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Locanda Mongreno Strada Comunale Mongreno, 50 10132 Torino Tel. 011.8980417 Fax 011-8227345 Chiuso il lunedì Data recensione : 12/2005 Arriviamo a destinazione verso 20.30, poichè già alla prenotazione siamo avvisati che la cucina apre alle 20.15; posteggiamo davanti al ristorante, in quanto non esiste un posteggio del locale, ma è possibile lasciare l'auto di fronte all'ingresso: molto meglio di tanti locali in centro dove per posteggiare la macchina, si rischia d'impazzire, rovinando già all'inizio parte della serata. Suoniamo e dopo pochi attimi siamo accolti da un giovane cameriere un po' timido ma molto gentile e premuroso: ci chiede se abbiamo prenotato e prende in custodia i nostri cappotti. Un altro cameriere ci accompagna al piano superiore, mentre lo chef, facendo capolino dalla cucina ci augura il benvenuto. Si cominacia bene. Ci sediamo ad un tavolo tondo ad angolo nella saletta principale, ci vengono dati due menu (alla mia compagna quello senza prezzi; un po' demodè, ma comprendo che può avere un suo significato) e ci viene chiesto se gradiamo acqua naturale o gasata. Scegliamo entrambe. Il menu propone tre scelte per altrettanti menu, che vanno crescendo in base al livello di creatività, così come ci spiega una signora molto professionale, che compreneremo in seguito essere la titolare e maitre. Medium, Hard ed Extreme: questi sono i percorsi. Si possono scegliere anche piatti singoli, così come si evince dal menu; io e la mia compagna optiamo per l'extreme. Dalla bella carta dei vini scegliamo uno spumante metodo classico Dosage Zero di Cà del Bosco. Nell'attesa del servizio del vino ci viene portato un piccolo stuzzichino a base di yogurth, erba cipollina e muesli e dei piccoli stuzzichini croccanti molto golosi, a forma di tagliatelle colorate, un grissino al parmigiano e del riso soffiato. Tutto buono e divertente. Si comincia col menu extreme: un mini cocktail a base di vodka e lime eccezionale che a me piace tantissimo, tanto da bere anche quello della mia compagna, che notoriamente non beve super alcolici. Si prosegue con lo "Spoon Shock", un cucchiaio con pomodoro, tonno crudo, sale, balsamico e a parte una capsula con dentro delle spezie e del vino secco e vermouth. Che dire? Buonissimo e sensazionale in bocca, con effetti shoccanti per l'appunto!!! Seguono il sushi in tre versioni, piatti di cui abbiamo già sentito parlare e che sembra essere orami un classico dello chef; buoni tutti e tre anche se il mio preferito è senza dubbio quello di riso e coniglio. Il piatto successivo è una zuppa fredda di ricotta con del tonno affumicato, scaglie di pomodoro e olio alla vaniglia. Piatto molto particolare dagli equilibri molto sottili. Alla mia compagna piace molto, io sono per dei gusti forse un po' più decisi e sapidi. Comunque niente da ridire sul concetto o sulla tecnica. Con il foie gras al torcione e insalata di ananas e finocchio finiamo in bellezza gli antipasti. Potenza, armonia, equilibrio. Assieme lo chef serve del tè al bergamotto tiepido. Un infuso per sgrassare il palato è ciò serviva. Intanto sorseggiamo il nostro spumante che ben si adatta ad una cucina di stampo creativo, dove gli abbinamenti enologici, secondo me, sono sempre molto difficili. Il vino si rivela di buona struttura e ci consente di pasteggiare tranquillamente. Proseguiamo con una crema di pistacchi con robiola e malto, un piatto molto personale ed audace che però in bocca si rivela entusiasmante per equilibrio e complessità. Questo è il preludio per un piatto di tortelli di fegatini e cavolo in un brodo soave ai profumi di camomilla e cannella: questo è un piatto che da solo vale una cena. A questo punto mi rendo conto che sensibilità e tecnica sono difficili da raggiungere, ma quando ciò accade si raggiungono vette di piacere altissime. Io qui ho raggiunto il climax della serata. La mia compagna mi da ragione: siamo felici. Il secondo di pesce è un rombo cotto in olio d'oliva, servito con un cous cous di verdure e una salsa all'anice stellato. Molto buono e stuzzicante. E' quindi la volta del cappello da prete alle nocciole con yogurth e indivia. Buonissimo e tenerissimo anche se a questo punto della serata siamo già ampiamente sazi e ne lasciamo un pezzo nel piatto. La maitre ci chiede gentilmente se la carne andava bene. al che noi rispondiamo di sì, ma che siamo oramai sazi. Finiamo col dessert: un'insalata di lamponi e erbe con una schiuma di balsamico e delle perle di cioccolato bianco: perfetto. Alla fine di un pasto così è il tipo di dolce che serve per ripulire il palato che è stato così felicemente sollecitato. Prendiamo poi due caffè e chiediamo il conto. La cucina di questo giovane chef è senza dubbio estremamente interessante, si discosta da qualsiasi tipo di catalogazione ed è a mio modesto parere da sostenere; è in grado molto spesso di far provare gusti e sensazioni che il palato fa fatica a riconoscere, di cui però si rimane colpiti. Mi rendo conto che può piacere oppure no, di sicuro non è per tutti. Io ho riscontrato tecnica, sensibilità e passione nella cucina, nel servizio e negli ambienti che rispecchiano bene la personalità di chi opera in questo piccolo ristorante. Infine il conto: 2 menu a 79.00 ? 1 vino a 45.00 ? 2 acque a 3.00 ? 2 caffè a 3.00 ? TOTALE 215.00 ? PS: Di sicuro non è un conto che si può affrontare ogni giorno, ma credo che la qualità vada pagata. I ristoranti gastronomici sono "costosi" si sa, ma è anche vero che rappresentano il top. Nessuno si scandalizza quando si pagano 150 o 200 euro per un paio di Nike da jogging o 500 euro per una giacca firmata! Eugenio De Riggis |