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Trattoria Filipetto
Via Peschiera dei Muzzi Sovizzo (VI)
Tel. 0444.379020
Apertura: dipende da chi telefona, anche a Natale & Ferragosto, se va bene.
Data recensione : 12/2005


Questa è una storia vera, una storia forse che piacerebbe a Camillo
Langone; chissà se qualche hacker di passaggio si fermerà al narrar di
gesta e mussi (leggi Asini) oggetto di una saga senza tempo che si svolge
tra i Colli Berici.

Si sa, in ogni paese si dedica la via principale a qualcosa di
significativo che nobiliti il luogo, magari con un'apertura sul mondo.
Prendete Cannes, già internazionale in epoca non sospetta, con la sua
Promenade des Anglais; già Milano, capitale economica di Enotria & griffes
assortite, non poteva che avere in Montenapo il suo faro indiscusso...ma
che dire, allora, di un pease che ha dedicato alla sua Broadway una
perlomeno originale "Via Peschiera dei Muzzi"? Ma i vicentini non erano
magnagati? Adesso che fanno, si mettono sulla riva dell'argine a pescar di
ciuchi? (attenzione, ciuco, in veneto, ha doppia chiave di lettura, leggi
asino, ma anche ebbro ad oltranza...)

Mah, paese che vai costume che trovi, anche se, a dire il vero, a Sovizzo
potete trovare un Osteria che si cela, financo dall'assenza di insegna,
allo scorrere di mode, cucine di ceatività assortite per recitare, da
cinquantanni, la stessa medesima liturgia.
Pensate, hanno tanto rispetto per la privacy (vostra e loro) che, entro il
perimetro del locale, non prenderebbe nemmeno il satellitare di Toni
Capuozzo

Un' Osteria che ha una cosa in comune con Il Billionare (o come nei
migliori Night di Mosca): la parola d'ordine per entrare, perchè qui non
possono entrare cani e porci (mentre invece, in altri lidi, zavorrati di
euri, potete sognarvi vip's per una notte).
Eh sì, perchè la famiglia Filipetto, considerando il proprio locale come
una vera e propria casa, deve conoscere chi si assiede ai suoi tavoli.

Le sale sono tre.
La prima (si entra dal retro, bada bèn) è quella riservata ai "ragazzi
della scorta" perchè, dicevamo, qui di personaggi Vip veri e propri ne
passano assai.
Poi c'è la seconda Sala, quella normale (due tavoli) e, infine, la
Sala-Cucina dove, in piano sequenza, trovate caminetto/cucina, (la cuoca,
sorda, salutatela solo, non chiedetele come va); il tavolo delle
friandises e, poscia, vostro tavolo, ammesso che rientrate nel barnum del
Vip di turno (badate, si parla di Nobiltà di lignaggio vera, quindi può
essere un A.D. di multinazionale, ma anche gli Amici Cacciatori che, da
una vita, hanno qui la loro enclave di beccacce, tordi e lepri in salmì).

Immaginiamo di sederci a questo tavolo.
Anzi, di abitare questa sala.
Se "siete di casa" (o, evidentemente, accompagnati a palati di tal fatta)
potete indifferentemente tagliarvi qualche fetta di una miracolosa
Soppressa Filettata, non parliamo del Salame, pure da Gotha suino; diluire
momentaneamente il tasso di colesterolo farcendo il tutto con dell'ottimo
pane a legna opportunamente riscaldato.

Vi girate, sollevate la pignatta e magari vi vedete qualche Beccaccia a
pipare in sottofondo. Date una rimestata alla legna sul caminetto, dove
magari stanno a sudare due.tre belle costate.
Vi girate, date una pacca di spalla alla vecchiotta amplifon-free e vi
rabboccate papilla di ottime cipolline quasi dolci nonostante frollate in
salamoia; per non parlare dei peperoncini ripieni. Sollevate un altro
coperchio, manco foste Harry Potter, e inanellate una tagliata veloce di
qualche anello di cotechino, un Cotechino raramente mangiato di sì nobile
concia, perchè sale e spezie ci sono, ma discrete, non disturbano la
ciccia suina.

Due passi e quattro calici per la sala; date un'occhiata al Canarino
zoppo; da Guinnes: pensate, un pennuto che da oltre due lustri ha salvato
le penne pur stando a manco un metro dallo spiedo e che ha convissuto con
gatto morto di serena vecchiaia l'estate scorsa.
Ah, lo spiedo: meriterebbe una storia a parte per la galileiana arte di
pesi e contrappesi messa in opera dal nonno fabbro di Bianca, l'attuale
proprietaria, sfuggita per caso al casting di Pupi Avati nella "Casa dalle
finestre che ridono", purtuttavia laureta puntualmente a Padova, in
Giurisprudenza, con la bellezza di un 110 cum Laude (ma senza Bacio
Accademico ... per motivi facilmente intuibili).

Bene, avete sgavazzato, sollevato coperchi, mangiato manco foste ad un
qualsiasi raduno alpino ed ecco che è l'ora di sedersi.
A noi ci è capitato un ottimo Risotto con Radicchio e Salsiccia, un
classico di pedemontana nordestina, tuttavia perfetto per l'equilibrio
delle diverse componenti in gioco.

Il Vino della Casa omaggia etichette che sanno di indiscussi blasoni
autoctoni, leggi Anselmi o Maculan, ma, se avete quel benedetto Cheval
Blanc del '69, ve lo aprono senza problemi (e senza diritto di tappo...).
Abbiamo addocchiato (e assaggiato, con destrezza) anche degli ottimi
Maccheroncini conciati come il risotto e destinati ad altra sala, ottimi
pure quelli.

Poscia, vi può capitare quello che schioppo amico ha colto per voi (ci
siamo dovuti accontentare di "quattro" beccace al tegame: cosa volete,
c'est la vie), ma pure la Casa, di suo, può fornire ottime Salsiccie o
Costate o, udite, udite, ottimo pesce che va oltre lo scontato Bacalao
alla vicentina.

Occhei, vien da sorridere a tutto il bau-bau, micio-micio che a volte si
crea sulla visibilità di un locale, magari by web supported; sui flussi
gestiti o gestibili dalle Guide; qui, i flussi che portano alla Peschiera
dei Muzzi (ma dove se lo sono inventato un nome simile) sono mirati e
motivati, non c'è moda o penna gastroguru che tenga.

Time-Out salutistico. Dopo orge caloriche di Penna o di Piuma vi potete
veder arrivare una delle cose che più mi ha epatè in questo
duemilaeccinque in cui non mi son veramente negato nulla: dei Raperonzoli
Selvatici di campo saltati con Pancetta: da urlo, da piluccare con mano
religiosa unoaduno per la collottola, pardon per la radice; da inserire
senza fallo nel mio teorico Pranzo di Babette annuale, con pari dignità
accanto alle creature di tutti gli Alajmo, Cracco, Portinari, Mestriner
che danno alla mia vita turbo e fiato per aderire al "Warren Club", ossia
a quel Paradiso (o, forse, più realisticamente qualcos'altro) che
attendere possa a iosa et oltranza.

Bene, i coriacei villi di palati impenitenti ci hanno fatto solcare le
sette leghe anche di questa curiosa e piacevole esperienza che approda,
come in ogni bella storia, al dulcis in fundus, che può essere il più
vario (un nostro "commilitone", per festeggiar bisboccia, si era
nientemeno fatto arrivare un SacherTorte da Vienna, così, tanto pour
epatèr le bourgeois), ma se vi affidate alle dolci mani della casa vi
arriverà una fantomatica "Bavarese all'Amaretto"... ma dove l'avranno
pescato il Link Bavarese? In realtà trattasi di una specie di megatiramisù
a dimensione di ciotola da collegio dove, al posto dei savoiardi, ci sono
dei più terragni amaretti.

Comunque ottimo, da cucchiaiata multipla.
Chi scrive, tanto per far festa, ha portato una delle chicche di
questenoanno, tale Verduzzo 2003 di Marco Sara, una creatura da poche
centinaia di bocce, at prima tiratura d'etichetta, scoperto da baby
fenomeno Scarpitti, che vi manderebbe in Paradiso...sentore lungo di
barrette di mandorle tostate e caramellate come alla festa del Patrono. E'
stato visto uno della ciurma, forse un po' verduzzato ad oltranza, cercare
di darlo a Canarino Gambadilegno.

Bene, l'ora volge al desio, ma il ricordo di questo locale "non
insegnato", "non guidato", nada de nada, insomma, se non password adeguata
e passaparolachelososoloiomatelodicoatechesolopuoicapire, è un'esperienza
da fare una volta nella vita, almeno, anche per Camillo Langone.
Il conto? Boh.

Considerato che lo Cheval Blanc ve lo portate da casa; che la SacherTorte
qualcuno sempre la ordina; un Verduzzo si trova sempre; le Beccacce
arrivano già spennate e frollate; la visone del Canarino à gratuita..credo
around 30-40, anche perchè, pur non avendo insegna, sono dotati di partita
iva e la ricevuta la fanno al Gatsby di turno...

Ah, se chiedete come souvenir la "card" del locale, vi stamperanno
immantinente, su trovatello foglietto da bloc notes, il timbro, con
partita iva, per le ricevute...
Mai Mussi (anzi, Muzzi) furono più divertenti.


Giancarlo Saran