Tigullio Vino Homepage Home TigullioVino.it Blog Blog Vinix

> Operatori
» Registrazione operatori
» Operatori già registrati
» Club
» Pubblicità
» Newsletter
» Annunci vino-cibo
» Aggiungi ai Preferiti

> News e iniziative
» News ed eventi di rilievo
» Eventi locali, degustazioni
» Terroir Vino

> Contenuti e risorse
» Naviga per regione
» Vino & Olio
» Aziende testate
» Rubriche
» Tgv Blog
» Doc e Docg
» Recensioni Ristoranti
» Esperti
» Strade del Vino
» Parchi italiani
» Viaggi
» Video
» Contatti
» Faq

> Interagire col sito
»
Invia campionatura vino
»
Invia campionatura olio
» Segnala eventi
» Invia comunicati stampa
» Associati al Club
» Recensioni ristoranti
» Invia ricette


> Iscrizione newsletter
Iscriviti alla newsletter di TigullioVino.it per ricevere settimanalmente gli aggiornamenti via e-mail con le degustazioni, le news e gli approfondimenti della Redazione.
La tua e-mail :



> Pubblicità

> Siti e blog del Network
TigullioVino (Magazine)
Vinix (Social Network)
VinoClic (Pubblicità)


Aggiungi alla barra di Google
Il Blog Network di TigullioVino.it
VinoPigro
A Modest Proposal, di Riccardo Modesti
Rotfl! il Blog di JFSebastian usenettaro 2.0
Rotfl! il Blog di JFSebastian usenettaro 2.0

TigullioVino.it ©
E' vietata la copia, anche parziale, senza esplicita autorizzazione della Redazione.
Mappa del sito
Chi siamo / curiosità
Links
Privacy
Contatti







          
                      


          Archivio recensioni ristoranti inviate dai lettori


           Torna all'archivio

           Invia una recensione
Ristorante D'O
Via Magenta, 18 San Pietro Olmo - Cornaredo (MI)
Telefono: 02.9362209
Data recensione : 10/2005


Vabbè, è la medesima, voi direte, ma per me, al quarto tentativo è andata
bene. Stavo traccheggiando nella west.padania, quando, alle 13.55
improvvisamente mi accorgo di avere la glicemia in riserva.
Guardacaso, nello stesso istante metto a fuoco di essere al casello di Rho
e, tra le mete viciniori, scorgo Cornaredo.... prendo la "rossa" a fianco
sul sedile e compongo, incerto, il numero.
Tanto, è sempre andata buca per overbooking.
"Guardi, ci è saltata una prenotazione, venga pure."
OK, fatta, adesso andiamo a vedere "il fenomeno", e poi oggi è il 13,
giorno fortunato.

Non è facile parcheggiare, ma non importa.
L'entrata è molto stretta (è una constatazione obiettiva, ma non relativa,
in funzione della panza del sararlo).
"Lui" è lì, tra i tavoli; si dà da fare, raccoglie la comanda, va al banco
a fare i caffè, li porta poi al tavolo (...eh sì, è vero, il personale
costa) e fa le quattrochiacchiere con gli avventori presumibilmente
abituali.

Si principia con la famosa Cipolla caramellata, parmigiano caldo e freddo.
Non è malvagia. Anzi, come colazione salata al brunch della domenica
mattina ci può stare, prima di dedicarsi alla caccia alla volpe.
La contornatura di pasta brisè dei bordi ne giustifica il paragone; delle
presenze parmesan la crema fredda è più interessante, anche se il
retrogusto, tipico comunque della materia prima, contribuisce ad una
corale dolciastra comune al piatto anche se, ad onor del vero, Mr.D'O ci
aveva subito avvertito della cosa.

La Carta scorre tra frattaglie assortite che non ci lasciamo sfuggire.
Si parte con Animelle al forno, arabica, chiodi di garofano e riso
mantecato; quello che, nelle case, si chiamerebbe un normale Risotto con
le animelle 'n coppa come si declama nei quartieri spagnoli.
Il Risotto ha una buona mantecatura anche se, nel mio gusto personale, un
po' troppo all'onda, sembra quasi sia stato usato mascarpone, tuttavia,
nel loro passaggio all'inferno, pardon per le calure del forno, le
animelle han perso la loro ...anima. Troppo "dure", laddove la consistenza
tipica del prodotto le rende ghiotto boccone. La superficie è asciutta,
ricorda la rena estiva riarsa dal sole agostano. Nell'atto masticatorio si
percepisce la spruzzata dei chiodi di garofano, ma il tutto non serve a
salvare l'anima di un piatto desiderato proprio con specifica componente
frattagliante.
C'est la vie.

Re-idro le arse papille con un ottimo Sfurzat made in Sertoli Salis, il
Canua 2001, migliore, a mio avviso dello scontato Nino Negri e il tutto
predispone al terzo tempo del concerto in D'O (minore, maggiore o in
bemolle?).

Arriva un piatto con un pugnetto di roba che ci viene presentata come
Pancetta di pesce (alias Trippa di Baccalà)e Aletta di pollo. Un po' di
paprika a cavalcioni e solerte commis con una specie di lampada di Aladino
ci versa sopra una cremosa zuppa di mandorle.

La pensata è buona, magari un po' fushion, ma via, siam gente di mondo.
La CremaZuppa di suo è piacevole, sarà che noi di mandorle ci abbufferemo
in tutte le salse; buona l'aletta, come consistenza fa apprezzare la
paprika di Deboracapriogliana memoria; un po' deludente la frattaglia di
mare, sarà che a noi l'imprinting ce lo aveva dato quel Madonnaro di
Senigallia con la sua Trippa, che però era di pescatrice...ciao, ciao
baccalà, torna a mantecarti, che forse è meglio; anche perchè, sul finire
del piatto, assimilata la componente solida, il gioco di contrasti più
divertente rimane quello tra mandorla e paprika, un consommè tentatore,
anche per la evocatività goliardica delle due componenti.

D.O. fà il caffé. D.O. si scusa che non è abilitato alle carte di credito
del menga. D.O. gira per i tavoli.
Torniamo ad abbeverare, senza fatica, fauci di Sfurzat, anche perchè la
cosa si rende necessaria all'arrivare di successiva comanda: Lingua
arrostita, ragout di mela e "cavolini".

Il copione, intrigante sulla carta, si ripete come negli atti precedenti.
La Lingua, riarsa dal forno, guarda supplichevole lo Sfursat, ma si
accontenterebbe anche di un po' di agua con gas, magari via carbonatore
express; le altre due comparse non sono male, ma il fondo di cottura, la
salsa, è come la duemillesina replica di una commedia di Agatha Christie:
un po' di belletto bruno, un dna dolciastro che farà forse anche cucina
levantina, ma, alla fine, come tutti i belli giochi, viene un po' annoia.
Eravamo abituati ai serial di Starsky e Hutch o di Miami Vice, adesso
abbiamo il D'O sweet style, replica.

Pubblicità. Sfurzat (per la lingua, non per noi).D.O.&Coffe. Carte di
credito?No grazie.
..l'avevamo vista a comanda già avviata, ma non abbiamo resistito al suo
fascino, e, come un figliol prodigo, l'abbiamo chiamata a raccolta in
questa jam session last minute: Tranci di trippa, scarola e salsa
agrodolce (e daje).

Forse il miglior piatto della giornata (nonostante la salsa clone).
Ci viene spiegato che la trippa non appartiene al solito distretto Foiolo
standard, come si gustava (ottimo) dall'oramai fu (San) Bernardo Valli,
bensì il tratto è quello finale, chiamato Culatta o Nido d'Ape: merita.
All'aspetto pare quasi una Cotoletta, abbrunita dalla sua salsa, ma la
consistenza è veramente originale e piacevole,laddove i villi non sembrano
i canyon delle trippe d'ordinanza, ma quasi quelle morbide distese dei
licheni d'Islanda (ci sono stato l'anno scorso, ho le prove!).
Quindi, il gusto mordibo iniziale trova poi supporto nella pellaccia
interna che fa da campo base alle mucose digestive.
Bravò pour D'ò, questa ci è proprio piaciuta.

Massì dai, dopo tanto dolce sparso tra risotti e frattaglie why not
negarsi un dessert, magari, giusto così, per il gusto del famolo srano è
pure amaro.

Ci incuriosiscono dei "Canederli" al vapore, tè verde e vaniglia: nel
declinarne anagrafe ci rassicurano anche che sono il dessert meno ...sweet.
Ecco, l'avevamo capito che qui si ama scherzare.
... mi chiedo cosa sarà il cioccolato, oppure quell'ananasso caramellato
che mi sono visto passare ripetutamente a braccetto con cocco e noci
(ovviamente zuccherate pure quelle, tanto per non fargli venire dei
complessi).

Rimpiango i Canederli (senza virgolette) delle mie Dolomiti, magari quelle
di Anita a San Martino di Castrozza. Next time faremo magari Trippa again,
come il twist. Canederli? Why "canderli"?
Insomma, ci siamo Ad.d'o.ati a sufficienza.
Una sufficienza senz'altro ampia lungo tutto il percorso, ma...con qualche
ma.

Davide Oldani è un bravo Chef, senza dubbio.
La faccia è simpatica, l'occhio è intelligente.
Il ragazzo ci sa fare. Punto.

Tuttavia.
La linea della cucina mi è sembrata un po' ripetitiva, sembrava quasi come
quelle colonne sonore di certi film che ti accompagnano sempre nel
sottofondo, magari non irritanti, ma che però non riescono a farti sognare
come certi passaggi celebri di Momenti di Gloria o di Apocalypse Now.
A fare contrasto alla melassa di Cornaredo (forse è una nuova IGT, chissa)
non bastano paprika o chiodi di garofano.

Non ho trovato amaro, salato (anche se ho visto al tavolo vicino un
bell'Osso presentato maritato a sale grosso)e rendere la partita più
completa e quindi divertente, intrigante, che ti prende in contropiede,
per intenderci.

Il minimalismo del Menù a 11.50 Euro è ancora (giustamente) presente, ma
oramai si viaggia mediamente sui 40-50 Euro il che rende, comunque,
competitivo il locale di Davide Oldani che, a questo punto, secondo me,
deve innestare la Oldani 3.
Mi spiego meglio.

Ottima la Oldani 1: gran can can mediatico a supportare una coraggiosa
scelta low cost in un fase particolare della contingenza spignattante e,
più in generale, nazionale

Oramai siamo dichiaratamente nella oldani2, in cui si monetizza
giustamente l'onda lunga della fase precedente, ma siamo, appunto, in fase
di onda lunga. Personalmente non ho trovarto stimoli che mi spingano al
ritorno in the Cornaredo downtown.

E non gli voglio augurare certo risacca prossima ventura
E allora...rinunciare al pur romantico atto di mescere il caffè; smetterla
con la pippa dell'apartheid alle carte di credito; assumere un giovanotto
per questo e stare di più in cucina, perchè il ragazzo, se vuole, di
tecnica e fantasia, ne ha e non solo applicata al marketing.
Servizio molto puntuale, una nota di merito al sommelier.
Qualche piccola pennellata di colore.

Nel "locale della porta accanto", quello arrivato nel firmamento stellare
con la sola piccola dote degli 11.50 fa un po' sorridere che, in Carta,
spicchi un Ornellaia a 180 Euro (Osteria del Viandante: 130) e che la
boccia che portiamo a casa come souvenir, con tanto di D'O label
apicciccata in quadricromia costi 28 euro e non venga affidata ad un
sacchetto di Lidl (ci è capitato, ci è capitato, in altri locali), ma con
una elegante bague personalizzata di marchio della casa ed elegante
cartoncino grigio.

L'uvaggio è poi assemblato in Tuscany...non poteva andar bene un po' di
Bonarda ? Ecco, sono queste, a mio avviso, piccole incongruenze,
innocenti, senz'altro, che però dovrebbero indurre il ragazzo con la
faccia da Oldani a concentrarsi senza patema in un reale consolidamento di
quanto (meritatamente) tesaurizzato sin ad ora.
La Carta del menù, comunque, ci è stata regalata ;-)).
Un po' sfursat.


Giancarlo Saran