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Carlo Magno
Via Campiani 9 Collebeato (Brescia)
Tel. 030.2511107
Data recensione : 11/2005


Siamo a Brescia per la mostra di Van Gogh e Gauguin (eccezionale) e vediamo anche Millet, al piano terra del Museo di Santa Giulia, tra le cui mura si era spenta Ermengarda, quando era ancora il monastero di San Salvatore. Una bella immersione nel grande impressionismo (e precursore).
Abbiamo preso alloggio all'agriturismo Fior di Pesco di Stocchetta, sulla strada della Val Trompia, un VERO agriturismo, gestito con tanta passione dalla famiglia Santini, la cui attività principale è la produzione di frutta e la vendita diretta al consumatore finale (vendono a 60 centesimi al chilo!). Piove dalla mattina, ma per fortuna non c'è nebbia. Dalla periferia nord di Brescia arrivare a Collebeato è un attimo e di qui si sale lungo la collina dei Campiani per altri tre chilometri e si arriva al castello Malvezzi, sede del ristorante.

Dal piazzale del parcheggio si attraversa il giardino e si entra nell'antico fienile, dal soffitto sorretto da maestose colonne di pietra, in un ambiente rustico ma estremamente elegante, in grado di ospitare comodamente oltre duecento persone. Saliamo le scale che portano verso il piano superiore ed entriamo nella prima delle sale che ospitano i clienti. Ci accoglie Fabrizio, il maitre di sala, che ci fa accomodare al nostro tavolo e ci accende la candela, vicina al vaso di fiori bianchi e grandi foglie verdi, che fa "atmosfera". Abbiamo una vista sulla valle sottostante che di giorno, col sereno, deve essere bellissima. Stasera si vedono solo in lontananza le luci dei paesini della periferia di Brescia ma è sempre suggestiva.

Michele, il sommelier, ci offre come aperitivo un eccellente Franciacorta Saten Cà del Vent di 12,5°. Il vino è limpido, di un bel colore giallo paglierino con riflessi rosati e perlage fine e regolare. All'olfatto è ricco di sensazioni fruttate e franco, con sentori di albicocca, pesca, crosta di pane e una leggera nota vanigliata. In bocca si presenta estremamente sapido, rotondo, pieno e armonico. Un ottimo inizio.

Decidiamo il menù e nell'attesa degli antipasti dalla cucina cominciano ad arrivare deliziose sfoglie croccanti di grana padano che sbocconcelliamo accompagnate da un fragrante pane al burro ancora caldo, dall'interno morbido e profumato di forno. Si accompagna deliziosamente con i sorsi del Saten. Dopo qualche minuto ecco una seconda entrèe: un gelato emulsionato all'olio extravergine di oliva del Garda su una base di yogurt, posato su un velo di pane lievitato e condito con un filo di olio extravergine del Sebino: una gradevole sorpresa.

La sala ormai è piena di clienti, coppie o gruppi di quattro, sei amici, una famiglia con la bambina. L'ambiente è gradevole, si parla bene, i tavoli sono ben distanziati e l'atmosfera è quella giusta, con musica di madrigale in sottofondo. Ancora un'entrèe prima delle nostre comande: un trancetto di tonno rosso arrostito su misticanza di insalata. Superfluo aggiungere che l'olio è sempre eccellente, come il piatto con il tonno fresco e ben rosolato in superficie mentre l'interno mostra il rosa della carne che si scioglie sul palato con la sua morbidezza.

Ormai il Saten è terminato e ordino un rosso Terre di Franciacorta Curtefranca Ruc di Gnoc - Doc 1999 - di Majolini, di 12,5°, che dovrebbe andare bene con il tipo di cena a base di carne e pesce.
Ed eccoci ai nostri antipasti. Gabriella ha scelto le Cappesante gratinate al pane profumato, con passatina di ceci emulsionata con olio extra vergine del Garda (sono il suo piatto preferito, quando le trova, ma non ha mai mangiato delle cappesante così fresche e buone). Io ho scelto una trippa di baccalà su letto di polenta bianca con cubetti di pomodoro fresco e prezzemolo, coperto di scaglie di formaggio della Val Trompia; è gustosissima e giusta come consistenza (non prendetela se non vi piace la consistenza della trippa). Ben abbinati entrambi con il rosso scelto. Un'alternativa alla trippa di baccalà, che mi aveva stuzzicato, era il fegato grasso d'oca affogato al Satén con patate violette e riduzione di Sautérnes, ma purtroppo nella vita bisogna fare delle scelte … e allora vada per la trippa che è del territorio!

Per primo lei ha preso bastoncini di patate con calamaretti e vongole veraci, arricchiti con pomodoro fresco in cubetti e foglie di basilico. Io ho gustato i raviolini di cotechino in crema di lenticchie di Castelluccio, buoni, ma la pasta l'avrei preferita un po' più sottile. Prima del secondo lo chef ha voluto farci omaggio di un assaggio di un eccellente risotto mantecato con carciofi, formaggio e ragù di capretto, un piatto veramente gustoso e con ingredienti del territorio freschi e ben amalgamati.
Al secondo la zuppetta di pesce in sugo d'astice leggermente speziato con veli di pane per Gabriella e Lombetto di cinghialino gratinato alle erbette con mele al Calvados e purea di cipolline al miele per me, entrambi semplicemente fantastici.

A questo punto Gabriella era già più che sazia e ha deciso di saltare il dessert. Io invece, forse in sintonia con la musica jazz che in sottofondo si era alternata a quella classica, ho ordinato un Parfait all'arancio e cioccolato con biscotto al cioccolato e salsa all'arancio, dopo una lunga meditazione su altri dolci altrettanto attraenti: la Tarte tatin di mele al rosmarino con gelato al caramello, oppure la meringhetta con marron glacè in brodo di giuggiole, oppure ancora il Gelato alla vaniglia Bourbon mantecato al momento con cioccolato caldo Sao Thomé.

In attesa del dessert ecco i pre-dessert: una granita al mandarino freschissima e minutissima, una créme brulèe all'arancia e poi ancora una tartelletta al lampone, una tartelletta alla fragola, bastoncini di caramello alla cannella, mini tartufi. In accompagnamento al dolce ho preferito il Recioto della Valpolicella classico 2001 Pietro Zardini alle altre proposte tra cui un Verduzzo friulano Casali Godia 1998 di Livon, il Passito del Sebino 2002 il Mosnel, i Morsi di Luce 1998 di Florio.

Se volete terminare la cena con il caffè Enrica vi porta la carta dei caffè, tra cui potete scegliere sette tipi: Brasile Santos, Costa Rica Tarrazu, Jamaica blue mountain, Kenia AA, Guatemala Genuine Antigua, Ethiopia Sindaco, Accademia tradizione espresso all'italiana. Io ho scelto il Brasile Santos per il suo aroma intenso con sentori speziati e dolci, dal corpo ricco, dall'aroma complesso ed equilibrato e assenza di acidità.

A questo punto si è fatta mezzanotte, siamo rimasti sobri, la cena è stata regale in un ambiente elegante e raffinato. Non so quanti dei miei lettori abbiano avuto la pazienza di arrivare a questo punto, ma il posto, il cibo, il servizio, l'atmosfera, le sensazioni provate erano troppo particolari per non essere raccontati con minuzia.

Il conto è stata l'ultima gradevole sorpresa perché per questa "cenetta a lume di candela" abbiamo speso 60 Euro a testa, compresi i vini. L'ultimo piacere è stato quello di conoscere personalmente Beppe Maffioli, lo Chef di questo ristorante, un signore ricco di esperienza, modestia e capacità. Beppe ha fatto tesoro dei prodotti di questa terra, di questo territorio fortunato che dà ottimi vini, grandi oli, eccellenti materie prime, ha imparato a trattarli, a metterli assieme con intelligenza e a proporli al grande pubblico dei suoi clienti ed estimatori a un costo più che ragionevole, senza prezzi assurdi e con ricarichi contenuti anche sui vini che porta in tavola.

Gabriella ed io ce lo ricorderemo per un pezzo e credo che torneremo presto, lavoro permettendo!
Perdonate l'euforia, ma è giusto che operatori come Beppe e i suoi collaboratori siano valorizzati e fatti conoscere al grande pubblico perché offrono un rapporto qualità prezzo più che eccellente.
Giudizio finale: 18 / 20.


Luigi Bellucci