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Trattoria Da Cesare
Via S. Giovanni 38 Spilamberto (MO)
Tel. 059 7842059
Data recensione : 11/2005


E' un Ristorante intatto. Una perla rara da preservare. Tutto è pressochè identico al ristorante che ricordavo da bambino, quando era mio padre a portarmici per mano. Allora ero un bambino che aveva appeno dismesso il cuscino sulla sedia per arrivare a mangiare alla tavola del ristorante, come i grandi. Dopo circa 40 anni ho avuto la commovente conferma che quei sapori si sono mantenuti inalterati nel tempo. Non è un ristorante per tutti, se volete scegliere, se amate comporre il vostro Menù cogliendo fior da fiore in una carta da fighetti tutta piena di piatti Bluff come: "La grande spianata di carne valenziana" oppure "Il carpaccio di Angus vellutato" girate al largo.

Da Cesare la carta non esiste, porta lui quello che ha cucinato. Punto. E bisogna lasciarsi andare a questa esperienza, mollando il controllo delle calorie, dei trigliceridi e dei grassi polinsaturi. L'unico arbitrio lasciato all'avventore consiste nell'effervescenza dell'acqua minerale e nel tipo di Lambrusco: mosso o fermo Chi non ha questo spirito di adattamento, chi non ha il gusto dei sapori arcaici, chi è ormai assuefatto ai gusti imbastarditi da cotture cosìdette "salubri o dietetiche" è meglio che si tenga distante. Signorine e signorini dal palato tumefatto e globalizzato non devono avventurarsi al primo piano dove Cesare il proprietario che sembra uscito dalla penna di Guareschi "Combatte" la sua battaglia quotidiana.

Il cartello "Combatte" testuale è appeso sulla scala e bene da l'idea di come Cesare intenda la ristorazione. Il combattimento è presumibilmente quello che deve intraprendere con gli avventori ormai non più fasati con una cucina che difende dalle invasioni barbariche di rucole e piatti artefatti quanto asfittici. La mortadella di Cesare tagliata a dadoni da quattro centimetri di lato che attende sul piatto insieme a dei grissini artigianali dovrebbe dare un chiaro segnale di quello che seguirà. E' come un avvertimento...bada devi mangiarla tutta e solo se la degusterai e la apprezzerai per quello che è potrai avere non dico la confidenza e nemmeno la complicità di Cesare...un combattente può al massimo dimostrare empatia ma solo ai pochi che siano in grado di dimostrare il loro "gusto" la loro weltenshaung. Il seguito è un trionfo di sapori antichi, pasta fatta in casa con tante uova tirate sul tagliere con un matarello secolare.

Tortellini in un brodo esemplare, con il grasso affiorante il giusto a formare occhi regolari sulla superficie, segue gramigna con la salsiccia morbida e gustosa. I secondi vivono di vita propria con un tris di bolliti tra cui una gallina eccellente dove le salse ravvivano il sapore di una materia prima ormai non più trovabile nei tanti ristoranti sempre più simili a mense monotone nel gusto, nel colore e nei loro proprietari assenti. Le porzioni sono antiche e in grado di sfamare uno stradino o un bracciante, del tutto inadeguate ai nostri tempi. Ma con uno sforzo si può finire tutto, e solo così si può pensare di essere considerati da Cesare come buoni clienti a cui raccontare del suo aceto balsamico e di come lo ottiene. Ti porta del parmigiano di una consistenza che pensavo estinta e lo macchia con una goccia del suo migliore aceto.

Tutta la cena varrebbe questo momento. quando sua maesta il parmigiano reggiano si incontra con sua altezza imperiale e balsamica. Il dolce scorre nell'oblio, il tasso glicemico è ai picchi e francamente ogni cosa successiva al boccone divino testè assaporato non ha più senso ne scopo. Il conto è una formalità comunque contenuta in 40 euro a testa. Il pensiero corre ai mangimifici milanesi dove per la stessa cifra si limitano a passare al microonde qualche pietanza avvolta nel cellophane. Unico cruccio quello di dover percorrere 190Km per gustare questo incanto.


Giulio Galletti