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Ristorante Basilisco via Bison, 34 31100 Treviso Tel. 0422.541822 Data recensione : 12/2005 Avevo gia' parlato mesi fa di questo ristorante, in occasione della "sfida" tra i vini delle aziende Agostinetto e Miotto. Da allora, complici conoscenze comuni, uscite post-lavoro e spedizioni mangerecce fatte in compagnia, reputo lo chef Diego Tommasi un mio amico. Quindi se avete il dubbio che stia facendo marchetta o possa fare una rece di parte, e' meglio che saltiate a pie' pari questo post. Per parlare e capire questo ristorante credo sia obbligatorio conoscere la storia professionale dello chef. Innanzitutto e' di origine trentina, e come molti altri ha fatto la scuola alberghiera. Dopo vari stage gli e' capitata a soli 21 anni una grande occasione: diventare chef del ristorante di uno degli alberghi piu' noti di Venezia. Occasione presa al balzo e fatta fruttare: dopo un solo anno il ristorante aveva riscosso ampi successi, cogliendo tra gli altri un 16 nella guida dell'Espresso. Ma la sfiga era dietro le porte: l'indole spennaturisti dei veneziani aleggiava tra i dirigenti dell'albergo, e Diego, non volendo scendere a compromessi sulla qualita' del suo lavoro, scelse di andarsene. Sono seguite varie esperienze in Francia, Germania, Inghilterra ed USA. Fino a quando c'e' stato il richiamo delle terre venete, e Diego ha deciso di aprire una osteria tradizionale a Treviso citta' con un suo amico. Complice ancora la sfiga, e' arrivata la chiusura di quell'osteria, e quindi l'apertura in solitario del Basilisco. Tutte queste esperienze hanno contribuito a creare in Diego la concezione attuale della sua cucina: legata fortemente al territorio ed alle tradizioni (oltretutto non sue, essendo trentino, ma di cui si e' innamorato nel tempo), realizzata con materie prime "povere" (niente tartufi o aragoste per intenderci) e di grande qualita', elaborata con mano perfetta ed ottima conoscenza. Non ci sono pretese di alta cucina o di alta ristorazione. L'impiattamento e' curato ma molto semplice. Non ci sono piatti (intesi come ceramiche) di valore e di forma diversa per ogni portata. Non c'e' argenteria, non ci sono bicchieri di grido. Diego ha scelto di eliminare tutti i fronzoli di contorno per restare con una gamma di prezzi abbordabile: antipasti e primi costano in media 8 euro, i secondi 15 (i prezzi comprendono coperto e pane). Il menu varia giornalmente in base alle materie prime che riesce a procurarsi al mercato. Inoltre sono presenti varie offerte di vini al bicchiere (7-8 per tipo: bianchi, rossi e da dessert) a prezzi molto contenuti. Anche il servizio e' informale e non leccato. Viene servito solo il pane (pagnotte cotte a legna, poi servite a fette, molto buone). Non vengono serviti aperitivi, entree, pre-dessert o altro. L'unica concessione alla fighetteria se l'e' concessa quest'estate, quando ha deciso di stravolgere l'arredamento del ristorante. Dal classico stile da trattoria veneta e' passato agli antipodi: tavoli e sedie (una diversa dall'altra) di design stile anni '20, plastica dappertutto. La trasformazione mi aveva lasciato perplesso, ma dopo un po' di visite l'ho digerita anch'io. Sembra stia riscuotendo successo anche da parte dei signorotti trevigiani, i quali sono noti per l'inclinazione a rinnegare le proprie radici contadine (fenomeno che odio profondamente). Passo ai piatti assaggiati l'altra sera. - Nervetti di vitello caldi con pure' di sedano rapa e salsa verde I nervetti sono un piatto tipico della tradizione veneta, non sono i nervi della bestia bensi' i tendini delle zampe. Normalmente vengono tagliati in pezzi lunghi circa 2 cm, Diego invece stavolta li ha tagliati a rondelle spesse pochi millimetri. In questa maniera avevano bisogno di meno tempo di cottura, quindi perdevano meno sapore e si fondevano in bocca senza masticarli. Pure' e salsa erano un contorno semplice e senza sbavature. Molto buono. - Risotto con durelli di gallina brasati al vino rosso Io ho un debole per il risotto con le interiora di gallina, quindi l'ho ordinato direttamente. Anche questo piatto era realizzato in maniera tecnicamente ineccepibile: un po' "brodoso" come richiede la tradizione veneta, con i durelli diventati belli teneri. Molto buono. - Coscia disossata di daino dell'Alpago al forno con patate rosolate La carne era ottima, tenera e saporita, cotta rosata al punto giusto. Le patate, pur essendo rustiche, erano molto saporite. Il piatto migliore della serata. - Tortino di ricotta con scaglie di cioccolato - Semifreddo al sedano, tequila e lime I dessert sono il punto debole del ristorante, va detto obiettivamente. Il tortino di ricotta era un semplice tortino con ricotta nell'impasto e pieno di scaglie di cioccolato, servito caldo. Buono e non oltre. Il semifreddo in realta' era una mousse, con il gusto del lime che sovrastava il resto. Anche questo buono, ma sempre sotto al livello della parte salata del pasto. Insomma, questo locale e' fatto apposta per chi ama mangiare piatti realizzati in maniera impeccabile, concettualmente semplici e poco appariscenti (quindi ben distanti dai canoni guidaroli), serviti senza pecche e senza fronzoli. Se andate al ristorante principalmente per soddisfare il vostro senso del gusto, allora in provincia di Treviso e' molto difficile trovare di meglio (ad occhio 3-4 indirizzi, spendendo di piu'). Teo Favaro |