame della deliziosa crema di pomodoro,
l'olio, il gamberone e il crudo della testa da tirar fuori con il cucchiaino.
Quarta portata (doppia): polpa di granchio con insalata "croccante" di
finocchio crudo e valeriana con una salsa e una tartara di tonno con
uova di salmone, erba cipollina e crema di rosso d'uovo. Qui lo sbilanciamento
era notevole per la eccessiva sapidità delle uova di salmone ed è un peccato
perché senza queste il piatto sarebbe stato certamente più apprezzabile.
Quinta portata (doppia): Prosciutto (jabugo) e melone nella versione
"evoluzione" e nella versione classica. Interessantissima e esaltante
la
versione "evoluta" fatta da una fettina di melone bianco avvolta nel
grasso del pata negra e resa croccante con una scottatura sulla piastra
per poi passare alla versione classica e fredda (di temperatura, ma non
certo nel sapore).
Sesta portata (doppia): qui la difficoltà di comunicazione è stata
maggiore ed è un peccato perché si trattava di una creazione molto
interessante. Una sorta di raviolo con seppiolina nel suo nero, pinoli
e
altro non individuato e accanto un piccolo trancio di pesce (spigola?)
in salsa e cipolla tritata. Il raviolo aveva un sapore davvero eccellente
e una consistenza perfetta. Anche questo è stato un assaggio che ci ha
colpito davvero molto.
Settima portata: Riso scuro con mousse accompagnato da mais liofilizzato
e sbriciolato. Sapidità più aggressiva ma non sbilanciata tra i
componenti. A me ha dato l'impressione di un piatto comunque non
eccellente, mentre mia moglie l'ha apprezzato molto.
Ottava portata: Entrecote di manzo con patata e salsa wasabi.
Una sorta di rivisitazione di tagliata di entrecote con una salsa
esotica, ma devo dire che l'idea della "sorta di rafano" del wasabi
accostato al manzo molto al sangue mi è piaciuta molto.
Nona portata: un ceppo di legno per formaggi con sopra assaggi di un
fresco catalano, un semi fresco francese, un queso manchego, un
erborinato basco e nel mezzo della mela cotogna a dadini.
Decima portata: il dolce; un piccolo frappè alla banana con cocco
grattato, una crema catalana, una crema di cioccolato rosa alla fragola
con fettina di fragola fresca e infine una crema di cioccolato nero su
crostino sottile di pane, olio di oliva e sale. Di questi, tutto molto
buono, ma un gradino sopra la crema di cioccolato con olio e sale. Buona
l'idea, buono l'accostamento che comunque in qualche modo conoscevo già
dall'infanzia, quando mia nonna a merenda mi farciva la schiacciata all'olio
con la nutella.
Chiudiamo con due caffè.
Il conto totale, comprensivo di iva, è stato di 192,60 euro dei quali
16
per il vino. Per un bilancio finale direi che abbiamo avuto una esperienza
eccellente di cucina creativa soprattutto per delle punte estreme (la
crema di
pomodoro, il raviolo con seppiolina, l'evoluzione di prosciutto e
melone, il manzo con wasabi) che ci hanno dato grande soddisfazione
nelle sensazioni. Il tutto ad un prezzo relativamente molto basso, e non
è poco a Barcelona. Personale attento e molto gentile, però qualche nota
negativa (il pelo nell'uovo) la riporto.
Tra i famosi cembali appesi al soffitto si intravede qualche ragnatela
(lo so, i ragnetti ci mettono un attimo a tessere, ma magari un occhio
prima di aprire va dato anche lassù se si tratta di un locale di livello).
Il maitre non dovrebbe parlare a voce molto alta quando illustra la
carta ed la linea della cucina; sembrava un attore a teatro e
snocciolava il discorso imparato a memoria troppo rapidamente.
Sempre il maitre è "inciampato" in un incidente riferitomi da mia moglie
e per me inspiegabile: uscito un cameriere con una portata dalla cucina
il maitre l'ha fermato ed ha annusato il piatto (all'ingresso della
sala, praticamente a vista !!!).
Infine una nota sulla scelta di far pagare pane e aperitivo: hai un
locale di livello, sei al top in una delle città più importanti, e mi
metti in conto 5 euro per il pane? E mi metti in conto 8 euro per le due
coppe iniziali di Cava? Fatti furbo: metti il menu degustazione a dieci
euro in più e "offri" pane, aperitivo e un piccolo "saluto della cucina"
e fai una figura più decorosa. O no? E' chiaro che questi appunti in un
locale "normale" non li avrei nemmeno esposti.Torno a ripetere che abbiamo
avuto una delle più belle esperienze gastronomiche in assoluto e il locale
non può che migliorare ancora con la ricerca e l'accuratezza nella preparazione.
Bravi.
FabMind
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