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Locanda di Bu
Vicolo dello Spagnuolo, 1 83051 Nusco (AV)
Tel. 082764619 Fax 0827.64619
Data recensione : 11/2005


Antonio Pisaniello, coraggioso cuoco autodidatta, ha sfidato se stesso innanzitutto aprendo il ristorante in questo borgo, ma anche gli appassionati gourmet che per sedersi ad uno dei pochissimi tavoli del suo locale devono intraprendere la statale Ofantina che porta ai quasi 1000 metri di altitudine di Nusco, provincia di Avellino.

Il progetto "La Locanda di Bu" nasce quasi 2 anni fa, ed erano in pochi a scommettere sulla sua buona riuscita, ma, la clientela prima, le guide poi, hanno gratificato con ottimi numeri gli sforzi profusi.
Il locale è piccolo, dicevo, 25 coperti suddivisi in una unica sala a forma di elle. La cucina è a vista alla destra dell'ingresso, parquet e toni bianchi rendono gradevole l'ambiente. Mosaici colorati adornano i bagni. La cristalleria Riedel è il giusto complemento ai notevoli vini campani, che per il momento sono gli unici ad occupare le pagine di una carta dei vini in fieri. Un centinaio, per ora, le etichette, e prezzi corretti. Siamo in 7 e beviamo un Fiano Vadiaperti 2004(15 euro), un Fiano Clelia Romano Colli di Lapio 2004 (15 euro), un Aglianico 2001 Villa Raiano (20 euro), un Taurasi Vigna Macchia dei Goti 2001 Caggiano (35 euro), una mezza bottiglia di Sauternes (40 euro).

La carta delle vivande prevede 2 menu degustazione, il "Borgo" di 6 portate (40 euro) e il "Tonì fai tu", 7 portate a sorpresa, delle quali alcune non presenti in carta, a 45 euro. I prezzi alla carta si aggirano intorno ai 9/10 euro per antipasti e primi e 11/13 euro per i secondi tranne un filetto ai carboni prezzato 16 euro, i dolci 6 euro.
Il servizio è sempre attento e gentile, ma è Pisaniello in persona a prendere le ordinazioni. Nessun vincolo per i menu degustazione, non obbligatori per tutto il tavolo.

Dal degustazione "Tonì fai tu":

1)pre appetizer con un minuscolo peperone ripieno di acciughe e capperi, molto buono, anche se il sapore forte e persistente non benissimo si addice ad un'apertura di cena.

2)raviolo aperto ripieno di alici crude, provola, finocchietto, su salsa al finocchietto e crema di broccoli. Notevole. L'abbinamento degli ingredienti e l'equilibrio dei sapori sono indovinati. Il finocchietto non è, come potrebbe sembrare prevaricante, ma ben si integra, soprattutto con il pesce azzurro.

3)zuppa di patate bianche con baccala, tartufo nero di Bagnoli Irpino, uovo affumicato grattugiato. Il miglior piatto della serata. Il tutto viene presentato in un contenitore ermetico (simile a quello per le conserve), che viene aperto al tavolo facendo sprigionare tutti i profumi, davvero suadenti, di questa buonissima zuppa. Perfetta anche la nota affumicata dell'uovo. Ottimo.

4)Cappuccino di zucca con porcini, lamelle di patate bianche, e uovo sodo. Buono, ma la crema di zucca non era in grande evidenza, dal sapore un po' attenuato.

5)Tagliolini alla carbonara con lamelle di tartufo nero di Bagnoli Irpino. La pasta è ottima, perfetta la consistenza, il sapore è quello di una classica carbonara impreziosita dal sapore del tubero.

6)Maccheroncelli fatti in casa con ragù all'antica. Piatto semplice ma gustoso.

7)Maialino in due preparazioni: il filetto in crosta di pistacchi su purea di mele annurche, la spalla con peperoni e purea di patate. Non male, anche se in entrambe le preparazioni la cottura della carne è risultata un po' eccessiva. L'idea di partenza è comunque valida, con una rivisitazione di 2 classiche ricette della tradizione irpina.

8)Scrigno con crema pasticcera e mele annurche. Buono e goloso, soprattutto per gli amanti dei dolci con le mele.

9)Post-dolce con una discreta creme brulée e bastoncini di carbone vegetale.

Indubbiamente una esperienza più che buona, che ha avuto i suoi picchi nelle due portate iniziali, ma che si è sempre mantenuta su livelli positivi. La cucina utilizza materie prime prettamente territoriali, patate, funghi, tartufi, carni, con le uniche concessioni al mondo ittico rappresentate dal baccalà e dalle alici. Pisaniello sa ben coniugare i suoi spunti creativi con le ricette della tradizione, non perdendo di vista il filo conduttore dei sapori incisivi. Sicuramente la sequenza del menu è stata caratterizzata da portate non propriamente "leggere" specie per le materie prime utilizzate, ma è giusto così, siamo pur sempre in autunno inoltrato ed in territorio montano a quasi 1000 metri di altitudine.


Fabio Fiorillo