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Locanda Mongreno Strada comunale Mongreno, 50 Torino Telefono 011.8980417 Data recensione : 11/2005 Alle pendici della collina torinese ha sede uno dei più blasonati locali di Torino. Locanda, è questo il termine decisamente più appropriato per descrivere il luogo, ma soprattutto il servizio. La serata inizia davanti al cancello del locale, entriamo e, sulla nostra sinistra, troviamo i tavolini all'aperto, ricoperti di teli di plastica e fogliame. Sembra quasi un luogo abbandonato.Abbiamo prenotato un tavolo per le 20:30 e siamo in leggero anticipo. Dietro di noi un'altra coppia di clienti. Suoniamo il campanello e compare dinnanzi ai nostri occhi lo chef in persona, Pier Bussetti. Non abbiamo l'onore di sentirci dire buona sera, come di norma accade in queste circostanze, con tono piuttosto scostante il Sig. Bussetti ci dice: "Apriamo tra....". Si interrompe solleva lo sguardo e i suoi occhi si illuminano. La coppia che attende di entrare alle nostre spalle è conosciuta. A loro spettano sorrisi, saluti amichevoli e, nonstante siano entrati successivamente le loro giacche sono le prime ad essere accuratamente riposte in guardaroba. Cerchiamo di soprassedere anche se la tentazione di imboccare l'uscio è forte. Ci accomodiamo al tavolo e scegliamo uno dei tre menù degustazione proposti, per la precisione quello che sulla carta è denominato Medium. Ci viene servito uno scrunch con riso soffiato e una focaccia un po' unta. Proseguiamo. Sformato di carne equina con melanzane e crema di dragoncello. La quenelle di dragoncello contiene al suo interno dei fastidiosi cristalli di ghiaccio. Lascio gran parte della mia porzione nel piatto e nessuno se ne preoccupa, di conseguenza mi sento in dovere di farlo presente al cameriere che tenta di convincermi che la cosa è normale. E' la volta di un passato di lattuga con al suo interno una sarda con tanto di lisca e pancetta a dadini e crema di aglio. Che dire, un piatto a io avviso privo di armonia. Arrivano le tagliatelle con olive taggiasche, calamari scottati e pomodorini. Salate oltre misura e decisamente spesse. Il secondo da noi scelto, in alternativa al polpo, è lo scamone con carciofi, servito con una riduzione a base di prosciutto e rosmarino. Anche qui, ahimè una nota dolente. La carne è cosparsa di sale grosso. Il mio accompagnatore ed io decidiamo di scegliere due differenti dolci. Io prendo un torino di cioccolato servito caldo con una crema non zuccherata. Decisamente buono. La persona che è con me opta per dei lamponi con dragoncello. Il nostro parere sul piatto è discorde. Io trovo il piatto equilibrato, lui non gradisce affatto l'abbinamento. E' il momento del caffè, abbinato ad una pasticceria non troppo originale, ma soprattutto servita su un vassoio di vetro sbecchettato in più parti, così come una delle due tazzine di caffè che ci vengono servite. Il vino che ha accompagnato la nostra cena è un dolcetto Rossana 2004. Decisamente buono. Il servizio non è assolutamente accurato. Assoluta freddezza che rasenta il menefreghismo. I bicchierini i cui viene servito lo scrunch (uno stuzzichino iniziale) rimangono sul nostro tavolo per un buon terzo del pasto, nessuno ci chiede se la cena è di nostro gradimento, nessuno tenta, in qualche modo, di rimediare alla pessima accoglienza che ci è toccata al nostro arrivo, nessuno, a parte noi, nota che il vassoio e la tazzina sono in condizioni pessime. Il tutto ci costa 140 euro, dei quali 55 (a testa) corrispondono al menù, 15 euro sono per il vino, 9 per l'acqua, 6 per i caffè. Dovendo trarre le somme definirei la serata una di quelle da dimenticare. Barbara Salerno |