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Ristorante Gallo d'Oro
Corso V.Emanuele, 54 Ascoli Piceno
Tel. 0736 25352o
Data recensione : 08/2006


Di ritorno dal Salento io e mia moglie ci fermiamo a metà strada, ad
Ascoli Piceno, sul fiume tronto, al confine tra lo stato papalino e
l'ultimo bastione borbonico.
In centro il locale storico da quasi cinquant'anni è il Ristorante Gallo
d'Oro, che da pochi anni ha cambiato sede spostandosi di duecento metri
all'interno di un villino sempre in corso Vittorio Emanuele.
Arriviamo tardi, dopo le ventidue, e scegliamo di accomodarci all'aperto
in un piccolo cortile lastricato davanti all'ingresso principale con
tavoli ampi e comode poltroncine da giardino.
La carta riporta la tradizione ascolana arricchita da qualche piatto
d'importazione.

Tra gli antipasti scegliamo quello della casa che prevede crostino ai
porcini e tartufo, mozzarellina di bufala, prosciutto locale, bresaola
(decisamente non ascolana...), mousse di formaggio alle erbe e un
piccolo assaggio olive ascolane fritte.
spiccava il crostino; ad ascoli porcini e tartufo estivo fanno parte di
una tradizione secolare.
Sebbene dalla carta le voci di alcuni dei primi piatti ci tentassero
(maccheroncini di campofilone al ragout d'anatra, vincisgrassi e un
altro paio di interessanti cosine) decidiamo di saltare ai secondi.
Tra questi oltre alla lombatina di coniglio farcita al radicchio e varie
carni ai ferri, scegliamo un filetto di vitello in salsa di porcini e
tartufo nero e delle costolette di agnello di montagna ai ferri.
Però ci facciamo portare anche una porzione di fritto misto all'ascolana.
Le costolette di agnello risultano tenerissime e deliziose; non azzardo
paragoni con l'agnello di Zeri (assaggiato al Caveau del vecchio teatro
di Pontremoli tempo fa), ma devo dire che questo agnello è decisamente
di qualità in consistenza e sapore esaltati da una perfetta cottura.
Ancor meglio il filetto di vitello ai porcini e tartufo.

Davvero bravi nella scelta delle materie e bravo lo chef nell'esaltarle.
Il fritto misto mancava dei carciofi fritti (fuori stagione ovviamente)
e dunque presentava le olive ascolane farcite, la crema dolce e le
zucchine. Buone, anzi ottime, le olive ma per i miei personalissimi
gusti da pignolo cultore piceno si può fare meglio: nella farcia avrei
messo un pochino di noce moscata in più.

Ovvio che sono particolari insignificanti per chi non mangia olive
all'ascolana da quarant'anni.
Di contorno ad accompagnare i tre piatti abbiamo preso una cicoria
saltata ed una cicoria all'agro (bollita e con il limone).
Le carte dei vini erano due, una per i vini marchigiani e l'altra per i
nazionali, non molto estese.
Onesti i ricarichi, anche per i vini nazionali.

Tra i marchigiani, numerosi i rossi del piceno ma anche diverse
bottiglie importanti di rosso conero, e un interessante IGT rosso
dell'emergente azienda offidana di Irene Cameli.
Scegliamo un altro marche rosso IGT, montepulciano al 100%: la Regina
del Bosco di Dezi (a Servigliano, nell'ascolano) del 2001, in carta a 25
euro.
Concludiamo con due caffè e due rum della martinica invecchiati 25 anni.

Il conto totale è stato di settantadue euro, dei quali venticinque erano
per la bottiglia di vino.

Bello e d'atmosfera l'ambiente esterno (magari ci torneremo in inverno e
descriverò anche la sala) anche se la tranquillità era dovuta
soprattutto al fatto che ad agosto in centro la città si svuota.
Ottimo il servizio con maitre (e patron), cameriere e sommelier
discreti, gentili e molto professionali.
I prezzi...estremamente onesti.
Ad Ascoli si riesce a mangiare bene a metà dei prezzi delle città
toscane, tanto per fare un paragone. Al Gallo d'Oro ho avuto
l'impressione di stare bene a tavola a prezzi da pizzeria pisana o
fiorentina.
E non credo di esagerare.

Concludo con una nota personalissima e...promozionale:
Ascoli Piceno è una città da visitare.
E' fuori dalle rotte del turismo classico, poco e male collegata, ma
proprio per questo è riuscita a mantenere un centro storico medievale
tra i più estesi in Europa.

Scusate per lo spot.


FabMind