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Magnolia
Via Nino Bixio, 3 - 47042 Cesenatico (FC)
Tel: 054781598
Data recensione: 09/2006


In questo fine settima parecchi gastronomi (più o meno riluttanti)
migreranno dal nord verso la riviera romagnola e probabilmente avranno
bisogno di un luogo in cui potersi ristorare. Secondo Alberto Cauzzi, il
Magnolia è un indirizzo da segnarsi in aggenda facendo un unico appunto:
Prenotare al più presto! La magnolia, pianta sinuosa, filiforme, elegante con foglie e fiori fini e delicati. Alberto Faccani, chef e patron del ristorante Magnolia di
Cesenatico, non sappiamo se si è ispirato a questa pianta oppure al
bellissimo film di Paul Thomas Anderson. Di certo la sua cucina è in
simbiosi con le caratteristiche di questa pianta : elegante, sinuosa,
fine. Una cucina che ci ha molto impressionato. Uno chef in progressione
continua con una carica adrenalinica tale da farci solo intravedere i
traguardi che può raggiungere.

Certo, come tutti i talentuosi in crescita, ci può stare qualche piatto ancora non perfetto ma la cena nel suo complesso vale il viaggio e pure il ritorno in tempi brevi per quel che ci riguarda. Alberto deve solo dare maggiore identità alla sua cucina, un'impronta più marcata, un filo conduttore che la renda riconoscibile.
Alberto si è formato nelle cucine di Pinchiorri e della Frasca. Per anni è
stato li, giorno e notte, ad imparare un taglio, a rileggere una ricetta,
a comprendere un abbinamento. Ed ancora oggi, con la stessa intelligente
curiosità, appena può scappa da qualche illustre collega a capire, a
conoscere, ad imparare.

E' questa, unita ad un talento innato, la caratteristica principale che lo contraddistingue. Cesenatico non è città facile eppure qui hanno sede ben due stellati a poche centinaia di metri l'uno dall'altro. E' la città di riviera rinomata per le sue grigliate a prezzi modici e per le lunge nottate nei locali in cui si può ballare sino all'alba. Difficile imporre qui una cucina ricercata come questa.

Temerario e coraggioso Alberto, che non si è piegato a logiche più
commerciali, propone una cucina che soddisfa il gourmet più raffinato.
Potrete, sedendovi ad uno dei pochi tavoli di questo incantevole locale,
partire con una gelatina di pomodoro con mousse di mozzarella di bufala e
quenelle di baccalà mantecato proseguendo poi con uno stupendo pentapiatto
di crudi da brivido capitanato da un delicato sgombro ai fiori d'aglio e
pinoli e seguito con intensità progressiva da gamberi, zenzero e latte di
mandorle; wafer al curry con melone e scampi (con poco mordente a dire il
vero); una stupenda cappasanta ai funghi, asparagi di mare e uova di
salmone per concludere infine con un paradisiaco gelato alla fragola e
ricci di mare con ostrica.

Ottimo anche il sashimi di spada crudo (con taglio nipponico da maestro!) con sformatino di cavolfiori e formaggio di fossa e rassicurante ma ugualmente saporito il polpo tiepido con cipolla di tropea, pomodoro marinato al basilico e schiacciata di patate. Piatto da antologia, a nostro avviso, le noci di cappesante con crema di zucca, asparagi di mare ed "aria" di saba seguito da paccheri al ragù di canocchie e scorfano allo zenzero forse un filo troppo dolce, monocorde.
Ottimi poi due piatti di sostanza, come si addice ai ristoranti di rango:
il sandwitch di rombo e foie gras con purea al tartufo ed il calamaro
ripieno di crostacei e verdure, ristretto di pomodoro (da urlo!) e
friggitelli croccanti.

Se avrete fortuna chiuderete come noi con una preparazione apparentemente semplice ma di grande tecnica come la rivisitazione delle pesche all'amaretto. Le pesche, messe sottovuoto a macerare con il liquore all'amaretto, accompagnate da una gelatina del medesimo e da una delicata purea di pesche erano a dir poco sublimi. In ultimo la crema di ricotta e gelato al pistacchio. Per concludere,
ripensando al nome del locale, mi è tornato in mente il film Paul Thomas
Anderson che racconta la storia di un insieme di vite il cui filo
conduttore è la ricerca disperata di qualcosa che possa rendere completa
la vita, un confronto con se stessi e con il proprio desiderio di essere
compresi e amati. Che sia questo che ha ispirato Alberto ?


Alberto Cauzzi