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Gualtiero Marchesi
Via Vittorio Emanuele, 23 Erbusco (BS)
Tel. 030 -7760 562
Chiude Domenica sera e Lunedì
Data recensione : 06/2006


Gualtiero Marchesi, o del Mito.
Pochi come Lui hanno saputo conciliare figure diverse nell'immaginario
collettivo applicato al Golamondo.

Primo Tre stelle italiano; primo ad avere la copertina su Time; primo ad
abbinare accanto al Nome d'Autore Griffe Abbinata, non solo verso la
distribuzione, ma anche con clonazione e duplicazione di locali.
Non solo.
Simbolo di quella che si potrebbe definire Nuova Cucina Italiana;
caposcuola riconosciuto di una serie di allievi la cui conseguente
diaspora professionale dai suoi fornelli ha creato altri Centri di
riferimento del Gusto, da Cracco a Lo Priore, tanto per citarne solo un
ambo.

Inossidabile Gualtiero Marchesi, ancora e sempre sulla breccia dell'onda
nonostante le 76 primavere celebrate proprio in questi mesi sia per via
satellitare che per tributo a cultura materiale con la prossima Mostra
alla Triennale di Milano.

Sue sono alcune rivoluzioni copernicane nel concetto di invenzione e
presentazione di piatti che sono poi divenuti pietre miliari ed
indiscusse dell'educazione sentimentale e gastronomica dei Gourmet non
solo italici.

Basterebbe citare il Risotto allo Zafferano (con la foglia d'Oro), uno per
tutti, a rappresentanza di quella carica dei 101 e oltre che sono i Grandi
Piatti della Permanente Marchesiana.

Ne consegue come, dai tempi di Bonvesin della Riva, ogni volta
l'avvicinarsi e il sedersi alla Casa Madre del Divin Gualtiero abbia
sempre dei risvolti emotivi come se si entrasse al Prado o ci si perdesse
nelle atmosfere senza tempo del Pantheon capitolino.

Ebbene sì, anche stavolta è stato uguale, come uguali si sono confermate
una serie di impressioni che, comunque, e forse coerentemente, fanno parte
di quell' universo geniale e personale che riconduce a Gualtiero Marchesi
(e al suo mondo).

Arrivare all'Albereta ricorda, per certi versi, l'entrata al Giardino
dell'Eden o, scendendo più terragni, a certe Maison di scuola transalpina.
Già dall'entrata si respira quel particolare mix del caleidoscopio
marchesiano in cui entrano mille componenti, e di cui la culinaria ars è
forse più una conseguenza che un primum movens.
Certo, ci sono i memorabilia e le commende di una Carriera con pochi
eguali, ma ci sono anche testimonianze sparse, con sagacia, di due aspetti
del nostro, l'una conosciuta, l'altra meno.
Il legame con l'Arte e, in particolar modo con la Scultura, si occhieggia
curioso, con oggetti, tra l'altro, di talenti inconsueti, ma vi è anche
l'altra marchesiana, misconosciuta, forse anche per volontà sua, ossia
l'Ironia, che traspare da stampe alquanto divertenti sparse in . ritirata,
così come, prima di entrare nella Main Hall, dopo aver girato per Cordon
Blue e Cavalierati vari in foto e cornice dorata, vi trovate con delle
tavole di Paolino Paperino a dimensione naturale e fumettata per cui
leggete che, persino a Paperopoli, è giunta eco di tale . "Barchesi".
Divertente, non c'è che dire.

E' noto che la Sala di articola in tre movimenti di cui una, in particolar
modo, è a Cucina con vista.
La cosa, oramai, è di uso comune, della serie vedo, tocco, mangio.
La stravaganza marchesiana, anche in questo caso, non si poteva smentire
e, quindi, come nei migliori palchi del mondo, vi è un sipario che,
riportando le ideali figure di una cucina at work poi, sapientemente, si
leva a far vedere che, oltre lo schermo, è una Cucina in reality show, lì
espressa per voi.

Sfogliamo la Carta . quanti ricordi; Pavlov si riattiva più volte al solo
declinare di alcuni nomi: Il Risotto Goldfinger, dicevamo, ma anche
l'Anatra al Torchio; la Seppia al Nero e .millanta emozioni.
Non c'è più l'attualità di ".Oggi", del Marchesi on Line sul mercato, per
intenderci, ma si recita di tradizionale Gran Degustazione: e che grande
sia, in omaggio a Papille in attesa, al Divin Gualtiero e alla sua Storia.

Ci adeguiamo quindi, complici, al copione proposto con la richiesta di due
amarcord che, per esclusione, dolorosa esclusione, abbiamo scelto tra i
memorabilia.

La comanda, per noi, è in linea con la nostra pluricollaudata cilindrata
gastrica, ma forse prende in contropiede quella singolare figura di
Direttore che ha allietato con diversi siparietti la serata.
Ci fosse stata tale Baresani Camilla, chissà che pamphlet ne sarebbe
derivato .
"Ehm, signore, è proprio sicuro. tutti quei piatti ?"
(solo due in più, anzi, uno, perché avevo tolto i formaggi - n.d.r.)
"Ma, veda Lei. Capisco che non mi può conoscere. D'altra parte non si
capita qui tutti i giorni.
Senta, facciamo una scommessa.
Se mangio tutto il conto lo paga lei; se non finisco pago doppio".

Il Direttore Dietologo si allontana, turbato.

Si principia con due saluti della casa. Un Tonno marinato cui segue una
Crema all'Uovo cotta al vapore con Caviale et erba cipollina.
Che questa Crema sia una maionese a 24 karati è probabile, anzi possibile,
arricchita dal blasone di uova imperiali, nel decor. Viene alla mente
un'altra delle caratteristiche del Marchesi pensiero: una attenzione
costante alle tecniche orientaleggianti, in questo caso di stoviglie
abbinate.

Dicevamo che, in Casa Marchesi, si è sempre respirata aria d'Arte, in
particolar modo solida, di sculturalità assortite, ma qui si sconfina di
Arte Decorativa con un Dripping di Pesce che trae ispirazione dal miglior
Pollock.
In effetti è un piatto "pittato", da osservare con ammirazione, pensando
anche all' estro tecnico che richiede quello che, volgarmente, viene
chiamato impiattamento.
Ebbene, dalla tavolozza dipinta vengono pescati quattro colori, pardon,
componenti: si narra di Maionese normale e addizionata a Clorofilla; Nero
di Seppia e Pummarò. Il tutto intercalato da levità marine quali Ostriche
& Telline.

Un piatto equilibrato; molto intrigante, gustoso nella misura in cui lo
spessore materiale è poco più di quello di una normale tela pittorica.
Un piatto essenzialmente da vedere, quindi, con uso di palato.

Planiamo in Cantina con un Timorasso '03 che non può che declinare Walter
Massa.
Ahi,ahi,ahi, Signora Longari. Già la boccia arriva from the Cellar a
temperatura da Champagne; per di più viene messa a sbollentare i nobili
gradi in Ghiacciaia da Christal o Prosecco .. vade retro Sommelier: à
ridatece er Timorasso nature, a temperatura ambiente, o poco meno.
Abbiamo forse sventato un modo elegante per uccidere il Timorasso con
eutanasia . da ibernazione.

Andiamo di Historic Marchesi Classic con l' Atto Unico di Pesce; una penta
variazione in cui si gioca d'estro a 360°.
Una menzione di merito per i Gamberi Rossi in Salsa di Peperoni dolci e,
notevoli, i Calamaretti con le Cime di Rapa, in cui il controcanto amaro
e vegetale è intrigante, così come pure la Mostarda di Pere che fa da
sponda ad un classico Salmone all'aneto.

Ci beiamo dell'osservare la Sala. L'equilibrio di un Servizio,
prevalentemente svolto da giovani e motivati stagisti, che si destreggiano
alquanto (bene) con idiomi diversi. Poscia scopriamo che sono ragazzi
appassionati che stanno facendo il loro personale Gran Tour per le Grandes
Tables du Monde, e ora sono in quota Erbusco.
Si sentono slang yankee; ablamos espanol; occhi a mandorla che recitano
di Kyoto e dintorni.
Avventori inappuntabili, tutti, non solo nel galateo di posata, ma anche
con mise che ripettano la Storia e lo Stile della Tavola.
Peccato che gli idiomi autoctoni si preannuncino già dal semplice porsi
all'entrata.
Bluse fuori cintura che, se stavano bene al Franco Baresi di San Siro,
qui stridono un po'.
Non fa ancora caldo, e poi l'aria è condizionata e, quindi, la cravatta
non ci starebbe male.
Ragazzine con quelle orribili maniche extralong come i trenomerci che, se
sono fatte per scoraggiare dal triturar di unghie, qua fanno teen agers
fuori posto.

Ci stiamo chiedendo cosa arriverà quando, all'orizzonte, si profila la
sagoma del Dietologo anzidetto, abbinato ad una Cloche da cui si
materializza . Il Raviolo Aperto.
Lo guardo; lui mi guarda; entrambi guardiamo il Raviolo Open.
"Mi consenta, guardi che non l'ho ordinato"
"Era scritto.!"
"No, guardi, la mia comanda la ricordo perfettamente"
(senti cha sta ringhiando dentro si sé)
(ecche'zzo; prima mi dici di mettermi a dieta; poi mi sfidi con un piatto
fuori comanda . non sarà mica per la ventilata scommessa, spero .).

Alla fine il Piatto viene ritirato e posto sul vassoio come avrebbe fatto
(forse) Paul Newman con un due di bastoni . il Raviolo Aperto . piatto
ammirato e copiato in tutto il mondo.


E si viaggia di Stravaganza Marchesiana.
Ora, a distanza di ventanni, è una provocazione "d'epoca", come una
Lamborghini Miura, per intenderci, ma ancora ti giri a guardarla e
desiderarla: con gli occhi e il palato.
E'vero. A posteriori, assemblare Tartufo Nero, Gamberi di Fiume, Foie
Gras, Broccoletti , Sedano, per di più su di un Guazzetto di Gelatina di
Crostacei potrebbe essere banale prova di ammissione per qualsiasi
giovanotto con ambizioni da J.R.E.
Tuttavia, anche passare dalla ruota quadrata a quella rotonda, in fondo,
era un gioco da ragazzi: bisognava pensarci, però.

Peccato non ci sia il Gualtiero.
In plurime visite lo abbiamo incocciato di persona solo una volta e,
quella volta, ha diviso il desco con anonimo ghiottone per oltre una
ventina di minuti, socchiudendo, seppur di poco, un universo personale che
pochi, forse, hanno veramente avuto la possibilità e la fortuna di
conoscere.
Ma, in fondo, Arte è anche questo. Di fronte a migliaia di fans che
vorrebbero entrare a frotte, con attitudini probabilmente non sempre
congrue nel tuo mondo, forse è anche giusto negarsi con levità; mantenere
un' aurea di mistero. Il Mito si costruisce anche così. Non serve essere
Greta Garbo. Gualtiero Marchesi basta e avanza, anche perché, su di lui,
già abbiamo saputo di siparietti gustosi e divertenti riferiti ad un
ragazzo di 76 anni dalla insospettabile vena goliardica.

Il Brodo Ristretto all'Antica è una trivisitazione in doppioristetto di
manzo, maiale e gallina.
E' interessante, è presentato bene ma, oggettivamente, inserire anche un
po' di quinto quarto, è una cosa che darebbe il turbo.

L' "effetto polpette" che regalano gli Gnocchi di Patate Croccanti con
Salsa di Pomodoro e Cipolla Fritta è divertente, in quanto inaspettato,
anche se non innesca emozioni particolari. E' un po' come quelle lunghe
tappe di trasferimento al Giro, in attesa dei tapponi dolomitici e di Cima
Coppi.

Eccolo, è ancora lui.
Avete presente quando, al Liceo, la prof. di matematica partiva dalla
lavagna e, apparentemente guardando altrove, sapevate già che puntava su
di voi per chiedervi del Teorema di Euclide.
E dire che, di bonazze in giro, ce ne sono. Una, addirittura, pare la
controfigura dell' Edwige anni '70, non si chiamerà forse Giovannona, ma
la coscia pare bona assai, ed è pure sola. Niente da fare.
".ma come, mangia anche i grissini, non le avevo detto che già aveva
ordinato di troppo"
(il grissino può esser usato, a volte, come piccola posata di scorta; mica
ci sto facendo la scarpetta alla Di Pietro.)
Ok, ci concetriamo su Giovannona Edwige, che si bea di un Bordeaux di
spessore; chissà, magari è Ruth Reichl in incognito.

Ma chi l'aveva detto che la panna si usava solo negli anni '70; può essere
ancora attuale che diamine e chi, se non il Marchese dell'Albereta, poteva
abbinarla pure a cotanto Astice.
Un Astice al vapore nella sua salsa, con lieve abbinata di panna: grasso
marinaro & grasso animale.
Matrimonio riuscito. Chapeau.

La Storia di ogni Uomo passa per tappe fondamentali che possono esplorare
terreni sconosciuti, così come rifarsi alla famosa "Rosebud", l'oggetto
del ricordo smarrito di Citizen Kane.
Non sappiamo quali pulsioni abbiano spinto G.M. a elaborare gli ultimi due
piatti. Se il ricordo dei suoi primi passi nel Ristorante d'albergo dei
genitori vicino al Mercato, a Milano, o la ricerca dell'essenza della
materia prima.
O tutteddue.
Non ci sono invenzioni particolari, tocchi di genio che passano per
padella e design edibile; siamo ritornati alla natura che, in questo caso,
si materializza dapprima in un Carrè d' Agnello e, poi, in una Piccata di
Fegato di Vitello.

Non sappiamo se l' Agnello era della Val Bisalta, ma sappiamo che era
perfetto, così come ci ha sorpreso una combine che sa di Cenerentola, in
apparenza, laddove ci è stata servita una Melanzana passata al forno, al
profumo di menta, ma il cui segreto era quello di farsi scucchiaiare con
amore, sì da regalare una specie di crema densa.
Notevole, davvero, a fare pendant con ciccia ovina, uno dei ricordi più
belli della serata.
Una Cenerentola divenuta Principessa, al piatto (e non eravamo ancora
giunti a mezzanotte).
Forse, chissà, è questa l'ennesima provocazione.
Un Piatto viscerale, primitivo, come la Loren del Miracolo Italiano .

Veramente straordinaria La Piccata di Fegato di Vitello alla Cipolla
fondente.
Come la semplicità può essere protagonista, anche senza foglie d'oro e
corone caviarie . basta solo un qualche grano di sale grosso; umile
cipolla stufata con sagacia e passione et . voilà, il gioco è fatto.

No, no ancora lui.
Vorremmo avere la Sindrome di Hulk, ma senza diventare verdi (non abbiamo
camicie di scorta); vorremmo gonfiarci un po' più di panza . stempiarci
'naltro poco . e, ancora, occhiali a tartaruga . (beh, avete capito, no?).
Oppure siliconarci nei punti giusti, all'Angelina Jolie di Tomb Raider .
così, come diceva Jannacci, tanto per vedere l' effetto che fa.
Per fortuna arriva una telefonata che ne devia il percorso; auf, torniamo
un Sararlo, in pace e libertà.

Sui Dessert non si viaggia sull'Hymalaia; il Croccante al Cioccolato è
provocatorio al punto giusto, con una formella dove si mischiano pop corn
e cacao, ma non sono necessari. Al Cioccolato bianco 'ncoppa , di suo,
basta e avanza.
Colpo d'ala del Sommelier che riscatta la sua piemunteisità proponendo,
fuori Carta, quella magia che è il Barolo Chinato di tale Teobaldo
Cappellano (la cui parola d'ordine, tanto per dare un esempio, è " . io
evolvo indietro.").
Non riscatta molto lo scivolone timorassico, ma, insomma, assolto con due
pater, ave, gloria.

Solleviamo le gaudenti membra verso l'uscio del buon ritorno. Peccato non
aver salutato il nostro Pit bull-Dietologo per una sera - ci dicono che è
già uscito, forse sta passeggiando in giardino.

La Serata è stata piacevole, confermando le Marchesianità di sempre.

Del Servizio abbiamo ampiamente illustrato, nel suo b/n senza tempo.

La Cantina è di profondità, nel senso che, sulle Grandi Etichette, vi è la
possibilità di percorrere veramente molte tappe di introspezione. Meno
attenzione, pare, viene dedicata ai movimenti che viaggiano per ricerca
di tecniche, regioni e autoctonicità assortite, probabile testimonianza
di una delle filosofie della Casa.
La Cantina resta, i Sommelier, forse, passano.
E non è stato proprio il Divin Gualtiero, qualche anno fa, a sostenere,
nella Golden Age di Barrique, che, in fondo, si poteva pasteggiare anche a
sola acqua, per rispetto alla Cucina, riservando alla Cantina i brindisi e
le riflessioni finali?

La Cucina è di spessore, personale, con una sua Storia, rimarcata e
sottolineata, ma che non si adagia certo sugli allori da bacheca, ma si
ripropone, sorniona, con un ritorno alle origini primigenie.
Se, all'inzio, G.M. si è proposto al mondo con rivoluzioni copernicane
ora, che tutti lo inseguono a provocare e inventare che più non si può,
Lui ritorna al Mercato, con la semplicità che, forse, è prerogativa solo
di chi è conscio del suo Talento, e gli ultimi due Piatti ne sono un
esempio.
Un testamento?
No, non ancora, a 76 anni la vita deve ancora cominciare, anzi,
ri.cominciare.


Giancarlo Saran