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Azienda Agricola Le freise Località Riva dei balti, 12 25040 Artogne (BS) Tel 0364 598298 Data recensione : 03/2006 Progettando il week end sciistico in val camonica (vedi post hotel Venturelli) e non volendo rischiare la cena del sabato in un hotel che ancora non conoscevamo decidiamo di prenotare in un ristorante segnalato da qualche guida nelle vicinanze. La guida GR non riporta nulla di compatibile in termini di strada da percorrere in auto dopo una giornata di sci, mentre la guida slowfood ci lascia scegliere tra un paio di proposte. Questa ci sembra la più convincente andando perfettamente incontro alla mia passione per i formaggi. Apro una parentesi chiedendomi come un recensore di una guida possa però scrivere una frase tanto infelice: "Papà Gualberto si occupa del caseificio, luigi dell'allevamento di capre [..], mamma Emma cerca di soddisfare ogni esigenza" :) La prenotazione telefonica è abbastanza divertente con un accento bresciano per nulla celato che commenta coloritamente i malfunzionamenti della biro. Trovare il posto non è facilissimo, perché se è vero che i cartelli con le indicazioni sono numerosi è pure vero che la scelta cromatica degli stessi (scritte arancione chiaro su fondo bianco) non è delle più azzeccate. Finiamo per chiamare il ristoratore che ci dà gentilissime indicazioni. Una volta imboccata la stradina che porta all'agriturismo inizia una vera e propria avventura. Chiamarla stradina è effettivamente un complimento che non merita, perché si tratta di una mulattiera, seppur asfaltata, nella quale si hanno non poche difficoltà a tenere le quattro ruote in strada. La scarpata sulla sinistra e le pietre a spigoli vivi sulla destra non contribuiscono di certo a rilassare né il guidatore né il passeggero per meglio godersi la serata. Anzi, un rumore sospetto proveniente da destra ha rischiato di rovinarci completamente la serata facendo accomodare al tavolo con noi lo spettro del carrozziere (per fortuna il rumore era solo sospetto!!). Come se ciò non bastasse incrociamo un'auto in senso opposto e siamo costretti ad una retromarcia al cardiopalmo per oltre 500 metri alla ricerca di uno slargo (situazione che ci diranno poi non è mai capitata a clienti abituali che frequentano il locale da 10 anni tutte le settimane....e ti pareva!?). Finalmente arriviamo. Il posto in effetti è carino e in stagione estiva deve essere molto godibile lo spazio esterno pergolato a vite con un splendida (si intuisce solo con il buio) vista sulla valle. Il casolare avrà qualcosa più di 50 anni, manutenuto in rispetto dello stile originario. Fatichiamo un pochino a trovare l'ingresso e dopo aver cercato di sfondare una porta che si rivelerà ben chiusa riusciamo ad entrare. L'ingresso è direttamente in un cucinotto, non la vera e propria cucina, ma uno spazio utilizzato per preparazioni più semplici (polenta caffè) dove fanno bella mostra di sé antichi strumenti da cucina in legno (cucchiai, mestoli, chitarre ecc). Carino, se non fosse che l'odore di gas che percepiamo lo rende decisamente meno piacevole. Ci fanno accomodare nell'attigua sala da pranzo, una delle tre del locale che si sviluppa su tre livelli con una stanza al piano superiore ed una zona soppalcata sopra le nostre teste. I tavoli sono rustici, diciamo da vecchia osteria, apparecchiati in modo essenziale, ben distanziati ed ampi. Ci portano la lista dei vini. Un po' perplesso la consulto in attesa del menù per operare una scelta corretta. Soprattutto vini di franciacorta con ricarichi corretti. Dopo un po' arriva (suppongo) papà Gualberto che ci chiede: "Avete scelto?" "Aspettavo il menù per scegliere il vino" "No è menù fisso" hmm... questo non c'era scritto scritto sulla guida e nemmeno nessuno si è sognato di dirmelo al telefono in fase di prenotazione. Avrei sicuramente cambiato destinazione. Comunque pazienza ormai....e lo guardo in attesa di maggiori dettagli. Lui mi guarda. Mia moglie guarda prima lui e poi me. E una volta che ci siamo ben guardati tutti gli chiedo: "che sarebbe..." Me lo elenca in modo sommario (mancava che mi dicesse un po' di questo e un po' di quello). Comunque sostanzialmente carne. "Dunque allora un rosso...vediamo" Ma mi interrompe: "Un medio corpo...si glielo dò io un ferghettina va bene?" "Si ok". Mi stavo orientando anch'io su un franciacorta, tuttavia l'ho trovato un po' sbrigativo. Solita puntatina in bagno che trovo indispensabile per valutare un locale oltre che per lavarmi le mani. Meglio di quanto ci si aspetti in un posto volutamente così rustico. Pulito e curato. Ma passiamo al menù fisso: Antipasti: lardo con miele cast - Piatto da portata (non individuale per intenderci) con al centro il lardo messo come roselline. Ai lati due scodellini con il miele e cucchiaini di legno per il servizio, insomma presentazione molto molto semplice o assente (vale anche per le altre portate quindi non mi dilungherò oltre) Buono, non mondiale. insalata arance e pinoli all'aceto balsamico - Mah? formaggi capra - di loro produzione, sono il piatto forte della serata. Sette tipi di diversa stagionatura di cui uno affumicato, uno erborinato (spettacolare) ed uno con lamelle di tartufo (da perfezionare).Serviti con mostarda di cipolle ed arance salumi: salame, salame affumicato, salame capra, carne secca di capra - buoni e particolari quelli di capra. Più ordinario il salame e non un gran che il salame affumicato. Primi (bis servito nello stesso piatto...tristezza) gnocchetti erbette - decenti crespella ricotta capra - e va bene che hanno le capre, però questa me la potevano risparmiare. Secondi capretto arrosto - buono gulasch - Un gulasch bianco. A noi non è piaciuto. Dolce semifreddo mascarpone (di capra ovviamente) con liquore arancia. Da dimenticare. Facendo attenzione a non bere troppo per affrontare il ritorno e la terribile mulattiera la cena è scivolata via in 2 ore, in un ambiente tutto sommato piacevole anche se i piatti cucinati non erano entusiasmanti. Ci fanno il conto nel cucinotto spendiamo: 73 Euro di cui 11 di vino e 2 di acqua. In sintesi: Non credo proprio che torneremo. La fatica che si fa per arrivare non vale la cucina che si trova. Stefano Maestri |