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Osteria del Gal Vestė
Via Cesare Pavese, 18 Santo Stefano Belbo (CN)
Tel. 0141/843379
Data recensione : 11/2005


Il 24 era San Prospero, patrono di Reggio Emilia, e cosė io e
altri due eno-appassionati siamo partiti per le Langhe a far
scorte di vino. Le due mete erano Coppo a Canelli e Balocco a San
Marzano Oliveto, un contadino che in parte vinifica e in parte
conferisce le sue uve ad altri produttori.

In zona c'e' il Gal Vestė, e cosi' dopo due anni siamo tornati a
provarne la cucina, stavolta a pranzo. Il locale, situato lungo
la provinciale che da Canelli va a Santo Stefano Belbo, si
presenta in un caldo stile rustico, con parti in legno e
bottiglie che fanno l'occhiolino un po' dovunque.

A pranzo il Gal Vestė offre anche un menu' per pranzi di lavoro a
15 euro, altrimenti ci sono la carta e tre menu' degustazione:
uno da 25 euro con tre antipasti, scelta tra un primo o un
secondo e infine dessert, uno da 35 euro con sia il primo che il
secondo, e uno da 55 euro tutto incentrato su funghi e tartufi.
Avendo esagerato la sera prima in una cena, siamo andati tutti e
tre sul menu da 25 euro, scegliendo in due il brasato mentre il
terzo andava sugli agnolotti. Normale il pane, notevoli i
grissini, corretti i ricarichi della spessa carta dei vini.

Gli antipasti si aprono con un simpatico deja-vu, almeno per noi
reggiani: un pezzo di gnocco fritto ben eseguito, asciutto e
morbido, impreziosito da una fetta di lardo stagionato. Si
comincia bene.

Segue un piatto a dir poco emozionante: un tortino di zucca
accanto ad una conchiglia di sfoglia che racchiude una dadolata
di cardi. Finalmente la stagione e' quella giusta per i cardi,
che sono dolci e saporiti, molto meglio che in settembre o
ottobre. Il tortino di zucca, poi, e' di una semplicita' e bonta'
da lasciare il segno.

Chiude il giro di antipasti un piattino di capunet su purea di
ceci: il capunet era un rotolo di carne di maiale piuttosto
magra, condita con erbe e avvolta da una piccola foglia di verza;
buono, e assai gradevole la consistenza un po' rustica della
purea. Con questi piatti abbiamo tazzato un Nebbiolo 2004 dei
Produttori del Barbaresco, discreto, con tannini piuttosto
smorzati per esser cosi' giovane (15 euro). Per i secondi
stappiamo un barbera di Contratto: blasonato per altro genere di
vini, soprattutto i metodo classico, Contratto non ha un gran
rapporto qualita' prezzo sulle barbere, o almeno su questa del
1998 (45 euro).

Il brasato al Barbera fa il suo sporco lavoro con educazione: due
belle fettone di tenera fassona riposano in un sugo bello denso e
corposo, saporito, e procediamo col pane a ripulirne ogni minima
traccia mentre il terzo commensale finisce gli agnolotti: ne
assaggio un paio e sono discreti, niente di esaltante ma onesti.
Dessert: un semifreddo al torrone ricoperto di cioccolato fuso
per me, tortino di castagne e bunet per gli altri compagni di
merende, tutto discretamente eseguito, tutto regolarmente
spazzato. Seguono gli immancabili caffettino e grappino, offerti dalla
casa.

Il conto alla fine e' proprio 25 euro a testa piu' i vini, che
hanno pesato per 60 euro portando cosi' la cifra a 45 euro
ciascuno. Come dire... non siamo alle vette della ristorazione langarola,
ma troviamo tradizione e buona qualita' al giusto prezzo.


Vilco