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TABLE
8 7661 Melrose Ave.- (bet. Spaulding & Stanley Aves.) Los Angeles, CA 90046 Tel: 323-782-8258 Data recensione: 09/2006 L'unica certezza che l'uomo contemporaneo deve avere è che esiste l'eterno ritorno, che ovunque si è si può essere al contempo a casa e senza radici, qui e altrove, ora e sempre, e potrei continuare con una serie di slogan da profumi venduti al Lidl che è un piacere. Ma che può dire una fanciulla come me che partita da Venezia (Venice per gli amici) approda a L.A. (solo Ellei, sia chiaro), se ne diparte in auto per Las Vegas a buttare via qualche centinaia di dollari all'Hotel-Casino Venetian, quello dove si va a fare il giretto in gondola, torna a Ellei per rosolare le chiappe a Venice Beach in compagnia di fitness-addicted tra un canale e l'altro e finisce nel luogo "to see and to be seen" a bere uno spriz? Sì, perché l'aperitivo della casa di questo "trendy venue" si chiama Table 8, costa 9 dollari e contiene "aperol - a taste of white wine - bitter orange and seltz". Una novità assoluta, dunque. Ma dopo lunga intossicazione di Cosmopolitan (non quello che si legge, ma il pernicioso effetto di questo dolcissimo intruglio di liquori che gli americani amano impestare del loro dannato cranberry juice è esattamente lo stesso, lo scopo della sua stessa essenza è far rimorchiare) sia lodato il plebeo aperitivo italiano da pochi schei che come l'acqua nel deserto si pagherebbe a qualsiasi prezzo. Govind Armstrong di filosofia Nicciana pare intendersene davvero, è uno dei nuovi guru della cucina californiana "new californian cuisine" per l'esattezza, ed è un chiaro esempio vivente di come la volontà di potenza debba essere la seconda e forse ultima certezza dell'uomo contemporaneo. Dopo gli anni di apprendistato con -nienepopodimenoche- Wolfgang Puck ha terminato di farsi le ossa nell'ultima enclave del belvedere losangeleno, il deliziosamente retro Pinot Hollywood (di ispirazione francese terribilmente demodè). E che ossa! Oggi Armstrong, che evidentemente è cresciuto a pane, fitness, e rotocalchi è un avveniristico esemplare di macho-rasta che pare uscito da una superproduzione su Bob Marley, nel senso che potrebbe impersonificare il giamaicano esattamente come Val Kilmer fece con Jim Morrison. Si muove come una superstar col berrettone, passa tra i tavoli a raccogliere complimenti degli astanti. "Which is your main inspiration?" gli chiedo. "Only fresh products" risponde lui. Oh, qui deve essere proprio una mania, e non soltanto per i giapponesi, a 50 km di distanza se il burger non è uscito da una carrozzeria nonsono contenti, mentre a Ellei, dove si va per essere visti è sconveniente farsi scorgere intenti a degustare un qualsiasi derivato del burro. Del resto qui siamo a Melrose, un altro dei quegli interminabili vialoni impraticabili di giorno ma luccicanti di tette rifatte la sera, e la gente campa con l'industria del cinema, che ti misura gli etti che hai addosso (John Goodman a parte, che deve essere un nume superiore). La Nuova cucina californiana non è altro che la sorella minore dell'Alta cucina italiana, la si battezza con lo spriz e la si ammazza - quasiquasi- con un sorbetto alla Sambuca Molinari. La scelta degli ingredienti deve essere armonicamente legata al ciclo vitale delle stagioni,in simbiosi con le "funzioni del nostro corpo" (?), la necessità di somministrare del cibo completamente salubre fa sì che l'"oak leef lettuce" da me scelto come antipasto, altro non sia che un'insalatina con olive, feta, pomodorini e crescione. Di certo, la materia prima era fresca. Piacevole la tagliata di manzo kobe con pomodorini californiani, asperula, cipolla rossa e parmigiano, delicata la zuppa di pisellini dolci ai semi di cumino e vinaigrette di pancetta, ma l'impressione è che l'attenzione sia più rivolta al fitness che alla ricerca autentica dell'equilibrio di sapori. Difatti, lo chef chiame le sue creazioni "visions", il che la dice lunga. Ci alziamo dal nostro seggiolone salutando calorosamente Armstrong e lasciandoci alle spalle il patinato brusio della Ellei bene, e ci dirigiamo verso il Sunset Strip, dove un pancake a mezzanotte non viene negato a nessuno. Di certo, un pasto a Table 8 non procura insonnia. Tra i 70 ed i 90 dollari a testa, di cui 40 per stare in mezzo a "bella gente". Bulmalover |