Tigullio Vino Homepage Home TigullioVino.it Blog Blog Vinix

> Operatori
» Registrazione operatori
» Operatori già registrati
» Club
» Pubblicità
» Newsletter
» Annunci vino-cibo
» Aggiungi ai Preferiti

> News e iniziative
» News ed eventi di rilievo
» Eventi locali, degustazioni
» Terroir Vino

> Contenuti e risorse
» Naviga per regione
» Vino & Olio
» Aziende testate
» Rubriche
» Tgv Blog
» Doc e Docg
» Recensioni Ristoranti
» Esperti
» Strade del Vino
» Parchi italiani
» Viaggi
» Video
» Contatti
» Faq

> Interagire col sito
»
Invia campionatura vino
»
Invia campionatura olio
» Segnala eventi
» Invia comunicati stampa
» Associati al Club
» Recensioni ristoranti
» Invia ricette


> Iscrizione newsletter
Iscriviti alla newsletter di TigullioVino.it per ricevere settimanalmente gli aggiornamenti via e-mail con le degustazioni, le news e gli approfondimenti della Redazione.
La tua e-mail :



> Pubblicità

> Siti e blog del Network
TigullioVino (Magazine)
Vinix (Social Network)
VinoClic (Pubblicità)


Aggiungi alla barra di Google
Il Blog Network di TigullioVino.it
VinoPigro
A Modest Proposal, di Riccardo Modesti
Rotfl! il Blog di JFSebastian usenettaro 2.0
Rotfl! il Blog di JFSebastian usenettaro 2.0

TigullioVino.it ©
E' vietata la copia, anche parziale, senza esplicita autorizzazione della Redazione.
Mappa del sito
Chi siamo / curiosità
Links
Privacy
Contatti







          
                      


          Archivio recensioni ristoranti inviate dai lettori


           Torna all'archivio
           Invia una recensione
Ristorante Alpino
Moline di Sovramonte (BL)
Tel. 0439 - 96125
Chiude Lunedì sera e tutto Martedì.
Data recensione : 08/2006


E chi l'avrebbe detto che, all'interno del Parco Nazionale delle Dolomiti
Bellunesi, si sarebbe trovato un Panda?
Uno? Chissà quant'altri, basta solo conoscerli, anzi, scovarli,
considerato pure che questa provincia porta bene alla buona ristorazione
perché, nel Veneto, è quella a più alta densità di locali stellari.

Qui, a Moline di Sovramonte, la storia ha una sua particolarità.
Moline è l'ultima enclave bellunese a ridosso dell'incipiente Trentino e
della sua prima valle, che recita di Primiero e San Martino di Castrozza.
Moline è anche, bontà sua, rivierasca del Comune di Lamon, storico
produttore di uno dei Fagioli più blasonati di Enotria.
La storia, quindi, si basa su fondamentali sicuri e dop.ati (al gusto
giusto, s'intende).

Nei tempi che furono, il Ristorante della Famiglia Bee, titolari sin dal
'900, inteso come primo anno del secolo scorso, era anche tavola eletta
per rallysti veri o presunti.
Era normale trovare ivi Sandro Munari, "il Drago", con la sua HF; qui
derapava verso i primi tornanti di una carriera che poi lo avrebbe portato
a diventare Campione del Mondo tale Miky Biasion, un bocia di Bassano del
Grappa.

La fama di tana rallystica ha contribuito molto alla storia di questo
locale che, ora, veleggia di bolina gastronomica per palati curiosi pur
se, oramai, alcuni aspetti del suo essere possono risultare un po' fanè
per chi, alla Trattoria "tipica", chiede comunque un qualche Cristallo di
Fiandra per patinare storie di ordinaria gastronomia che, soprattutto da
queste parti, avevano sempre invece il riscontro del sudore quotidiano,
spesso con contorno di passaporto e valigia emigrante.

Franco Bee prosegue quindi la tradizione di famiglia, atta a dare conforto
viandante a coloro che risalgono la valle dello Schener verso i prati
alpini e le sciate a cinque stelle della piccola Cortina sanmartina.

C'è una Carta generalista, messa più che altro a volgere l'attenzione
verso il Menù dedicato ai Prodotti del Parco.

E si comincia con un Antipasto Tecnico, modalità anche divertente per
riassumere un assieme di affettati che recitano di Soppressa, Speck
gentile, Carne "Salada" (leggermente marinata - cruda - a Sodio).
Assemblaggio riuscito, su tutti i fronti, con a ciliegina 'n coppa delle
zucchine e melanzane sottoacete direttamente in casa, oltre a qualche
tegolata di ricotta affumicata fatta cadere al momento dalla Salma Hayeck
che s'aggira per i tavoli.

Siamo vicini a Lamon, come dicevamo, e quindi, inevitabile, la Pasta e
Fagioli.
Pasta fatta con le sue regolari "Tirache", leggesi di fettuccione tirate e
tagliate in maniera grossolana.
Considerata la "sostanza" del Fagiolo Lamonico, avremmo apprezzato una
concentrazione ancor più verace della broda, ma, probabilmente, in Cucina,
avranno considerato che, essendo la via di passo per turisti di varia
fatta, si è preferito non calcare troppo sulla autoctonicità.
De gustibus.

Tra l'altro, il Fagiolo di Lamon, nella leggenda, ha un piccolo cammeo.
Il primo baccello fu dono, verso la metà del '500, di Papa Clemente VII,
che ricevute le piante dalla Corte di Spagna le trasmise in dono ad un
frate bellunese, tale Pietro Valeriano, e subito qui trovò ambiente ideale
per riprodursi generoso, tanto che, con il suo apporto proteico, salvò la
comunità montana che lo ha adottato dalla perigliosa pellagra, tipica
delle popolazioni polentone . e basta.
Ancora oggi, delle quattro varianti in essere, due ricordano l'antica
origine, lo "Spagnolo" e lo "Spagnolet" .

L'altra proposta prima è .. sfagiolata, pur presentando degli spunti
interessanti.
Si narra di Gnocchetti con Formaggio "verde" (la variante veneta del
gorgonzola), con Ricotta affumicata delle valli viciniori.
Oggettivamente, quando si scomoda "il verde", ogni piatto ha il successo
facile, perlomeno a tavole senza pretese tristellari; qui c'erano anche i
semi di papavero, più che di lande Lamoniane a fare citazione cortinese,
ma ci stavano.
Peccato per i sentori chiaramente non di mano azdora di gnocchetti
catapultati in padella da qualche scaffale di larga distribuzione. tant'è,
ne parleremo dopo.

E a volte ritornano, ecco ancora i nostri Fagioli a fare contorno, in
"Tocio", nel loro stufato di cottura, con piccola presenza di pomodoro, e
gioiosamente acconciabili su misura con olio & pepe a macina personale.
Si percepisce la carnosità di questo frutto della terra ad alto contenuto
proteico, con la misurata invadenza di una buccia che, anche per questo
motivo, ha reso questo prodotto ricercato da palati ghiottoni e Chef de
rang.

Ma non solo.
Vi arriva il "Capuss", chi altri se non proletaria verza tagliata a
coltello e conciabile pure essa a gusto del commensale, con quell' aceto
bianco ruspante come si usava nelle case sino a quando non è sorta la
Balsamic Trendy fashion, in realtà più con i suoi epigoni da banco che con
i bollini di lungo invecchianento del prodotto originale.
Un tuffo nella tradizione casalinga di quando le tv erano ancora in b/n.
Ma il piatto forte è in agguato: Schiz, Polenta e Pastin.

Spiegazione.
Lo Schiz è la prima cagliata del latte lavorato.
A pochi chilometri a Nord, nel Primiero, lavorata più grassa, si chiama
Tosela; qui invece, forse perchè la terra belumat è sparagnina oltre che
montanara, vi è meno grasso, lasciato per i caci a seguire, e quindi la
creatura "schiz", appunto, tra una ganascia e l'altra, con un effetto
molto particolare, che è anche difficile a tradurre per immagini e suoni
su di un banale word program.
Il Pastin è un' altra caratteristica locale in via di estinzione.
In sostanza è la pura carne macinata del maiale, quella che, altrimenti,
verrebbe destinata a salami e soppresse.
Qui viene un poco conciata, anche con cannella, e resa edibile pressata e
alla piastra.
Ricorda un po' la salsiccia fresca bracizzata, ma non è la stessa cosa,
forse vi è un sentore più importante di concia speziata, forse, perchè il
Pastin, come molte delle realtà italiche, ha una storia e dei sapori che
variano (variavano) di casa in casa.
Comunque curioso, da provare; la Polenta di contorno, pur non essendo di
Storo, è cortese, casalinga e companatica silenziosa delle due chicche
lattosuine.

Lo Strudel di Mele potrebbe sembrare una banalità scontata, e ne abbiamo
mangiati oggettivamente di migliori, ma anche qui c'è un piccolo stacco
personale che lo fa ricordare.
Mentre nelle malghe e nella quotidianità tale piccola delicatesse locale
viene presentata con panna presunta fresca o con zucchero a velo e a gogò,
qui ha il belletto rustico e lieve di un po' di miele che, fossanche della
Ambrosoli, lo rende comunque gradevole et originale, ma invece è frutto
del lavoro di tale Gobetti Andrea e delle sue Api .

Il percorso dolomitico è stato allietato da un rosso della casa (al naso
siamo vicini ad un Merlot senza collare), che accompagna il tutto
decorosamente.

Alla staffa non possono mancare le due parole con il titolare che, grazie
anche a quella particolarissima melodia che solo lo slang belumat può
offrire, narra di una professione che, passata la golden age non tanto
dei Sandro Munari, ma di una ristorazione forse più semplice, familiare,
permetteva di muoversi sereni nel gestire costi e qualità a dimensione
quotidiana.

Adesso sono proprio questi piccoli Panda di montagna ad essere a rischio
di estinzione. Vuoi gli Agriturismo da un lato, vuoi le fantomatiche
Pizzerie dall'altro, con una ricaduta di qualità e legame con il
territorio tutto da verificare.
Il legame con il territorio.
Come dicevamo, siamo all'interno del Parco delle Dolomiti Bellunesi,
vieppiù implementato dal Giacimento del Fagiolo Lamonico (approposito, per
i più feticisti, l'apposita "Festa" si svolgerà in Lamon tra il 15 e il
17 settembre p.v.) .
Ebbene, su diversi piatti è indicata la Filiera di provenienza; ecco che
lo Schiz ha babbo e mamma (Azienda Camolino), così pure la Macelleria
Gazzi viene indicata come genitrice del Pastin e così via di anagrafe
protetta e certificata.
Ecco che, allora, possiamo anche perdonare gli gnocchetti orfanelli e
senz'anima azdora.

Anyway, sul bancone, accanto a miliardi di etichette adesive che narrano
di Abarth, HF e Stratos dream,
vi è una parade di Grappe in cui l'occhio atterra subito su di un vaso
Bormioli con regolare Vipera testimonial.
"Ma lasci perdere, quella è per i bociasse (leggi ragazzotti, n.d.r.)",
ecco allora che viene promossa una Grappa Amara, alle radici di Genziana,
anche se, immantinente, vi vedete recapitare una boccia in pvc di
levissima, purissima etc. non c'è Messner, ma sempre il nostro Franco Bee
e dentro non c'è acqua per allungare genziana grappaiola, ma una sorsata a
70°, per uso ovviamente personale, di una Sgnappa (si dice) ai Mirtilli
Rossi.

E vai, un po' a propulsione fagiolau, un po' con gli occhi lucidi dei
ricordi Munari, inforchiamo la quarta e partiamo in derapata, destinazione
paradiso, come direbbe Grignani e lunga vita ai Panda, sopratutto come
questi, a rischio evidente oramai di estinzione prossima e sventura.


Sararlo